Quanti sono stati, per adesso, i morti sul lavoro nel 2023: ecco i dati e i numeri aggiornati che abbiamo a disposizione. Purtroppo le persone che perdono la vita in questo modo in Italia e nel mondo sono ancora oggi tantissime. Troppe. Il tema delle vittime e degli incidenti che si verificano sul posto di lavoro è molto importante. È necessario tenere sempre i riflettori accesi su tale argomento.

Morti sul lavoro 2023: i dati

Quello dei morti sul lavoro in Italia purtroppo è uno dei capitoli più tristi e più bui della storia del nostro Paese (e non solo). Ogni mese sentiamo parlare di decine e decine di incidenti che causano feriti, ma anche vittime. Spesso e volentieri infatti le misure di sicurezza che vengono adottate o sono insufficienti o non vengono rispettate a pieno. Ciò ha delle conseguenze tragiche.

La testimonianza di questa emergenza viene confermata dai numeri e dai dati ancora troppo alti. Nel 2023 inoltre, rispetto allo scorso anno, per il momento gli esperti hanno osservato un incremento, seppur minimo, riguardante il numero delle vittime sul lavoro. Si parla di un +0,8% rispetto al 2022. Per adesso dunque non si sta verificando l’inversione di tendenza che dovrebbe esserci.

A compiere una specifica indagine riguardo alle vittime e agli infortuni sul lavoro è stato un team di esperti condotto da Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre. I professionisti hanno compiuto un’analisi precisa e dettagliata che riguarda il nostro Paese.

Hanno osservato che, ad esempio, per i più giovani è più alto il rischio di perdere la vita sul lavoro. Tra i soggetti più esposti in questo senso ci sono i ragazzi che hanno tra i 15 e i 24 anni. Secondo quanto emerge, il rischio di morire mentre si lavora per tale fascia è praticamente doppio rispetto ai colleghi che hanno un’età che va dai 25 fino ai 34 anni.

Il dato peggiore però è quello che riguarda i più anziani. In questo caso l’incidenza è molto più elevata per quanto riguarda gli over 65. A seguire poi ci sono i lavoratori e le lavoratrici che hanno tra i 55 e i 64 anni. Ma non è finita qui.

Gli esperti hanno posto l’accento anche su una categoria di persone che sembra essere molto più esposta: quella degli stranieri. Per loro il rischio di morte e di infortunio sul lavoro sarebbe ben superiore rispetto a quello che riguarda gli italiani.

I numeri del 2023

Ma veniamo a questo punto ai numeri che riguardano il 2023. Prendiamo in considerazione i dati INAIL da gennaio a luglio 2023. Secondo questi, in totale, in 7 mesi, sono state 430 le persone morte sul lavoro. 129 lavoratori e lavoratrici hanno perso la vita in itinere, cioè durante il tragitto casa-lavoro. Il totale dunque, per adesso, è di ben 559.

La Regione peggiore è sicuramente la Lombardia, la quale registra il maggior numero di vittime sul lavoro, 74. In seconda posizione troviamo il Veneto con 40 decessi. In terza il Lazio con 36). Poi, secondo i dati INAIL, la Campania e il Piemonte (33), l’Emilia-Romagna (31), la Puglia (29), la Sicilia (26) e la Toscana (21).

Ancora: l’Abruzzo (16), le Marche (14), Umbria e Calabria (13), il Friuli-Venezia Giulia (12), il Trentino Alto-Adige e la Liguria (11), la Sardegna (10), la Basilicata (5), la Valle d’Aosta e il Molise (1).

Vi è poi un altro dato interessante che riguarda il giorno della settimana in cui avvengono più tragedie sul luogo di lavoro. Stiamo parlando del mercoledì. A metà settimana si verificano più infortuni mortali (20,5% del totale). Precisiamo incora che i dati in questione riguardano in particolar modo i primi 7 mesi del 2023.

Gli infortuni sul lavoro in Italia

Per quanto riguarda gli infortuni invece, la situazione del 2023 sembra essere leggermente migliore rispetto a quella del 2022. Le denunce sono diminuite del 21,9% rispetto a luglio dello scorso anno, quando erano state, in 7 mesi, 441.451. Oggi si parla di 344.897 denunce.

Il numero più alto per infortuni e vittime arriva da aziende manifatturiere, dal settore delle costruzioni, da quello dei trasporti. E ancora dalle attività di magazzinaggio, di commercio e dal settore della sanità. Infine, anche nel 2023 i casi hanno colpito di più i lavoratori uomini rispetto alle lavoratrici donne.