Oggi è la Giornata Mondiale contro la pena di morte e proprio in questa occasione ci si chiede quanto sia etico utilizzare l’iniezione letale per applicare la pena capitale.
Questo metodo di esecuzione è stato adottato da diversi paesi come alternativa all’impiccagione, alla fucilazione o alla sedia elettrica.
Si tratta di un processo complesso che coinvolge l’uso di varie sostanze chimiche, che solleva molte questioni etiche e legali a causa della sofferenza che provoca.
Scopri come funziona l’iniezione letale e come uccide.
Quando è stata istituita la Giornata Mondiale contro la pena di morte?
La Giornata Mondiale contro la pena di morte fu lanciata dalla Coalizione mondiale contro la pena di morte (WCADP) nel 2002, e celebrata ogni anno il 10 ottobre.
Questa giornata è stata dedicata alle condizioni di vita nei bracci della morte nel 2018 con il motto “Dignità umana per tutti”. In questa occasione l’Initiative Against the Death Penalty ha raccolto le testimonianze dei prigionieri condannati a morte negli USA per offrire al mondo esterno visioni interne di persone e luoghi di cui si parla molto, ma che sono poco consiuti.
L’Iniziativa contro la pena di morte ha chiesto a circa 300 condannati a morte negli Stati Uniti, alcuni contributi scritti (poesie, relazioni, racconti, disegni, dipinti) che trattassero della loro vita nel braccio della morte nel senso più ampio.
La gamma delle descrizioni fatte, spazia dalla depressione e disperazione da un lato alla riconciliazione e alla profonda pace interiore dall’altro.
Il libro “Life on Death Row” contiene testi e immagini di prigionieri condannati nel braccio della morte negli Stati Uniti. In poesie e saggi, così come in disegni e dipinti, i prigionieri esprimono le diverse sfaccettature della loro esistenza nel braccio della morte.
Pena di morte, il rapporto di Amnesty International sull’Arabia Saudita, clicca qui.
Come uccide l’iniezione letale?
L’esecuzione mediante iniezione letale viene praticata negli USA dal 1977 e ha ormai completamente sostituito i metodi un tempo comuni della sedia elettrica e della camera a gas.
La sequenza è sempre la stessa: il condannato nel braccio della morte è legato con le cinghie. Sulle braccia vengono posizionati punti fissi di accesso alle vene, attraverso i quali vengono poi iniettati tre diversi farmaci.
Innanzitutto, si suppone che venga iniettata come prima medicina, una forte dose di tiopentale di sodio per anestetizzare il condannato.
La seconda iniezione è il bromuro di pancuronio, che paralizza i muscoli controllabili, sebbene il prigioniero possa anche rimanere cosciente.
Infine, il cloruro di potassio provoca l’arresto cardiaco. Quest’ultimo è il farmaco che provoca forti dolori.
“Gli Stati Uniti sono più gentili quando si pratica l’eutanasia dei cani che quando si giustiziano le persone”, ha affermato Jamie Fellner di Human Rights Watch nel 2006.
Mentre all’inizio degli anni ’80 le varie iniezioni venivano ancora effettuate manualmente, presto fu utilizzata una macchina per iniezioni sviluppata dal negatore dell’Olocausto Fred Leuchter.
Ma spesso le cose non funzionano. Per esempio Emmit Foster, che fu giustiziato nel Missouri nel 1995, aveva le cinghie legate attorno ai suoi arti così strettamente che il sangue contenente le sostanze mortali non poteva fluire: sette minuti dopo l’esecuzione, Foster si contorceva per il dolore e ansimava per respirare. Ci è voluta più di mezz’ora perché morisse.
Willie Fisher nella Carolina del Nord aprì gli occhi durante l’esecuzione e rimase senza fiato.
La laringe di Ernest Harman rimbalzò selvaggiamente dentro e fuori dopo l’inizio delle iniezioni nel 2003, il suo collo si contrasse e tremò finché non morì con gli occhi spalancati.
Ci sono decine e decine di casi simili che dimostrano, inequivocabilmente, che la morte per iniezione letale è tremendamente dolorosa e lunga.
Singapore, condannata a morte per spaccio di eroina. Clicca qui.
Cosa dice un recente rapporto di Human Rights sull’iniezione letale?
Un recente rapporto di Human Rights Watch ha evidenziato preoccupanti questioni legate all’esecuzione mediante iniezione letale negli Stati Uniti.
Il rapporto sottolinea che 37 dei 38 stati americani che consentono la pena di morte, insieme al governo federale, utilizzano l’iniezione letale come metodo di esecuzione.
Tuttavia, il protocollo per questo metodo è stato creato tre decenni fa senza fondamento scientifico ed è rimasto invariato, nonostante numerose controversie e preoccupazioni.
Durante l’iniezione letale, al prigioniero vengono somministrati vari farmaci tramite iniezione, ma il processo può causare dolore estremo.
Il terzo farmaco utilizzato, il cloruro di potassio, è particolarmente noto per provocare dolori intensi. Sorprendentemente, le linee guida veterinarie vietano l’uso di questo farmaco per l’eutanasia sugli animali.
Il rapporto di Human Rights sottolinea che la situazione è urgente e che è necessario sospendere le esecuzioni mediante iniezione letale fino a quando non saranno state condotte approfondite ricerche e valutazioni su metodi alternativi.
La carenza di anestesia adeguata nei protocolli ha portato a esecuzioni potenzialmente fallite, sollevando gravi preoccupazioni riguardo al dolore e alla sofferenza inflitti ai prigionieri.
Questa situazione ha attirato l’attenzione dei tribunali federali, che recentemente hanno rifiutato l’autorizzazione all’esecuzione mediante iniezione letale in California e Carolina del Nord.
La Corte Suprema degli Stati Uniti terrà un’udienza per esaminare il processo tramite cui i detenuti possono contestare l’uso dell’iniezione letale. Mentre il dibattito sull’uso dell’iniezione letale continua negli Stati Uniti, il rapporto sottolinea l’importanza di garantire che l’esecuzione dei condannati avvenga nel rispetto dei diritti umani e riducendo al minimo il rischio di dolore e sofferenza.
Basterebbe somministrare una overdose di un qualunque oppiaceo per assicurare una morte indolore. Probabilmente morirebbe “felice”.
La stupidità della pena di morte sta nei numeri. Negli USA il tasso di criminalità è altissimo. Nel 2020 circa 21 mila omicidi. Quindi la pena di morte non è un deterrente. Certo ci sono dei “mostri” che forse è anche giusto sopprimere per salvaguardare l’incolumità di altri innocenti. Ma chi decide? E quante vittime innocenti ci sono?
Immaginate se foste voi quello condannato ingiustamente!