Tiziano Ferro ha incontrato, solo in via virtuale, il pubblico per presentare il suo primo romanzo “La felicità al principio”. Avrebbe dovuto farlo al Teatro Quirino di Roma in un bagno di folla lo scorso 3 ottobre, ma a causa della sua separazione con l’ormai ex marito Victor Allen non è potuto arrivare in Italia. Se fino ad oggi sembrava che la problematica fosse legata ad una decisione del giudice a causa dei due figli della coppia che non hanno la cittadinanza italiana è stato proprio il cantautore di Latina a svelare come sono andate le cose.
Tiziano Ferro non può tornare in Italia, la colpa è dell’ex marito Victor
La decisione del giudice di non far viaggiare i due figli di Tiziano Ferro con lui per poter presentare il libro è arrivata a seguito di una richiesta da parte di Victor per quello che si preannuncia come un divorzio durissimo: “Io mi sento obbligato ad essere grato e felice, tutti sanno che però sto passando un periodo di merda. Fortunatamente i miei figli sono con me, sarei potuto venire in Italia ma qualcuno mi ha impedito di farlo per una ripicca antipatica. È stata una vendetta”, le parole del cantante che sorride in modo amaro.
Una rivelazione dunque che Tiziano Ferro fa ai suoi fan con il cuore in mano, scusandosi ancora per non essere potuto venire in Italia. La realtà è che la separazione da Victor Allen a 5 anni dalle nozze e dopo essere diventati genitori rischia di avere pesantissimi strascichi legali. Un periodo durissimo per il cantautore, che si sta comunque godendo come può il lancio del suo romanzo. “La felicità al principio” è disponibile dallo scorso 3 ottobre ed è già tra i libri più venduti in Italia.
Gli aneddoti sul suo primo romanzo
“Anche se sto vivendo questo lancio in virtuale è comunque vero. Angelo e Sofia sono una storia che è diventata vera”, poi sui nomi scelti svela alcuni divertenti retroscena “Io non sono Angelo, anche mio padre me lo ha chiesto. Contestualizzare i fatti all’interno del mondo della musica che conosco bene ha creato il dubbio. In verità volevo ambientarlo nel mondo della finanza, ma non ero in grado di reggerne in linguaggio”, spiegando dunque di aver voluto restare in una comfort zone ma lasciando aperte le porte in futuro ad un altro romanzo ambientato in un altro mondo.
Il cantante ha svelato la genesi dei nomi dei due protagonisti: “Angelo è in realtà il nome con cui volevo farmi chiamare da piccolo perché non essendoci altri Tiziano mi sentivo diverso. Quindi effettivamente un po’ sono io, poi ho un bel rapporto con il simbolo degli angeli in cui credo. Il cognome Galassi arriva dalla mia passione per l’astronomia, ma era anche il cognome di una delle ragazze di ‘Non è la Rai’ “. Il retroscena legato a Sofia è molto più banale: “Era il nome che volevamo dare a nostra figlia, ma in realtà abbiamo cambiato idea perché si chiamano tutte così in Italia”, ha spiegato Tiziano Ferro.
Dopo due autobiografie è arrivata la sua prima storia: “Volevo raccontare da qualche anno la storia di un uomo che si finge nuovo. A quel punto ho scelto la strada del romanzo perché i diritti in America sono blindati. Ho approfittato di un periodo di insonnia molto pesante che mi ha reso quasi ubriaco, ho iniziato a scrivere con un flusso di coscienza ipnotica e mi sono trovato con il romanzo finito in 30 giorni. Quando l’ho rivisto con la mia editor sembrava quasi che non avessi scritto tutto io, un capitolo intero. Vi giuro che non ho abusato né di droghe né di alcool, ma è stato qualcosa di stupendo. La mancanza di protezione mi ha permesso di esprimermi”.
Il parallelo tra lui e il protagonista
Il libro parte dal pretesto della finta morte di un cantante di successo per farsi una vita parallela, ma Tiziano Ferro ci scherza: “Non credo che qualcosa del genere sia possibile. Mi sono voluto prendere delle licenze poetiche, nella letteratura qualcosa del genere ci può stare”, poi sulla libertà creativa di Angelo sottolinea: “Io per colpa delle mie parole sono finito in grossi guai, bisogna imparare ad essere giocolieri. C’è lo sciacallo di turno pronto ad estrapolare le parole per farti diventare un mostro. Quando parlo nel libro degli sciacalli di merda è un pensiero mio, che in un’intervista non posso dire mentre in un libro si può mettere in bocca ad un personaggio. Diventa la possibilità dunque di parlare di argomenti delicati come haters, abusi e bullismo. Angelo racconta di essere stato spinto con la testa nel cesso ed essersi vergognato, è un qualcosa che è stato anche mio”.
L’artista racconta poi quando lo ha appagato essere tornato dopo 40 anni a fare qualcosa di nuovo: “La fatica di questo romanzo la posso paragonare solo a quella dei miei primi due album. Forse dopo averlo riletto avrei cambiato qualcosa, ma è esattamente anche quello che avrei fatto con i miei dischi ed è quello il bello. Questo romanzo è come il primo disco”, le parole di Tiziano Ferro ricolme di gioia. Un lavoro a cui teneva davvero tanto e che è in mano al suo pubblico che potrà conoscere un aspetto inedito della sua vena creativa.