Sulla tragedia che 60 anni fa portò al disastro del Vajont, arrivano le parole di Papa Francesco, segnate dall’augurio che il ricordo di un simile dolore spinga verso una rinnovata promozione della vita.

Tragedia del Vajont, il Papa esprime la sua “spirituale partecipazione” al dolore della popolazione

Una tragedia immane, un dolore che, anche dopo 60 anni, non può passare, perché accompagnato dalla consapevolezza dell’ingiustizia, di morti che si potevano e dovevano evitare. Così non è stato, purtroppo, e a pagarne le conseguenze furono i 1910 persone che furono spazzati via dagli oltre 25 milioni di metri cubi d’acqua, uniti a rocce, fango e terra.

Tutto questo è stato il disastro del Vajont, una delle tragedie più grandi nella storia della Repubblica italiana. Un disastro dovuto all’arroganza e all’avidità di chi mette soldi e potere davanti alla vita delle persone.

Ora, su questa catastrofe, arrivano le parole di Papa Francesco, affidate a un telegramma firmato dal cardinale di Stato, Pietro Parolin, e inviato a monsignor Giuseppe Pellegrini, vescovo di Concordia-Pordenone. Nel testo, Bergoglio insiste sul valore della memoria e del ricordo, indispensabili per rilanciare il prezioso valore della vita, calpestato da coloro che furono responsabili di quanto avvenne sessant’anni fa.

“Che la memoria di un così tragico e doloroso evento spinga a un rinnovato impegno nella promozione dei valori della vita e della dignità della persona“.

La benedizione apostolica sugli abitanti della vallata come “pegno della continua assistenza divina”

Dopo il ricordo del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha sottolineato il valore del rispetto dell’ambiente, anch’esso calpestato e stuprato da chi del disastro fu artefice, quelle del Santo Padre sono parole colme di vicinanza e affetto. Non un tentativo di conforto, dove il conforto non può esistere, ma un segnale di sostegno e comprensione.

Il Papa esprime, infatti, la sua “spirituale partecipazione” ai sopravvissuti e alla popolazione della vallata, inviando loro la sua benedizione apostolica, “pegno della continua assistenza divina“.