I giudici hanno definito “necessario” eseguire nei confronti di Alessia Pifferi una perizia psichiatrica. La donna al momento si trova in carcere per aver lasciato morire di stenti la figlia di Diana. La piccola aveva solo 18 mesi. L’incarico sarà conferito al dottore specializzato in psichiatria Elvezio Pirfo.

Alessia Pifferi, sì alla perizia psichiatrica: ecco perché

Secondo i giudici e i professionisti del settore che stanno analizzando il tragico caso che vede al centro la signora Alessia Pifferi, la perizia psichiatrica serve ad accertare la sua capacità di intendere e di volere nel momento in cui è stato compiuto il fatto. Ovvero nel momento in cui lei ha lasciato morire di stenti la piccola Diana.

La perizia inoltre potrebbe accertare, secondo gli esperti, un preciso quadro di pericolosità sociale. La decisione della Corte è arrivata oggi, martedì 10 ottobre 2023, dopo che non sono stati ascoltati i consulenti della procura di Milano.

L’analisi sulla donna che, al momento, si trova in carcere verrà eseguita al professor Elvezio Pirfo, medico specializzato in psichiatria. Lo scopo è quello di fare luce sulle capacità dell’imputata Alessia Pifferi.

A questo esame però la procura di Milano e la parte civile si sono opposti. Essi sono infatti contrari alla perizia psichiatrica su Alessia Pifferi, ritenuta, al contrario, non necessaria. Dunque si potrebbe evitare, secondo il loro parere.

Cosa succede adesso?

A questo punto, considerata la decisione della Corte, presieduta dal giudice di Milano Ilio Mannucci Pacini, il medico incaricato procederà con un esame obiettivo e dettagliato che vede al centro appunto Alessia Pifferi.

Questo potrebbe confermare (o meno) la capacità di intendere e di volere della donna nel momento in cui ha deciso di allontanarsi da casa e lasciare da sola la piccola Diana, che aveva solo 18 mesi quando è morta di stenti.

Secondo il pm Francesco De Tommasi, il quale si è opposto,più volte alla perizia psichiatrica nei confronti della donna, non ci sarebbe bisogno di alcun esame. Egli ha affermato che Alessia Pifferi è entrata nel carcere di San Vittore dopo essere stata sottoposta ad interrogatorio, senza alcun problema psichiatrico.

Nel ricostruire quanto accaduto quel tragico 20 luglio 2022 infatti, la donna, ha sostenuto oggi Francesco De Tommasi

ha un ordine logico e cronologico. Insomma non emerge nessuna problematica. Per diversi mesi la Pifferi è una persona che sta benissimo, ha la piena capacità di esporre i fatti, di relazionarsi, è lucida non ha nessun tipo di problemi.

Sull’imputata è stato eseguito anche il test Wais. Esso viene utilizzato per valutare il livello di intelligenza nei soggetti adulti e il quoziente intellettivo. De Tommasi lo ha definito un metodo “anomalo” che non rientrerebbe nelle competenze della struttura psichiatrica del carcere.

Poi ha proseguito:

Gli esiti non sono assolutamente credibili, non ci sto a essere preso in giro sotto questo profilo. Riteniamo assolutamente inutile una perizia sulla capacità cognitiva e non necessaria una perizia sull’imputabilità perché non c’è nessun tipo di elemento che possa mettere in discussione la capacita dell’imputata di rendersi conto di quello che stava facendo.

A questo punto, il pm ha anche chiesto di non considerare ed escludere i documenti degli psicologi del carcere.

Le parole degli avvocati

Si è mostrato contrario alla perizia psichiatrica su Alessia Pifferi anche l’avvocato di parte civile, il legale Emanuele Di Mitri. Questi, nello specifico, ha ricordato l’assenza di patologie psichiatriche pregresse. Ha sottolineato che la donna, anche quando si è mostrata la sbarra, era nel pieno possesso delle proprie capacità e delle proprie facoltà.

Secondo Di Mitri, la madre di Diana sapeva bene quello che stava facendo. Era consapevole del fatto che stava lasciando da sola, nel luglio del 2022, sua figlia di appena 18 mesi. Il legale oggi, martedì 10 ottobre 2023, ha detto in Aula:

L’infanzia infelice non elide il confine tra giusto e sbagliato, la Pifferi sapeva quello che stava facendo, che il digiuno prolungato della sua bambina ne avrebbe determinato la morte.

Contraria sembra essere anche la sorella di Alessia, Viviana. Quest’ultima, appena la scorsa settimana, ai nostri microfoni aveva detto che “non le porgerà più la mano”. Secondo più persone, inoltre, la donna sarebbe stata una “madre scellerata”.

È intervenuta poi anche la legale che difende la Pifferi, l‘avvocato difensore Alessia Pontenani. Si è detta “desolata” dalla reazione che si è scatenata oggi quando i giudici di Milano hanno deciso di predisporre la perizia psichiatrica sulla sua assistita.

La legale inoltre ha commentato le parole del pm, il quale avrebbe insinuato che gli psicologi del carcere abbiano in qualche modo manipolato la testa dell’imputata. Ecco le sue parole a questo proposito:

Il test non si può falsare e non capisco se il pm sta insinuando che abbiano manipolato la testa dell’imputata. È stata depositata tutta la documentazione medica del carcere, lì c’è tutto e non c’è nessuna strategia processuale.