Emblematico compagno di Fidel Castro nella rivoluzione cubana, Ernesto “Che” Guevara ha lasciato senza alcun dubbio un segno indelebile nel XX secolo. La data del 9 ottobre 1967 è destinata a rimanere impressa nella storia: è il giorno in cui il mondo ha perso questo rivoluzionario diventato ben presto un’icona e un simbolo (e chissà se lui sarebbe stato d’accordo ad essere il protagonista di un merchandising frenetico e forsennato).
9 ottobre 1967: Ernesto Che Guevara muore in Bolivia
Che Guevara, dopo una difficile missione nell’ex Congo Belga, aveva deciso di portare la sua lotta in Bolivia. Questa nazione era diventata il nuovo teatro per i suoi ideali di giustizia, ma ciò che avrebbe dovuto essere un altro capitolo nella sua leggenda divenne, invece, il suo ultimo atto.
Il 7 ottobre 1967, dopo quasi un anno di operazioni in Bolivia, il Che venne catturato nei pressi di La Higuera. Questa cattura segnò l’inizio di un drammatico conto alla rovescia per il rivoluzionario. In meno di 48 ore dalla cattura, infatti, fu presa la decisione letale: il Che avrebbe dovuto essere eliminato.
Le versioni della morte
Ci sono diverse interpretazioni riguardo ai momenti finali di Guevara. Una delle narrazioni suggerisce che fu dato al Che un breve momento per riflettere prima che un soldato gli sparasse, risparmiando volutamente il suo volto. Questa decisione aveva l’obiettivo di far sembrare la sua morte come un caduto in combattimento, piuttosto che un’esecuzione.
Un’altra teoria, di matrice ispanica, parla di un “paseo“, una camminata di riflessione. Guevara, già ferito, avrebbe dovuto camminare sapendo che la sua fine era imminente.
Tuttavia, ciò che è certo è che il destino del Che fu sigillato dalle alte sfere politiche boliviane. Le circostanze della sua morte sono ancora avvolte in una rete di mistero e matrice politica.
A complicare la situazione, c’era anche la presenza degli Stati Uniti, che, attraverso l’agente della CIA Félix Rodríguez, erano coinvolti nella cattura del Che. Mentre gli Stati Uniti avrebbero preferito un Guevara vivo, i leader boliviani decisero diversamente, portando alla sua esecuzione.
A ogni modo, le notizie della cattura e dell’esecuzione di Che Guevara fecero il giro del mondo. Diverse fonti, inclusi giornali internazionali come il New York Times, iniziarono a indagare su come e quando era effettivamente morto Guevara. Testimonianze, report e narrazioni diverse emersero, ognuna aggiungendo un altro pezzo al puzzle di quei fatidici giorni di ottobre in Bolivia.
La rivoluzione di Ernesto “Che” Guevara
Ernesto Che Guevara è spesso descritto come una figura simbolica dell’insurrezione rivoluzionaria e dell’anticolonialismo. Tuttavia, il suo tentativo di scatenare una rivoluzione in Bolivia si è concluso in modo tragico. La maggior parte della popolazione boliviana, composta in gran parte da discendenti indigeni, ha dimostrato resistenza nei confronti di chiunque potesse rappresentare un nuovo tentativo di colonizzazione, anche se con buone intenzioni, come il gruppo rivoluzionario di Che proveniente da Cuba.
Ovviamente, ogni figura ha i suoi pro e i suoi contro e anche Ernesto Guevara non fu estraneo dall’adoperare strategie di etica dubbia. L’uso del terrore come mezzo per ottenere potere non era una novità e Guevara, nonostante la sua formazione medica e l’origine borghese in Argentina, non era estraneo all’uso del terrore. Durante la sua permanenza nella Sierra Maestra, con Fidel Castro, si trovò a compiere esecuzioni che lo segnarono profondamente.
L’incontro tra Ernesto Che Guevara e Fidel Castro
Il legame tra Che Guevara e Fidel Castro nacque in Messico. Questa amicizia e la reciproca ammirazione culminarono in una collaborazione che portò alla caduta di Fulgencio Batista a Cuba nel 1959. Guevara, con le sue ambizioni rivoluzionarie, divenne poi ministro dell’economia nel 1961, ma il suo vero desiderio era diffondere la rivoluzione oltre i confini di Cuba.
L’avventura boliviana
La Bolivia degli anni ’60 era un terreno difficile per le rivoluzioni. L’opposizione al comunismo era forte e l’accesso alle informazioni da parte di agenti stranieri, come quelli della CIA, complicava ulteriormente le cose per Guevara e i suoi guerriglieri. Questo, insieme al suo stato di salute cagionevole dovuto all’asma, rese piuttosto complicata la sua missione.
L’uomo che uccise il Che: chi era Mario Terán
Se la figura del Che è ampiamente riconosciuta e celebrata, la persona che tirò il grilletto quel fatidico giorno, Mario Terán Salazar, è meno conosciuta dal grande pubblico. Recentemente (il 10 marzo 2022), a 80 anni, Terán ha concluso la sua esistenza.
Fu proprio Mario Terán, militare boliviano, a sparare i colpi mortali al rivoluzionario Ernesto “Che” Guevara.
Terán, nella sua vita, ha parlato poche volte di quel giorno, ma quando lo ha fatto, ha sempre trasmesso il peso emotivo di quell’atto. Nel racconto di Terán, il momento che precedette lo sparo fu carico di tensione: gli occhi brillanti del Che, la sua presenza imponente e la pesante responsabilità dell’atto che stava per compiere pesavano enormemente su di lui. Una narrativa che carica di tensione quel momento passato alla storia.
Quella mattina dell’ottobre 1967, l’atmosfera era tesa. Guevara, consapevole del suo destino imminente, ebbe un ultimo colloquio con Rodríguez. Secondo quanto riferito, il Che mostrò una certa accettazione del suo destino, suggerendo che fosse meglio per lui morire piuttosto che essere catturato vivo.
Quando gli fu ordinato di sparare, Terán si ritrovò a fronteggiare una figura imponente. Il Che, anche nei suoi ultimi momenti, rimase un uomo di grande carisma, offrendo a Terán parole di consolazione e accettazione.
L’eredità
Dopo la sua morte, il corpo del Che fu esposto al pubblico nel villaggio boliviano di Vallegrande. Per molti anni, il luogo esatto della sua sepoltura rimase un mistero, fino a quando, nel 1997, una spedizione finanziata dal governo boliviano riuscì a localizzare i suoi resti. Successivamente, le spoglie del Che furono riportate a Cuba, in un gesto di rispetto e commemorazione.