Nel contesto della competizione globale per l’esplorazione dello spazio, nel 1967, le Nazioni Unite adottarono il primo trattato chiave: “Trattato sullo spazio extra-atmosferico“, noto anche come “Outer Space Treaty“. Questo trattato rappresenta la colonna portante della regolamentazione internazionale dell’uso e dell’esplorazione dello spazio. Fu firmato il 27 gennaio di quell’anno, ma divenne operativo solo il 10 ottobre.
Trattato sullo spazio extra-atmosferico: i principi chiave
Il trattato è costituito da 17 articoli principali che delineano le norme per l’uso dello spazio. Andiamo a sintetizzare i contenuti chiave di questo Trattato, riassumendo i punti chiave degli articoli:
L’esplorazione e l’utilizzo dello spazio sono per il bene di tutti gli Stati, indipendentemente dal loro livello di sviluppo. Ogni Stato ha accesso libero e senza discriminazione a tutte le regioni celesti e può esplorare liberamente lo spazio in conformità con il diritto internazionale. Si promuove la ricerca scientifica e la cooperazione tra gli Stati nello spazio.
Lo spazio, compresa la luna e gli altri corpi celesti, non può essere appropriato da nessuno Stato, né rivendicato in termini di sovranità. Le attività spaziali degli Stati devono rispettare il diritto internazionale, mantenendo la pace e promuovendo la cooperazione. Le armi nucleari o di distruzione di massa sono proibite nello spazio, e la luna e gli altri corpi celesti devono essere utilizzati solo per scopi pacifici. Installazioni militari, esperimenti con armi o manovre militari sono vietati su corpi celesti.
I cosmonauti sono visti come ambasciatori umani nello spazio. In caso di emergenza, devono ricevere assistenza e, se atterrano in un altro Stato, devono essere restituiti al loro Stato di origine. Ogni Stato deve segnalare qualsiasi pericolo potenziale per i cosmonauti.
Gli Stati sono responsabili delle loro attività spaziali, siano esse governative o private. Qualsiasi attività non governativa nello spazio deve essere autorizzata e monitorata dallo Stato di appartenenza. Se un’organizzazione internazionale conduce attività, sia l’organizzazione che i suoi Stati membri sono responsabili.
Gli Stati che lanciano oggetti nello spazio sono responsabili dei danni che questi potrebbero causare. Mantengono la giurisdizione sugli oggetti lanciati e, se recuperati da un altro Stato, questi oggetti devono essere restituiti.
Gli Stati devono cooperare e rispettare gli interessi degli altri quando esplorano e utilizzano lo spazio. Devono evitare la contaminazione e interferenze dannose. Se un’attività potrebbe interferire con un altro Stato, sono necessarie consultazioni.
La cooperazione è promossa tra gli Stati nella ricerca spaziale. Le attività e i risultati devono essere condivisi con l’ONU, il pubblico e la comunità scientifica. Installazioni e veicoli nello spazio sono accessibili a rappresentanti di altri Stati, con dovuto preavviso.
Il Trattato si applica a tutte le attività spaziali condotte dagli Stati, singolarmente o attraverso organizzazioni internazionali. Il Trattato è aperto alla firma e all’adesione di tutti gli Stati.
Altri Trattati sullo spazio fondamentali
Oltre al “Trattato sullo spazio extra-atmosferico”, ci sono altri accordi chiave:
- Accordo sul salvataggio degli astronauti: sottolinea la cooperazione nel salvataggio degli astronauti in pericolo, nonostante alcune critiche sulla sua vaghezza. Fu stipulato nel 1968.
- Convenzione sulla responsabilità internazionale: estende la responsabilità degli Stati per danni causati da oggetti spaziali. Fu stipulato nel 1972.
- Convenzione sull’immatricolazione degli oggetti spaziali: definisce la procedura di registrazione degli oggetti nello spazio. Fu siglato nel 1974 (l’Italia aderì nel 2005).
- Accordo sulle attività lunari: benché sia uno dei meno adottati, mirava ad aggiornare le norme per le attività sulla Luna. Fu firmato nel 1979.
Di chi è lo Spazio?
Un dilemma che ancora pende sul diritto spaziale è la definizione di dove inizia effettivamente lo spazio. L’UNCOPUOS (la Commissione delle Nazioni Unite sull’uso pacifico dello Spazio Extra-Atmosferico) ha tentato di affrontare questa questione, ma una soluzione definitiva rimane elusiva.
La Dichiarazione di Bogotà del 1976 ha tentato di stabilire una nuova definizione, ma non ha avuto successo, principalmente a causa della sua incompatibilità con l’articolo 2 del “Trattato sullo spazio extra-atmosferico”.
Quindi, chi possiede lo Spazio? Nessuno. E allo stesso tempo tutti. Il tratto di cui stiamo parlando in questo articolo, riconosciuto a livello globale, ha evidenziato l’importanza di utilizzare lo Spazio per il bene comune dell’umanità, escludendo qualsiasi forma di appropriazione sovrana.
Tuttavia, nonostante la chiarezza degli articoli dell’Outer Space Treaty, rimane una certa ambiguità riguardo all’estrazione e all’utilizzo delle risorse spaziali. Ad esempio, mentre il trattato proibisce l’appropriazione di corpi celesti, non fornisce linee guida chiare sull’uso delle risorse estratte da tali corpi. La questione delle risorse spaziali ha dunque suscitato e continua a suscitare dibattiti e controversie. Mentre alcuni Stati, come gli Stati Uniti e il Lussemburgo, hanno adottato legislazioni che offrono un quadro giuridico per l’estrazione di risorse nello spazio, la loro applicazione rimane discussa a livello internazionale.
Il trattato sullo spazio extra-atmosferico oggi
Il mondo del 1967 era diverso dall’attuale. Inizialmente, l’esplorazione spaziale era dominata da poche nazioni. Ma con l’ascesa delle società private nello scenario spaziale, come Blue Origin, SpaceX e Virgin Galactic, la dinamica ha iniziato a cambiare. Queste società, non essendo Stati sovrani, hanno sollevato diversi interrogativi sulla loro adesione e obbligatorietà rispetto all’Outer Space Treaty.
Un’ulteriore complicazione emerge quando si considera la responsabilità degli Stati nei confronti di queste entità private. L’articolo VI del trattato suggerisce che gli Stati sono responsabili solo delle attività spaziali condotte da organizzazioni governative. Tuttavia, l’articolo VII amplia questa responsabilità, includendo danni causati da lanci spaziali.
Outer Space Treaty: il focus sulla pace e sulla cooperazione
L’Outer Space Treaty non solo regolamenta l’esplorazione civile, ma anche quella militare. Esso proibisce espressamente l’uso di armi di distruzione di massa nello spazio e l’istituzione di basi militari. Tuttavia, la creazione di entità come la United States Space Force solleva domande sulla conformità di tali iniziative al trattato.
Ma al di là delle sfide e delle ambiguità, l’Outer Space Treaty ci offre una visione di speranza. L’articolo V riconosce gli astronauti come “ambasciatori dell’umanità“, promuovendo la cooperazione e l’assistenza reciproca.