Oggi è una giornata particolare per la Comunità ebraica di Roma. Era il 9 ottobre del 1982 quando, in un attacco davanti alla sinagoga di Roma portato da un commando terrorista composto da cinque elementi, rimaneva ucciso Stefano Gaj Taché, di appena 2 anni, e venivano ferite altre 40 persone. Il 9 ottobre di 41 anni più tardi c’è chi dice che non è cambiato nulla, perché la violenza e il sangue tornano ciclicamente, in orrori raccontati attraverso immagini e testimonianze. A ricordare quel giorno di 41 anni fa, il presidente della Comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun, al quale oggi spetta il compito di ricordare l’attentato alla sinagoga e chiamare tutti a raccolta per quanto sta avvenendo in queste ore in Israele.
Il presidente della Comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun: “Non solo Israele, siamo tutti minacciati”
“Fino a pochi minuti fa – racconta a Tag24 – ho parlato con una mia cugina che vive a circa 30 chilometri dal centro del massacro. Loro sono tutti asserragliati in casa, con i bambini sotto choc. Sono disperati, mi raccontano di intere famiglie assassinate e di bambini, ai quali hanno ucciso i genitori, che vengono portati via da Gaza, vittime di giochi crudeli o che finiscono su filmati che gli stessi miliziani ci mostrano. È una situazione inaudita e noi non possiamo far altro che denunciare questi episodi, chiedendo all’opinione pubblica, alle forze politiche e alle autorità di prendere posizione”.
Fadlun torna soprattutto su un aspetto: “Non è solo Israele in guerra, è la nostra stessa civiltà a essere minacciata“. Ciò perché “siamo di fronte a un nuovo modo di fare la guerra e creare terrore. Entrano nelle case, ammazzano e i pochi superstiti li portano nelle grotte degli orrori o vengono usati per gli scopi più terribili”.
“I gruppi terroristici si copiano e il mondo deve essere a tutti i costi solidale con Israele. Anche nei prossimi giorni, quando sarà criticato perché dovrà entrare a Gaza. Se l’occidente non difende questo Paese sotto attacco e se questo stesso Paese non riuscirà a vincere, corriamo il rischio di ritrovarci la guerra in casa. Lo abbiamo visto in occasione dell’attacco al Bataclan“.
Sull’attentato alla sinagoga del 1982: “Bene che siano state riaperte le indagini”
L’attentato di 41 anni fa, torna allora al passato il presidente della Comunità, “resta una pagina buia della nostra storia. Anzitutto perché quell’attacco fu portato nel giorno in cui vi era la benedizione dei bambini in sinagoga. All’uscita, terroristi a tirare bombe a deflagrazione e a sparare coi mitra. Oggi, la buona notizia è che siano state riaperte le indagini e che indaghi una commissione del Copasir. Il nostro auspicio è che si possa arrivare al più presto alla verità“.
Nel frattempo, la commissione composta da Roma Capitale, prefettura e ministero degli Interni ha aumentato il livello di sicurezza: “Ne siamo grati. Questo ci tranquillizza e, per quanto possibile, siamo maggiormente sereni e intenzionati a continuare la nostra vita. Il male non può averla vinta. Noi dobbiamo vivere e fiorire, se Dio vuole”.