In vista del 2024, molti investitori si stanno guardando intorno per individuare progetti crypto su cui puntare con fondate speranze di guadagno. Dopo un periodo prolungato di crisi, infatti, il settore dell’innovazione finanziaria sembra in grado di riprendere un movimento ascensionale che potrebbe riguardare molte realtà, più o meno note.
Tra quelle che sembrano in grado di giovarsi di un eventuale trend al rialzo, c’è anche Tron (TRX), una criptovaluta legata con grande forza alla figura del suo ideatore Justin Sun. Andiamo quindi a esaminarla più da vicino, per cercare di capirne le effettive potenzialità in termini di investimento.
Tron: cos’è e come funziona
Tron (TRX) è stata lanciata sul mercato nel corso del 2017, con una campagna promozionale incentrata su uno slogan ben preciso: “Decentralizzare il web”. Uno slogan il quale rende evidente l’intento cui risponde il progetto: fornire un ecosistema in grado di rivelarsi ideale per la condivisione di contenuti e dati in un nuovo World Wide Web decentralizzato.
Per riuscire in un intento così ambizioso, Tron prevede la disintermediazione, ovvero di bypassare la presenza di intermediari all’interno del processo di creazione dei contenuti. In tal modo, peraltro, verrebbe ad essere ridotta la dipendenza da quelle risorse di rete che sono al momento oggetto di monopolio da parte delle grandi aziende. Il tutto a vantaggio di quei creatori di contenuti non soddisfatti di quanto accade sulle piattaforme centralizzate.
Il funzionamento della piattaforma è incentrato sull’utilizzazione della tecnologia blockchain open source e consente agli utenti di comunicare tra loro, oppure creare proprie app, utilizzare quelle di gioco, contenuti video, post, informazioni o dati. A facilitare la gestione del sistema è la criptovaluta nativa Tronix (TRX), chiamata a fungere da vero e proprio propellente all’interno della rete.
Tron (TRX): l’importanza di Justin Sun
Parlare di Tron senza introdurre la figura di Justin Sun è praticamente impossibile. L’imprenditore cinese, infatti, funge da vero e proprio deus ex machina all’interno del progetto da lui lanciato. Dopo essersi segnalato per la collaborazione instaurata con Ripple tra il 2013 e il 2016, nei mesi successivi ha lanciato Peiwo, un’app simile a Snapchat, per poi procedere nel 2017 all’ICO per il lancio di Tron.
Proprio il successo tributato dai mercati nei confronti di Tron ha proiettato Sun alla ribalta. Una ribalta che è stata da lui sfruttata in maniera ottimale dal punto di vista mediatico. In particolare cercando di convertire l’Oracolo di Omaha, al secolo Warren Buffett, alle criptovalute. Impresa non riuscita, ma tale da far parlare per lunghi mesi di lui e, naturalmente, di Tron.
Lo stesso Sun ha poi provveduto a rilanciare l’interesse sulla sua figura procedendo all’acquisizione di BitTorrent e, soprattutto, di Steem. Una mossa, quest’ultima, sfociata in un vero e proprio tumulto da parte degli utenti di Steem, che hanno visto nell’acquisizione il prodromo di una centralizzazione. Ovvero l’esatto contrario di quella decentralizzazione che si proponeva Tron agli inizi. Un incidente di percorso il quale non sembra comunque aver scalfito la figura di Justin Sun, cui molti sostenitori dell’innovazione finanziaria continuano a guardare con grande interesse.
Come potrebbe andare Tron nel 2024?
Tron è al momento posizionata al 10° posto nella classifica relativa alla capitalizzazione di mercato. Si tratta quindi di una criptovaluta in buona salute, che si è segnalata nel corso del crypto winter per una capacità di resistenza sconosciuta ad altri progetti.
Per capire la validità del progetto occorre a questo punto ricordare che Sun è stato capace nel corso degli anni di attrarre marchi come Samsung, Opera e Swisscom Blockchain. Evidentemente conquistati da una tokenomics che sembra ben congegnata e la quale potrebbe permettere un ulteriore sviluppo dell’azienda.
Per il 2024, quindi, le prospettive di Tron sembrano buone. Anche in considerazione di quell’halving di Bitcoin il quale sembra destinato a riversare i suoi effetti benefici sull’interno settore dell’innovazione, o quasi.