L’”Assolo di Iulius”, edito da CarloEdizioni (2023), è una raccolta di racconti o brani dal gusto saporito. Andiamo ad analizzare l’opera attraverso le parole dell’autore, Giuseppe Ranieri.
“Assolo con Julius” di Giuseppe Raineri, intervista
“I libri sono come i miei figli. Ho una libreria talmente grande che ho avuto paura mia moglie volesse cacciarmi di casa. Andiamo talmente tanto di corsa da aver perso l’interesse di dedicarci a un qualcosa come un libro, che ci regala tanto. Non possiamo solo produrre, a Milano vanno sempre tutti di fretta”. Giuseppe Raineri riflette su dove si corra, perché se da una parte la vita ci porta di fronte a dei ritmi sempre più serrati e frenetici, lo dimostra forse anche la scelta del racconto piuttosto che di un romando, il tempo per un libro è quanto di più prezioso possa esserci e ha bisogno di prendersi una pausa.
“A Milano spesso si pensa che la produzione dipenda tutta da loro, si corre sempre verso qualcosa senza nemmeno pensare a dove si sta andando”.
Mi viene in mente, in tante occasioni, che la strada fa parte del viaggio e del percorso, e che non è solo quella percorsa in chilometri che conta ma anche quella che lega i ricordi, le emozioni, le sensazioni e situazioni.
In questo contesto si delineano i criteri della ricerca dell’autore di trovare un filo conduttore da seguire anche dove sembra che niente leghi i vari generi, che non sempre trovano un senso logico. Ma si sa che le belle storie e i racconti che generano sentimenti con la logica c’entrano poco o niente.
E’ tradizionalista nel senso bello della parola Giuseppe, un autore di matrice esistenzialista, che ama l’immaginato e descrive i mondi come ama fare chi ha sorseggiato un caffè caldo (o un tè) in compagnia dei suoi amati libri, componenti importanti negli arredi della sua casa come nei battibecchi con la cara moglie, a cui Giuseppe spesso fa riferimento con parole tenere.
Più severo con se stesso che con la sua famiglia , che spesso cita nel tempo trascorso insieme, il nostro autore di oggi parla di come le sue manie lo abbiano reso più relegato agli schemi descrittivi della letteratura. Ama gli aggettivi, le parole, manifesta la sua arte con discorsi volti ad indirizzare i suoi lettori.
E’ anche molto simpatico Giuseppe, che non guasta, perché calibra allegria e umorismo dove serve, parlando delle sue manie: “butto sempre giù una prima bozza che non è mai definitiva, vado in giro con un taccuino dove appunto di tutto, scritto rigorosamente con penna verde, sintomo probabilmente di qualche malattia psichiatrica” al massimo un “disturbo ossessivo compulsivo” controbatto io per contrastare il suo solido e forte senso auto critico che pone la luce su una figura dolce, piena di dettagli ma anche spigolosa.
Trama del libro
I vari brani affrontano temi diversi: fantasia, fantascienza appena accennata, ma anche riferimenti ai grandi miti della letteratura su tutti.
Virgilio e di Dante, complici di dare una traduzione a ciò che viene appreso con gli occhi, uno dei sensi più sviluppati per aderire al mondo che ci circonda.
Ironia, inquietudini e malattie come l’Alzheimer, con tutte le problematiche e le situazioni di paura che comporta una tale realtà, e un amore incredibile per Napoli e la sua gente.
Molti i riferimenti musciali soprattutto classici, come a Bach, che fanno da sfondo a quell’immaginario in cui si sorseggia una bevanda fumante, seduti su una poltrona all’interno di un salone caldo e circondati da libri, immersi in una lettura, magari proprio dell’Assolo di Iulius.
La scrittura di Giuseppe guida ma non determina, fa luce ma non giudica, lascia che il resto sia fatto dall’autore, guidato nello stimolare la fantasia sicuramente ma al tempo stesso lasciato libero di essere preso per mano in questo accompagnamento, per l’appunto come Dante quando a guidarlo fu Virgilio, nel cammino volto verso l’ascesa, la catarsi riproposti nel paradiso e lasciati all’incontro con Beatrice.
Il consiglio è quello di lasciarsi guidare e coinvolgere.