Orazio Schillaci rassicura sulle condizioni di salute dell’immunologo Francesco Le Foche, vittima di aggressione nel suo studio di Roma. Il ministro della Salute, ai microfoni dell’Adnkronos, ha spiegato che il medico brutalmente picchiato da un ex paziente “sta meglio”.

L’ho sentito al telefono. Appena possibile, con calma, vorrei anche andare a trovarlo.

L’episodio si è verificato qualche giorno fa, per la precisione venerdì 6 ottobre. Ad aggredire il medico un uomo di 36 anni, che secondo il racconto della stessa vittima gli chiedeva da tempo aiuto per curare il suo cane.

Il giorno successivo Le Foche è stato sottoposto ad un’operazione al volto presso il Policlinico Umberto I della Capitale. Il dottor Valerio Valentini, primario di Chirurgia maxillo-facciale, aveva fornito un’anamnesi sulle sue condizioni.

Ha una serie di fratture del distretto maxillo-facciale e in particolare delle brutte fratture delle ossa nasali e del complesso orbito-zigomatico.

Schillaci rassicura sulle condizioni di Le Foche: come sta l’immunologo vittima di un’aggressione

L’intervento subito da Le Foche è servito a ripristinare le ossa nasali. Proprio il naso, ha rivelato il dottor Valentini in un punto stampa, era “rotto, spostato e pluriframmentato“. Un indice importante della brutalità della violenza subita. Il medico ha riportato anche ferite lacero-contuse della regione frontale, suturate dai colleghi, e una “importante” frattura dell’orbita.

In questi giorni, circa una settimana dopo l’accaduto, Le Foche sarà sottoposto a un’operazione per la sutura del bulbo oculare. Il rischio era addirittura che potesse perdere la vista: “nei prossimi giorni”, aveva spiegato il chirurgo, “valuteremo come intervenire a livello retinico”.

Ma il trauma del medico specializzato in immunologia, spesso ospite in alcune trasmissioni televisive, non è solo fisico.

Oltre ad essere fisico, il trauma è altrettanto pesante dal punto di vista psicologico. Ma chi conosce Francesco sa che è una persona affabile e ha delle qualità fuori del normale dal punto di vista professionale e umano. Onestamente questo rende ancora più incomprensibile quello che è successo.

Il racconto di Le Foche sulla violenza subita

Era un giorno come un altro, nel suo studio di via Po a Roma, racconta il professore a Repubblica. La testimonianza di Le Foche, seppur offuscata dal trauma, è precisa. Durante le sue consuete visite ha visto entrare il 36enne, in evidente stato di agitazione.

Il malintenzionato lo ha prima colpito con un fermacarte, poi è passato a calci e pugni. Provvidenziale l’intervento di un poliziotto fuori servizio presente sul posto, che ha arrestato lo squilibrato per tentato omicidio.

Da mesi ogni volta si presentava col problema del cane. Poi credo che il cane sia morto e questo deve avergli smosso qualcosa dentro. Il cane lo seguivano già dei veterinari molto bravi e se loro gli avevano detto che non si poteva fare niente non è che io potessi fare qualcosa. Lui però non demordeva e insisteva: ‘professore, lei può fare qualcosa. Deve aiutarmi. Lei può salvare il mio cane’.

Nel descrivere il suo aggressore, l’immunologo delinea un uomo “molto alto, grosso”, “fisicamente enorme” e “impossibile da contenere”.

La mamma è una persona molto perbene. Una donna a modo, mite. In genere è lei che lo tranquillizza e lo tiene a bada. Stavolta non c’è riuscita.