Il giorno dopo quello che è stato definito “l’11 settembre israeliano” si contano oltre 700 vittime, il bilancio è critico anche a Gaza dove i morti sono più di 400. L’Occidente continua ad esprimere solidarietà e i “vicini” ad Israele cercano di favorire la de-escalation del conflitto. Nel frattempo a Gerusalemme si lavora a misure di contrasto contro Hamas e al recupero degli ostaggi.

Morti da entrambi le parti

Aumenta il numero delle vittime israeliane e palestinesi. Cresce il numero di civili e militari israeliani che muoiono negli ospedali che in questo momento sono sotto pressione per il carico di feriti che devono accogliere, stasera il bilancio è di 700 persone morte. A Gaza la situazione non è tanto dissimile: si contano circa 400 vittime dopo i contrattacchi israeliani. Si conta un disperso britannico e una donna francese morta negli attacchi di ieri. L’esercito ha rapidamente riconquistato zone occupate da Hamas e l’intelligence ha colpito diversi quartieri generali del gruppo terroristico. Si sono registrati in mattinata scontri a Sderot e Beeri, vicino a Gaza. In mattinata è iniziata anche l’evacuazione nelle zone circostanti la Striscia di Gaza.

Sono stati ritrovati anche i 260 corpi delle vittime israeliane della strage compiuta da Hamas a un rave nel deserto vicino a Re’im.

C’è chi festeggia

Mentre aumenta il numero di morti e Israele promette che ci saranno serie ripercussioni per l’attacco subito nella giornata di ieri in alcuni Paesi ci sono state manifestazioni in supporto di Hamas. Ieri l’Iran ha festeggiato sparando fuochi d’artificio in alcune delle città più importanti, oggi tocca allo Yemen dove le persone sono scese in piazza con bandiere palestinesi e cartelloni contro Israele. Manifestazioni anche in altri Paesi del Nordafrica e in Europa.

La Comunità Internazionale tra preoccupazione e mediazione

La paura è che il conflitto possa trasformarsi in una vera e propria guerra. In mattinata il ministro degli Esteri cinese ha invitato israeliani e palestinesi a mantenere la calma e a trovare una soluzione pacifica senza coinvolgere ulteriormente i civili in scontri. il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, parlando al Tg1 della crisi ha ribadito:

“Condanniamo l’invasione e l’attacco di Hamas, Israele ha diritto a diritto a difendersi ma vogliamo una de-escalation”

Tajani che è da poco tornato da Riad l’11 e il 12 ottobre sarà al Cairo ed ha detto di contare sulla mediazione di Paesi mediorientali moderati per la de-escalation della crisi. Il vicepremier ha detto di sperare che il presidente egiziano al-Sisi e l’Arabia saudita possano svolgere un ruolo di facilitatori in un eventuale negoziato tra Israele e Hamas.

Il presidente degli Usa Joe Biden ha promesso subito dopo gli attacchi di ieri che gli Stati Uniti saranno vicini ad Israele nel fronteggiare il terrorismo. Il segretario di Stato Usa Antony Blinken alla Cnn ha annunciato nuovi aiuti a Gerusalemme. Papa Francesco ha parlato del conflitto verso la fine dell’Angelus di oggi rivolgendo una preghiera e invitando le parti a trovare una soluzione pacifica:

“Seguo con apprensione e dolore quanto sta avvenendo in Israele dove la quando violenza è esplosa ancora più velocemente provocando centinaia di morti e feriti. Esprimo la mia vicinanza alle famiglie delle vittime, prego per loro e per tutti coloro che stanno vivendo ore di terrore e di angoscia. Gli attacchi e le armi si fermino per favore, perché si comprenda che il terrorismo e la guerra non portano a nessuna soluzione ma solo alla morte, alla sofferenza di tanti innocenti. La guerra è una sconfitta. Ogni guerra è una sconfitta. Preghiamo affinché ci sia la pace in Israele e in Palestina”.

Il presidente turco Erdogan ha sottolineato l’importanza della nascita di uno stato palestinese e ha chiesto equità nel cercare una soluzione che ponga fine al conflitto.

La rabbia israeliana: “Hamas sarà cancellata”

Sono ore difficili e di incertezza. L’ambasciatore di Israele all’Onu Gilad Erdan, prima dell’avvio della riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza ha detto che Hamas va condannata e che quanto avvenuto nella giornata di ieri è da considerarsi come l’11 settembre israeliano:

“E’ il momento di cancellare le infrastrutture di Hamas. Israele non accetterà nessun falso paragone tra un gruppo che semina terrore e prende di mira innocente e il democratico Stato di Israele. Abbiamo visto centinaia di ebrei massacrati a sangue freddo”

Dura la risposta dell’osservatore permanente palestinese presente oggi alle Nazioni Unite che ha dichiarato che Israele ha compiuto nei confronti del popolo palestinese crimini:

“Tra i palestinesi uccisi ci sono bambini, alcuni di appena pochi mesi, ammazzati nel sonno. Questo porterà sicurezza? Niente può giustificare l’uccisione di palestinesi, non siamo subumani. Pace, non guerra è il nostro approccio”

Il ministro israeliano Ben Gvir: “Armare i cittadini”

Il ministro israeliano per la Sicurezza nazionale Ben Gvir ha incaricato la Divisione licenze sulle armi da fuoco di lanciare una “operazione di emergenza” per permettere ai cittadini di armarsi. Potranno detenere un’arma coloro che non hanno precedenti penali o problemi di salute mentale o addirittura recuperare la propria arma da fuoco se la licenza è scaduta. Raddoppiato anche il numero di cartucce acquistabili: ora sono 100.

Missili contro l’aeroporto di Tel Aviv

Sirene antiaereo nel centro e nel Sud di Israele. Le Brigate Al-Qassam di Hamas hanno annunciato il lancio di una raffica di missili sull’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, come risposta ai continui crimini contro i civili palestinesi.

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