Recentemente, c’è stata una crescente attenzione sulle decisioni della Commissione Europea riguardo ai fondi destinati ai palestinesi. Sebbene alcune dichiarazioni iniziali avessero suggerito una possibile sospensione dei pagamenti, ulteriori chiarimenti hanno precisato che non vi è stata alcuna sospensione prevista, dato che al momento non erano previsti pagamenti. Questo chiarimento si è reso necessario dopo l’emergere di alcune notizie contraddittorie a riguardo, che però hanno rivelato anche un bel po’ di confusione in seno a Bruxelles.

Fondi ai palestinesi bloccati dall’UE, anzi no: che sta succedendo?

Nonostante le incertezze e le retromarce, è stato confermato che gli aiuti umanitari destinati ai palestinesi proseguiranno. Per l’anno 2023, questi aiuti sono stati quantificati a 27,9 milioni. Questi fondi sono fondamentali per garantire il sostegno ai servizi essenziali nei territori palestinesi, come sanità, assistenza sociale e progetti di sviluppo.

La comunicazione attorno alla questione dei fondi è stata però caratterizzata da diverse dichiarazioni e successive correzioni. La serie di annunci e rettifiche ha creato un’aura di confusione a Bruxelles, alimentando dubbi sull’efficacia della comunicazione istituzionale, ma soprattutto sulle vere intenzioni della Commissione. Quanto accaduto negli ultimi giorni ha quindi evidenziato possibili divisioni interne, con diversi commissari che si sono espressi in modi diversi sulla questione.

L’annuncio del Commissario Várhelyi

Un punto chiave della discussione è stato l’annuncio fatto dal Commissario Europeo per l’Allargamento e la politica di vicinato, Olivér Várhelyi, che aveva inizialmente indicato una sospensione dei pagamenti in risposta a recenti sviluppi nella regione. Questa dichiarazione ha subito sollevato non poche perplessità e preoccupazioni, poiché l’UE ha sempre svolto un ruolo chiave come donatore principale per i palestinesi.

Le reazioni

Dopo l’annuncio del commissario Várhelyi, altri commissari, come Janez Lenarčič, hanno specificato ulteriormente le intenzioni della Commissione, assicurando la continuità degli aiuti umanitari. Tuttavia, si sono registrate preoccupazioni da più parti tra gli Stati membri dell’UE, con alcuni, come Irlanda, Belgio e Spagna, che hanno richiesto chiarimenti ulteriori.

Fondi palestinesi UE: di cosa si sta parlando?

L’Unione Europea ha una storia di sostegno ai palestinesi, fornendo aiuti umanitari e finanziari sia alla Cisgiordania sia alla Striscia di Gaza. Questi fondi sono spesso utilizzati per servizi essenziali e per progetti di sviluppo. Tuttavia, vi sono state accuse, nel corso degli anni, sul possibile utilizzo improprio di questi fondi.

L’obiettivo comune dell’UE oggi, come espressamente dichiarato, è di riconoscere il diritto di Israele alla difesa. Tuttavia, si verifica una differenza quando si parla dei limiti – sia legali che umanitari – entro cui tale diritto dovrebbe essere esercitato.

Hugh Lovatt, esperto di relazioni israelo-palestinesi, ha sottolineato a Euronews come una risposta europea che non tiene conto del diritto internazionale potrebbe essere controproducente. Secondo Lovatt, azioni aggressive che mirano ai civili palestinesi potrebbero avere ripercussioni sia per Israele che per la Palestina. Inoltre, ha suggerito che l’Europa dovrebbe collaborare con altri stati, come Egitto e Qatar, per mediare la situazione.

Le decisioni preliminari sull’assistenza finanziaria hanno portato a proteste da parte di diversi stati membri dell’UE, mettendo in luce la necessità di una chiara comunicazione e una revisione delle decisioni. Josep Borrell, Alto Rappresentante dell’UE per gli Affari esteri, ha interloquito con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, per chiarire le posizioni. Sono seguite dichiarazioni ufficiali che hanno confermato la prosecuzione degli aiuti umanitari: non un blocco o una sospensione dei pagamenti, bensì una revisione per garantire che i fondi non vengano utilizzati per attività terroristiche.

La posizione italiana

Mentre l’UE era immersa in questi dibattiti interni, leader globali come Joe Biden, Rishi Sunak, Emmanuel Macron, Olaf Scholz e la premier italiana Giorgia Meloni si sono espressi sulla situazione attuale. La posizione comune emersa dal vertice è stata di sostenere Israele, sconvolta dall’attacco terroristico di Hamas, ma anche di monitorare attentamente le azioni di potenziali nemici, come l’Iran, invitandolo a escludere qualsiasi tipo di coinvolgimento. Nel frattempo, l’Italia ha riaffermato il suo impegno a mantenere stabilità e sicurezza in Medio Oriente, come indicato dalla premier Meloni durante una conversazione con il primo ministro libanese, Najib Mikati.