Secondo l’indice della criminalità 2023, diffuso ieri dal Sole 24 Ore, anche quest’anno è Milano la provincia più pericolosa di Italia.
La rilevazione, basata sulle informazioni dalla banca dati interforze del dipartimento di Pubblica sicurezza del ministero degli Interni e relativa a tutta l’Italia, marca per quest’anno un nuovo generale aumento di reati come furti e rapine – progressivamente calati negli anni scorsi – a fronte di una diminuzione dei reati cyber esplosi durante gli anni della pandemia.
Indice della criminalità 2023, Verri: “L’insicurezza in cui versa a Milano è un pieno fallimento del sindaco Sala”
Rispetto all’anno scorso, nella classifica generale dell‘Indice della criminalità 2023 Milano – in cima al podio per il totale dei delitti denunciati – ha registrato un aumento delle attività criminose del +3.5%.
Come mostrano i dati disaggregati, in particolare, Milano appare come la provincia in assoluto più pericolosa di Italia per i reati di rapina in pubblica via e in esercizi commerciali, furto con strappo e furto con destrezza. Spiccano, infine, i reati di violenze sessuali per la quale la provincia ottiene la quarta posizione in Italia.
Pur non intendendo descrivere la provincia di MI come il Bronx – nella classifica generale Milano occupa posizioni piuttosto basse per reati come omicidi colposi, usura e incendi, solo per fare qualche esempio – appare importante chiedersi come mai una delle città più importanti di Italia sia percepita così insicura.
Per comprendere meglio la situazione, la redazione di TAG24 ha così raggiunto Alessandro Verri, capogruppo Lega al consiglio comunale, il quale individua le responsabilità di questa situazione nel lavoro insufficiente condotto dall’amministrazione guidata da Beppe Sala.
Verri, anche quest’anno Milano si conferma come la città più pericolosa di Italia. È davvero così?
«Sono appena rientrato da un incontro alla periferia di Milano dove i residenti hanno lamentato proprio il problema della sicurezza. Una signora mi ha detto che, dopo le 23, non permette a sua figlia di uscire di casa per la paura che qualcosa accada. Direi che già questo, nel 2023, sia assurdo.
Il tema è che al di là dei numeri c’è proprio una percezione di insicurezza sempre più dilagante nella nostra città. Anche perché mentre i reati possono essere certificati in qualche modo, lo stesso non si può dire per il timore che possa accadere qualcosa. Proprio questo credo sia indice di una situazione che non va bene: Milano non può essere la capitale per crimini e reati»
Nella sensazione di insicurezza che lei descrive quanto incide il timore dell’impunità?
«Incide, ma soprattutto è fondamentale alla constatazione della mancanza di presidi sul territorio. Le persone sentono le istituzioni lontane e non si pensano al sicuro.
È chiaro poi che a contare sono anche altri fattori: pensiamo a come si vanifica il lavoro delle Forze dell’ordine che magari arrestano chi commette reati e questi dopo mezza giornata sono già fuori. In questo senso certamente c’è un senso di impunità che non fa che aumentare la percezione dell’insicurezza.
In consiglio comunale a Milano ho presentato un’interrogazione all’assessore alla Sicurezza Granelli per capire come sia possibile che una città con 1.400.000 abitanti abbia sulle strade la sera solo cinque pattuglie della polizia locale in ordinario, e spesso neanche quelle. Parliamo di numeri che non bastano neanche a controllare gli incidenti, figuriamoci a garantire la sicurezza».
Verri: “Dalla sicurezza alle scuole, il modello Milano di Sala sta mostrando il suo fallimento. Per cosa sarà ricordato il sindaco?”
Quali sono a suo giudizio le responsabilità dell’amministrazione Sala?
«Diverse e tutte piuttosto chiare. Innanzitutto per dieci anni il comune di Milano non ha fatto assunzioni. Il personale della polizia locale non solo si è ridotto ma neanche è stato incentivato a uscire per strada. Questo significa che il 43% dei nostri vigili sono chiusi negli uffici.
Mi sembra chiaro che questa sia una responsabilità di chi amministra la città e di chi gestisce la polizia locale, ovvero il Sindaco, l’assessore alla Sicurezza e il capo della Polizia locale.
In secondo luogo spesso sembra che il tema della sicurezza appartenga solo alla destra. La conseguenza di questo approccio è che il tema viene spesso sminuito e i problemi non sono affrontati.
Vorrei sottolineare inoltre il ruolo che dovrebbero avere, in questo contesto, le politiche sociali. Nel momento in cui ci sono dei quartieri che sono dei veri e propri ghetti dove la polizia non entra è chiaro che qualche problema si crea. Il comune ha responsabilità di implementare delle politiche per le aree più problematiche, offrendo servizi che facciano da argine al dilagare di fenomeni come la micro criminalità o le baby gang.
Se non si promuove l’integrazione sociale, se non si portano i bambini immigrati di seconda generazione nelle scuole è chiaro che i problemi si creano. Questa amministrazione prima ha voluto aprire le porte a tutti indistintamente, poi ha dimostrato di non saper gestire la situazione.
Il risultato è che negli ultimi dieci anni si è completamente perso il polso della situazione e del disagio sociale. Ora purtroppo se ne vedono i risultati».
Come avete accolto la scelta di Sala di delegare la sicurezza all’ex capo della polizia Franco Gabrielli?
«Se la scelta sarà corretta lo diranno i fatti. Quello che possiamo constatare oggi però è che questa decisione non è nient’altro che l’ammissione che Sala fa del suo stesso fallimento. Scegliendo un esterno, il sindaco sta di fatto commissariando il suo stesso assessore. Il dato politico è che questa amministrazione non sa gestire la sicurezza, sul dato amministrativo non sono prevenuto e guarderò i risultati»
Sulle sue pagine social la Lega di Milano punzecchia Sala e si dice pronta a prendere il suo posto.
«Certo: come ha fatto da parte il suo assessore Granelli, si faccia da parte anche lui che ha governato la città negli ultimi sette anni con l’epilogo a cui assistiamo oggi. Tra l’altro è evidente che neanche Sala abbia più la stessa voglia di fare il sindaco.
Ad oggi il modello Milano sta lentamente mostrando tutto il suo fallimento: dal tema della sicurezza a quello delle scuole e degli asili nido passando per il tema del verde pubblico. Mi sembra che di ragioni ce ne siano.
Mi chiedo per cosa sarà ricordato Sala? Il suo più grande progetto, quello di San Siro, è fallito. Che altro? Tutti gli altri sindaci hanno lasciato qualcosa a Milano: Moratti per Expo, Albertini per City Life, Pisapia per la Darsena. Sala? Dal sindaco di Milano ci si aspetta di più di questo».