Per molti lavoratori prossimi all’uscita dal lavoro, sorge il dubbio di quale convenga di più tra cumulo, ricongiunzione e totalizzazione per riunire i contributi versati e accedere a una delle formule di pensione. Negli ultimi anni si è manifestata sempre più la necessità di computare i versamenti per consentire il calcolo dell’assegno mensile mediante le regole di ogni fondo. 

È il caso, ad esempio, dei lavoratori che abbiano versato contributi presso la gestione Inps come dipendenti pubblici e privati, nonché a favore di Casse previdenziali per attività professionistiche autonome. 

I criteri sui quali valutare la scelta sono, senza dubbio, l’eventuale costo da sostenere per l’operazione, ma anche la possibilità di mantenere le regole dei fondi per i quali si siano versati i contributi senza dover ricalcolare la pensione con il sistema contributivo. 

Pensione, ecco quale conviene tra cumulo, ricongiunzione e totalizzazione per riunire i contributi

Per molti lavoratori prossimi alla pensione, può sorgere l’esigenza di una riunione dei contributi pagati presso varie gestioni previdenziali, sia dell’Inps che di altri entri previdenziali, al fine di avere un unico assegno mensile che comprenda i versamenti effettuati. 

Di sicuro, l’opzione più conveniente è quella del cumulo dei contributi, perché è gratuita (rispetto alla ricongiunzione), mentre rispetto alla totalizzazione offre la possibilità di liquidare la pensione con il sistema pro-quota. Ovvero, i lavoratori possono vedersi ricalcolati la pensione futura sommando i periodi di quota dei versamenti presso le varie gestioni, lasciando inalterate le regole di calcolo. 

La pensione finale sarà il risultato della somma dei vari calcoli effettuati da tutte le casse previdenziali per le quali il contribuente abbia effettuato i versamenti. Rispetto al cumulo, invece, la totalizzazione necessita di un ricalcolo delle varie gestioni previdenziali con il meccanismo del contributivo, meno vantaggioso rispetto al retributivo e al misto ai fini dell’assegno di pensione. 

Pensioni, conviene cumulo per unire più periodi di versamenti contributivi

Tra le novità degli ultimi anni, anche le Casse previdenziali possono partecipare al cumulo delle pensioni per i periodi in cui non ci siano versamenti che si ripetano. Quindi, si possono portare sotto la stessa gestione i contributi unici del periodo, senza la possibilità di raddoppiarli per i i periodi nei quali i versamenti stiano stati multipli.

Le nuove regole sono state introdotte dalla legge di Bilancio del 2017 (legge numero 232 del 2016), consentendo, quindi, ai liberi professionisti di poter cumulare i propri versamenti alle Casse previdenziali di appartenenza con le altre gestioni, comprese quelle dell’Inps.

Per effetto del cumulo, è possibile utilizzare l’istituto anche se non si fosse titolari di pensioni pur avendone maturati i requisiti. Le precedenti regole non lo prevedevano. 

Come andare in pensione prima?

Sul cumulo dei contributi è possibile, pertanto, fare delle valutazioni del canale di uscita da adottare per la pensione. A tal proposito, è necessario rifarsi alla legge 214 del 2011 (riforma Fornero). 

Le norme consentono il pensionamento di vecchiaia, maturabile all’età di 67 anni unitamente a 20 anni di contributi, e quello anticipato. Quest’ultimo si raggiunge in presenza di 42 anni e dieci mesi di contributi per i lavoratori, con uno sconto di un anno per le lavoratrici. Sono ammissibili al cumulo delle pensioni anche le pensioni di inabilità e quelle dei superstiti. 

Per la maturazione della pensione anticipata mediante il cumulo delle pensioni, ogni gestione previdenziale pressa la quale il lavoratore abbia versato contributi partecipa con le proprie regole. Pertanto, chi fosse interessato a questa formula dovrà presentare domanda di cumulo dei contributi all’ente pensionistico presso la quale abbia effettuato gli ultimi versamenti. Sarà l’Istituto di previdenza a pagare la pensione richiedendo, alle gestioni pensionistiche interessate (ovvero quelle verso le quali il contribuente abbia versato contributi), di effettuare il calcolo pro-quota dei contributi. Ecco cosa fare se si hanno contributi versati da dipendente sia nel pubblico che nel privato.