Perché è scoppiata la guerra in Israele a ottobre 2023? E’ quello che si chiedono in molti, dopo che si è riacceso in maniera violenta lo scontro tra Israele e Palestina, in particolare a Gaza.
Perché è scoppiata la guerra in Israele a ottobre 2023?
Nonostante il conflitto tra Israele e Hamas sia radicato nella storia fin dal 1948, l’attuale escalation di violenza è strettamente connessa ai negoziati in corso tra Israele e l’Arabia Saudita, che mirano a ridefinire profondamente l’equilibrio geopolitico del Medio Oriente.
Questo accordo avrebbe il pieno sostegno di Washington, ed è considerato il seguito degli Accordi di Abramo, promossi dall’ex presidente Donald Trump. Ciascuno dei tre attori principali – Israele, Arabia Saudita e Stati Uniti – ha un ruolo specifico in questo accordo.
Gli Saudi hanno l’obiettivo storico di allontanarsi dagli estremismi, soprattutto di matrice sunnita, e devono lavorare per migliorare la compatibilità e il riconciliamento tra il mondo islamico e lo Stato ebraico. Israele, secondo i rapporti emersi dopo un incontro tra il presidente Biden e il primo ministro Netanyahu alla fine di settembre, è stato chiamato a ridurre gli insediamenti in Cisgiordania e a migliorare le condizioni di vita dei Palestinesi. Inoltre, questa occasione è stata sfruttata da Joe Biden per ribadire la necessità di una soluzione storica sulla questione dei “due popoli, due Stati”.
Gli Stati Uniti, presumibilmente come garanti dell’accordo tra queste tre nazioni, si sarebbero impegnati a stipulare un accordo di difesa reciproca con l’Arabia Saudita. Secondo le speculazioni prevalenti, sembra che l’operazione orchestrata in gran parte da Teheran da parte di Hamas sia stata innescata con l’intento di sabotare il completamento di questo accordo. Questo obiettivo ora appare più chiaro di quanto fosse in passato.
Dove si sta combattendo?
La recente escalation del conflitto tra Israele e Hamas si è concentrata principalmente nella regione meridionale, dove l’aviazione israeliana ha mirato alle strutture di Hamas nella Striscia di Gaza. In questa zona, si è anche combattuta una dura battaglia per la sicurezza dei civili. Le forze armate israeliane hanno annunciato l’intenzione di evacuare tutti gli israeliani che vivono nelle vicinanze della Striscia di Gaza entro 24 ore e, contemporaneamente, hanno dispiegato un grande contingente di soldati per contrastare i militanti palestinesi che hanno tentato di infiltrarsi in Israele. Il portavoce militare Daniel Hagari ha dichiarato ai media che l’obiettivo principale è evacuare i residenti della zona e salvare gli ostaggi detenuti dai militanti in territorio israeliano.
Nel frattempo, si è assistito a un aumento delle attività belliche lungo il fronte settentrionale, con milizie di Hezbollah in Libano che hanno lanciato attacchi di mortaio. In risposta a questi attacchi, Israele ha risposto utilizzando l’artiglieria. La crescente preoccupazione riguardo a una possibile escalation nella regione settentrionale è palpabile, con il timore che le forze libanesi possano intraprendere un’incursione nel territorio israeliano. Alla conclusione della seconda giornata di conflitto, si stanno attuando sforzi per evacuare le comunità residenti lungo il confine settentrionale e, parallelamente, si sta mobilitando per rafforzare la presenza militare in questa zona.
Anche la città di Sderot, la più grande vicino alla Striscia di Gaza, è stata teatro di scontri, soprattutto nei pressi della stazione di polizia che è stata trasformata in quartier generale di Hamas. Nel frattempo, si nutrono preoccupazioni per possibili rappresaglie dei coloni israeliani in Cisgiordania, il che potrebbe allargare il conflitto al West Bank.
Un altro fronte di conflitto si sviluppa sotto terra, nella fitta rete di tunnel scavati sotto la Striscia di Gaza, dove si combatte una lotta per il controllo degli ostaggi, con circa cento individui tra civili e soldati israeliani presumibilmente trattenuti dai militanti.
Il ruolo dell’Iran
Un rappresentante di Hamas, Ghazi Hamad, ha annunciato che il Movimento di Resistenza Islamica ha ricevuto un “supporto diretto dall’Iran”, un loro alleato fidato, durante l’inaspettato attacco a Israele, e questo li riempie di orgoglio. Ha inoltre accennato al contributo di altri attori senza fornire dettagli sulla loro identità. Secondo Hamad, questa violenza rappresenta una reazione agli attacchi dei coloni ebrei in Cisgiordania.
Ha sottolineato che i coloni israeliani continuano a costruire insediamenti, a confiscare terre, a uccidere persone e a entrare nelle città palestinesi quotidianamente. Nonostante i tentativi attraverso mediatori come egiziani, qatarioti o le Nazioni Unite di fermare queste azioni, non hanno ottenuto ascolto.
L’obiettivo principale dell’Iran in questa situazione sembra essere quello di destabilizzare l’area e impedire la normalizzazione dei rapporti tra l’Arabia Saudita e Israele, considerando l’Arabia Saudita come suo nemico principale.
L’Iran ha celebrato l’operazione di Hamas contro Israele con festeggiamenti a Teheran, compresi fuochi d’artificio e canti di sostegno. Il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano, Naser Kananì, ha congratulato la “grande nazione palestinese” e tutti i gruppi anti-sionisti per l’operazione “Tempesta di Al Aqsa”. Anche nel Parlamento iraniano, i deputati hanno manifestato il loro sostegno a Hamas alzandosi in piedi e intonando slogan di solidarietà, come mostrato in video condivisi dai media iraniani. Solo quattro giorni prima, il leader supremo dell’Iran, Khamenei, aveva dichiarato che i giorni di Israele erano “contati”.