L’algoritmo di consenso Proof-of-Work continua ad essere oggetto di un forte dibattito all’interno del mondo politico, in particolare presso quello animato dalla voglia di preservare l’ambiente.
Nel corso degli anni, infatti, è emerso con sempre maggiore evidenza il problema rappresentato dagli eccessivi consumi delle blockchain che lo utilizzano. A partire naturalmente da quella di Bitcoin, accusata di rappresentare una sorta di attentato al clima.
Nell’ambito di questa discussione, si sono distinti soprattutto i governi del Nord Europa, a partire da quello svedese. Proprio da Stoccolma, infatti, è partito l’attacco più insidioso per il meccanismo di consenso Proof-of-Work e, di conseguenza, per Bitcoin, che proprio sul PoW si appoggia per il mining.
Proof-of-Work: perché è così discusso, a livello ambientale
Il meccanismo Proof-of-Work presuppone la risoluzione di calcoli matematici estremamente complessi. Tali da richiedere macchinari molto potenti ed energivori, destinati di conseguenza a consumare molto ed impattare in maniera negativa su un ambiente che è già arrivato a livelli di grande stress, con conseguenze climatiche di grande portata.
Per capire meglio il problema, occorre a questo punto prendere in prestito i dati reali. Che sono forniti da CryptoMonday, società che fornisce analisi sul settore delle criptovalute e riferiti all’ottobre del 2022. Dal rapporto pubblicato ammonterebbe a non meno di 127 terawattora all’anno il consumo collegato alla blockchain di Bitcoin, un consumo pari a quello complessivo di un Paese di media grandezza dell’Occidente avanzato.
Si tratta quindi di dati di un certo rilievo, tali da provare un certo allarme negli ambienti più attenti alle istanze ecologiche. Un allarme che ha infine spinto il governo svedese a chiedere all’Unione Europea di mettere al bando il Proof-of-Work nel corso della discussione sfociata nell’approvazione del nuovo regolamento continentale in tema di criptovalute, il Markets in Crypto Assets (MICA).
La richiesta era poi stata stralciata, ma il governo svedese non si è dato per vinto. Spalleggiato da quelli di Norvegia e Islanda ha infatti riproposto il tema alla Commissione europea. Segno evidente che non intende deflettere sulla strada del rigore nei confronti degli eccessivi consumi del mining di criptovalute condotto con questo algoritmo di consenso.
Il Proof-of-Work potrebbe essere realmente bandito, in Europa?
La richiesta svedese continua ad agitare non poco i sonni degli evangelisti del Bitcoin. Proprio la regina crypto di Satoshi Nakamoto, infatti, è quella che consuma maggiormente. Mentre si è praticamente sottratto alla minaccia Ethereum, transitato al meccanismo Proof-of-Stake, molto meno energivoro.
Ove si arrivasse al bando di BTC dal suolo europeo, si aprirebbero notevoli problemi per la gestione del token. La volontà di garantire il massimo di sicurezza alle operazioni che avvengono all’interno della sua blockchain, rende praticamente impossibile un’operazione analoga a quella di Ethereum.
Al tempo stesso, in molti ritengono che il bando al meccanismo Proof-of-Work sia per ora una semplice ipotesi. A valorizzare questa tesi è proprio la decisione presa a livello istituzionale, con lo stralcio della discussione in occasione dell’approvazione del MICA. Ove però il blocco nordico decidesse di andare avanti, alla Blockchain Foundation non resterebbe che cercare nuove strade per cercare di conservare il Proof-of-Work.
Quali potrebbero essere le contromisure?
Per evitare che il mining Proof-of-Work sia messo fuorilegge in Europa, quali potrebbero essere le contromisure tese a limitare i danni? Quella su cui molti convergono è rappresentata dall’utilizzo di fonti di energia rinnovabili.
Almeno questa è la strada che è stata indicata dal Bitcoin Mining Councyl, un forum globale istituito a maggio 2021 su impulso di Elon Musk dalle principali società operanti in questo particolare ambito. Lo stesso ente ha peraltro pubblicato i dati secondo i quali il consumo di energia di questo genere di mining sta calando proprio grazie a questo accorgimento.
Proprio per evitare problemi di qualsiasi genere, più di un progetto sta prendendo in considerazione il passaggio al meno energivoro Proof-of-Stake, che garantisce anche dei vantaggi dal punto di vista delle commissioni. Mentre restano i dubbi sul versante della sicurezza che spingono i sostenitori di BTC a non prendere in considerazione tale ipotesi.