L’8 novembre del 2017, M.R., infermiere e caposala di Senologia dell’Istituto Oncologico di Bari, è stato avvelenato, forse con del liquido antigelo (altamente tossico) diluito nel tè. Pochi mesi dopo aver rischiato la vita per avvelenamento, M.R. ha deciso di rassegnare le dimissioni. Stando a quanto emerso dalle indagini condotte dalla Procura di Bari, dietro a questo gesto c’era la volontà di punire un lavoratore corretto e integerrimo, tuttavia ritenuto “infame”, perché aveva scoperto alcune irregolarità interne all’ospedale. Irregolarità che poi sono emerse e ora al centro di un’inchiesta per furto di medicinali e dispositivi medici.
Bari, infermiere integerrimo bollato come «infame»: avvelenato con liquido antigelo nel tè
L’infermiere, dopo aver bevuto quello che presumibilmente era liquido antigelo portato dall’esterno dell’ospedale, ha cominciato ad accusare dei dolori lancinanti che hanno reso necessari due interventi, uno alla Mater Dei di Bari, l’altro al centro antiveleni del Riuniti di Foggia. Dalla diagnosi emergeva una situazione estremamente grave: emorragia cerebrale, insufficienza renale e respiratoria acuta, necrosi tubulare acuta, emiparesi facio-brachio crurale e afasia. M.R. ha così riportato una grave disabilità per la quale necessita di assistenza continua e non può lavorare.
Nella lettera di dimissioni, in cui si leggono le seguenti parole “Non posso più fare il mio lavoro, mi dimetto“, non si fa riferimento all’episodio dell’avvelenamento e per gli inquirenti è sempre stato difficile riuscire a comprendere l’accaduto. È plausibile pensare che M.R. avesse scoperto i “traffici” illeciti di medicinali e dispositivi medici che avevano luogo dal 2014 per opera di colleghi ed ex colleghi della struttura. Due settimane fa, a tal proposito, due dipendenti (sospesi) e quattro ex dipendenti dell’istituto sono accusati di peculato e autoriciclaggio: avrebbero rubato medicinali e attrezzature dall’infermeria di Oncologia medica e dal magazzino per riutilizzarli in visite private da fare a nero.
L’inchiesta sui traffici illeciti
Ciò potrebbe spiegare perché un collega a proposito di M.R. avrebbe affermato: “Ha fatto la fine che fanno tutti gli infami“, in risposta a una collega che chiedeva informazioni su M.R. La donna che ha riportato la dichiarazione del collega ha delineato un profilo positivo dell’ex caposala, definito “persona molto valida che ha sempre goduto della mia piena stima“.
L’infermiera, essendosi resa conto di alcuni strani movimenti all’interno dell’ospedale e aver chiesto spiegazioni, è stata insultata e minacciata, persino dal primario di Oncologia medica del tempo, Vito Lorusso. Quest’ultimo, dopo averle rivolto l’invito di “pensare alla carriera”, le ha proposto una promozione in cambio dell’assunzione della piena responsabilità di 250 euro rubati, per il quale adesso la donna è sotto processo. Lorusso è stato poi arrestato per aver chiesto soldi a nero ad alcuni pazienti per visite, ricoveri o per velocizzare pratiche burocratiche.