Centrale nucleare in Italia: i pro e i contro, i vantaggi e gli svantaggi, come funziona l’intera struttura, quali sono i tempi necessari per la costruzione e infine a che punto siamo nel nostro Paese. La questione anima il dibattito politico ormai da diversi anni e forse presto si riuscirà ad arrivare ad un vero e proprio punto di svolta. Vediamo allora insieme tutto quello che c’è da sapere.

Centrale nucleare in Italia pro e contro: quali sono

Per capire se sia davvero vantaggioso costruire una centrale nucleare in Italia, è necessario analizzare i pro e i contro. Come al solito, da una parte ci sono i vantaggi che possono derivare dalla costruzione di una centrale nel nostro Paese, dall’altra parte ci sono gli svantaggi. In ogni caso, entrambi riguardano tutti quanti noi. È bene dunque essere ben informati da entrambe le parti per elaborare poi un’opinione completa.

I pro vanno dalla grande quantità di produzione energetica, alla ridotta occupazione del terreno fino alla diminuzione delle emissioni di sostanze inquinanti nell’atmosfera. I contro invece sono legati ai costi iniziali elevati, ma anche alle scorie e alle possibili (anche se rare) tragedie nucleari. Andiamo nel dettaglio.

I vantaggi sono i seguenti:

  • Una centrale nucleare è in grado di produrre una grandissima quantità di energia a partire dall’uranio. Con solo 1 kg di esso si riesce a produrre la stessa energia di 60 tonnellate di gas naturale, 80 anni petrolio o 120 di carbone.
  • È una fonte energetica affidabile e non intermittente. La centrale infatti solitamente lavora in maniera continuativa.
  • Occupa una porzione di terreno relativamente contenuta. Secondo i numeri forniti dagli analisti del Dipartimento dell’Energia americano, l’area necessaria per una centrale nucleare potrebbe essere di 360 volte inferiore ad un impianto eolico. O 75 volte in meno rispetto ad uno solare.
  • Diversamente dai classici combustili fossili, non produce CO2 o altre sostanze inquinanti per il nostro pianeta Terra. Dall’altro lato però ci sono le problematiche relative all’estrazione e alla lavorazione dell’uranio.

I contro invece:

  • L’uranio, su cui si basa tutto il processo, non è una fonte energetica rinnovabile. Con il tempo dunque, tenderà ad esaurirsi.
  • I costi di partenza sono molto alti. Il capitale iniziale è sicuramente molto elevato per costruire una centrale nucleare in Italia, così come in qualsiasi altro Paese nel mondo. È anche vero però che, dall’altra parte, a lungo termine, i costi vengono dilatati nel tempo e quindi vi è un grande risparmio.
  • La centrale nucleare produce delle scorie radioattive che, in quanto tali, devono essere sicuramente smaltite in modo opportuno. È fondamentale, in primo luogo, confinarle in un’area protetta. Poi attendere che la radioattività diminuisca naturalmente nel tempo (anche se fisicamente non è possibile annullarla). Infine bisogna trattarla nel modo corretto.
  • Potrebbero verificarsi catastrofi, anche se sono rari. Tutti ricordiamo, ad esempio, quanto successo a Chernobyl il 26 aprile del 1968.

Come funziona

Il funzionamento della centrale nucleare è, semplificando, il seguente: nel nocciolo del reattore si verifica un particolare processo che genera calore. Tutto intorno ad esso ci sono dei tubi in cui scorre acqua che, riscaldata, si trasforma in vapore ad alta temperatura. Il vapore fa, a sua volta, ruotare le turbine del generatore di corrente della centrale.

La sicurezza, in tutto questo, è assolutamente fondamentale. Ci devono essere ispezioni e controlli frequenti. Sono obbligatori numerosi sistemi di controllo e sicurezza per evitare incidenti.

Tempistiche: a che punto siamo in Italia?

I tempi di costruzione per una centrale nucleare posso variare dai 6 agli 8 anni. In alcuni casi servono però anche 10-15 anni prima che una centrale entri ufficialmente in funzione. Dipende da Paese a Paese, da città a città.

In Italia oggi si torna sull’argomento perché l’attuale ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha riferito di aver parlato con alcuni tecnici e ha detto che, se tutto dovesse partire nel 2024, nel 2032 verrebbe acceso il primo interruttore. Ora come ora comunque il nostro Paese importa circa il 5% di energia nucleare dalla Francia.

L’ultimo referendum in Italia risale al 2011 quando, in seguito all’iniziativa del governo Berlusconi IV, era stata proposta una nuova strategia energetica nazionale. La maggior parte degli italiano si schierò contro il nucleare.

C’è infine il caso della centrale di Garigliano, oggi non attiva.