Benjamin Natanyahu, primo ministro d’Israele, lo aveva detto subito: “Siamo in guerra”. E da sabato 7 ottobre 2023, da quando è avvenuto l’attacco ad opera di Hamas, il Paese è sotto assedio. John è un cittadino americano di 40 anni che vive a Tel Aviv da diverso tempo con suo marito, israeliano, e ai suoi figli. Sta vivendo la crisi tra Israele e Palestina in prima persona insieme alla sua famiglia.

Guerra Israele-Hamas, le testimonianza di John da una Tel Aviv bombardata

Tel Aviv è lontana dal confine con Gaza, ma è comunque nel mirino dei bombardamenti. John racconta che non sta pensando di lasciare il Paese: “Non vado via, c’è molto da fare, così tante persone bisognose. Spero che oggi potrò donare il sangue. Ho una famiglia e degli amici qui, non li abbandonerò a meno che non dovessi aver bisogno di portare via i bambini” sottolinea.

Com’è la situazione a Tel Aviv?

“A Tel Aviv i negozi sono aperti per i beni di prima necessità e, se possibile, si lavora da casa. Ma è una mentalità di sopravvivenza e perseveranza. Non possiamo smettere di leggere e guardare le notizie, sapendo che ne arriveranno solo di peggiori. Tutti noi conosciamo qualcuno che è stato ucciso, che è scomparso oppure è sopravvissuto per miracolo all’attacco. La gente è arrabbiata e scioccata… Sappiamo che più di mille uomini hanno attraversato il confine per uccidere, stuprare e massacrare. Per noi è impensabile che ciò accadesse.”

Questi mille uomini sono i combattenti di Hamas?

“Non combattenti, terroristi. Molte persone gridano ‘Palestina libera‘, ma questo slogan si basa sulla disinformazione. Gaza non è una Palestina libera. Le persone sono trattenute lì da un’organizzazione terroristica. Molti abitanti di Gaza vengono in Israele per lavorare. Sono brave persone, ne conosciamo tutti alcuni. Hamas reprime ogni forma di dissenso.”

Le parole di John da Tel Aviv: “Ci hanno detto di restare in casa”

John racconta con quale stato d’animo lui e la sua famiglia stanno affrontando la guerra tra Israele e Hamas.

Come state vivendo questi primi giorni di conflitto?

“Aspettiamo, essendo consapevoli del fatto che molte persone moriranno… Contiamo i numeri, i nomi. Sono preoccupato per i miei familiari e i miei amici. Mi preoccupo per chi fugge al nord cercando rifugio. Ma soprattutto per i miei figli. Sono però grato del fatto che siamo vivi. Credo che staremo bene, anche se le sirene continuano a suonare (quelle che avvisano dell’arrivo dei razzi, ndr)”.

Avete ricevuto istruzioni su cosa dovreste o non dovreste fare?

“I militari del fronte interno hanno detto di restare in casa. In questi giorni ho sentito che l’Egitto aveva avvisato del probabile attacco e che troppi soldati erano in Cisgiordania a guardia dei coloni, invece che del paese stesso.”

Benjamin Netanyahu, primo ministro d’Israele, ha parlato ieri 9 ottobre sul alla nazione, comparendo in tv. Ha dichiarato che si stanno avvicinando giorni difficili per Israele, e che hanno solo iniziato a bombardare Gaza: si prospetta quindi una guerra lunga. Ma John sottolinea: “Il primo giorno, silenzio. Volevamo avere notizie dal governo, invece niente. Siamo così rimasti all’oscuro di cosa stesse succedendo.”