È morto Pierfrancesco Pacini Battaglia, banchiere e finanziere che ebbe un ruolo di primo piano nello scandalo di Tangentopoli, negli anni ’90, e la causa della morte riguarda una malattia di cui soffriva da tempo.

Pacini Battaglia, la causa della morte del banchiere che sarà sepolto a Bientina, suo paese natale

È morto a 89 anni a Roma, dove viveva da tempo, Pierfrancesco Pacini Battaglia. Finanziere e banchiere, il suo nome venne alla ribalta a seguito delle inchieste condotte negli anni ’90 dal pool di magistrati di Mani Pulite, che scoperchiarono un giro gigantesco di affari illeciti e corruzione tra il mondo della finanza e quello della politica.

Al pari di altri importanti nomi della finanza dell’epoca, come quello di Raul Gardini, morto suicida nel 1993, Pacini Battaglia venne travolto dallo scandalo e vide la sua carriera spezzata, finendo col trascorrere gli ultimi anni lavorando nella biblioteca comunale di Bientina, suo paese natale.

Malato da tempo, sarà sepolto proprio a Bientina, nella cappella di famiglia, dopo la celebrazione dei funerali in forma privata a Roma.

Tangentopoli e il banchiere che stava “un gradino sotto Dio”

Il nome di Pacini Battaglia divenne celebre alle cronache italiane nel corso del 1993. In quel periodo, i magistrati milanesi del pool di Mani Pulite stavano indagando sui fondi neri con i quali le aziende pagavano le tangenti agli esponenti politici per ottenere in cambio appalti o aiuti di vario genere.

Il giro di corruzione che emerge vede nella banca svizzera Karfinco, di proprietà proprio di Pacini Battaglia, uno dei centri nevralgici, in quanto titolare dei fondi nascosti dell’Eni, l’azienda petrolifera di Stato. Quello del banchiere si configura subito, quindi, come un ruolo centrale nell’inchiesta, la punto che uno dei giudici che portano avanti le indagini, Italo Ghitti, arriva a definirlo con una battuta l’uomo che sta un gradino sotto Dio.

Dopo esser stato latitante all’estero, Pacini Battaglia si costituisce nel marzo del 1993 e comincia a collaborare con il pool per avere uno sconto di pena. Il finanziere rivela di aver fatto trasportare valori per 50 miliardi di lire dalla Svizzera fino alle tesorerie di Psi e Dc e confessa la gestione della sua banca dei fondi neri dell’Eni per la cifra enorme di 500 miliardi di lire.

Condannato a 6 anni per appropriazione indebita, ottiene nel 2005 gli arresti domiciliari per la sua cardiopatia, fino all’indulto che lo fa accedere a misure alternative alla carcerazione, consentendogli di ottenere un lavoro nella biblioteca comunale di Bientina.