Si è barricato in casa e ha opposto una lunga resistenza alle forze dell’ordine Mauro Renato Morandi, aggressore dell’immunologo Francesco Le Foche. Il 36enne ex pugile ed ex bodyguard giovedì 5 ottobre ha massacrato a calci e pugni il medico nel suo studio privato di via Po. immediatamente fermato era stato bloccato agli arresti domiciliari in attesa della convalida del fermo.
Anche alla luce della resistenza portata avanti strenuamente per ore contro gli agenti che dovevano accompagnarlo dal gip ieri, il magistrato ha deciso per la custodia cautelare in carcere.
Le Foche, aggressore si barrica in casa e si rifiuta di aprire ai poliziotti
Gli agenti della pubblica sicurezza si sono presentati ieri, 7 ottobre, in mattinata, alla villetta di Rocca Priora, nella zona dei Castelli Romani, dove Mauro Renato Morandi, l’aggressore dell’immunologo Francesco Le Foche vive con l’anziana madre. La donna, 80enne, era in quel momento uscita per fare la spesa, e l’uomo ne ha approfittato per rifiutarsi di aprire alle forze dell’ordine.
Morandi, classe 1987, ex pugile ed ex bodyguard con problemi psichici e precedenti per detenzione illegale di armi e furto, si è barricato in casa. “Io da qui non esco”, così ha risposto agli agenti arrivati a prenderlo per accompagnarlo all’interrogatorio di garanzia dal giudice per le indagini preliminari. Il trentaseienne, autore del pestaggio avvenuto giovedì 5 ottobre nello studio del noto immunologo Francesco Le Foche è accusato di tentato omicidio ed è stato subito sottoposto agli arresti domiciliari presso la villetta di Rocca Priora ereditata dal nonno, dove vive anche la madre dell’uomo. L’ex-pugile però non era proprio dell’umore di seguire i poliziotti e così si è chiuso in casa, rifiutandosi di uscire e di far entrare gli agenti.
Ci sono volute ben quattro ore, secondo quanto riportato dal Messaggero, per riuscire a superarne la resistenza. Ma a quel punto la posizione già grave di Morandi si è ulteriormente complicata. Il giudice per le indagini preliminari che si sta occupando del caso ha infatti deciso, davanti a un tale comportamento, di cambiare la misura degli arresti domiciliari nella detenzione in carcere, e ora Morandi è recluso nel carcere di Velletri.
I precedenti, le liti con i vicini e i problemi dell’ex pugile che ha aggredito l’immunologo Le Foche
A leggere le testimonianze dei vicini dell’aggressore dell’immunologo Francesco Le Foche raccolte da quotidiano, esce il quadro di una persona prevalentemente schiva, che vive con l’anziana madre, ma che si è resa protagonista anche di diverse liti con altri residenti.
Anche in questi giorni qualcuno ha notato l’uomo urlare al telefono, mentre nel suo curriculum ci sono precedenti per detenzione illegale di armi e furto, ma ci sarebbe anche una segnalazione per maltrattamento in famiglia.
Risulta anche che l’ex pugile abbia problemi di salute mentale, quello che sia successo invece giovedì scorso nello studio di Le Foche, al quartiere Salario, è chiaro ormai nelle dinamiche, grazie alle testimonianze delle persone presenti in studio in quel momento, ma non molto chiaro ancora nel movente.
Agressione all’immunologo Le Foche: dinamica e movente
Nella giornata di giovedì 5 ottobre, l’ex pugile è arrivato senza appuntamento nello studio del medico e, secondo le testimonianze “E’ entrato come una furia”. Il pestaggio sarebbe iniziato da una vaschetta porta oggetti scaraventata sulla faccia del professionista, e proseguito a pugni per poi concludersi, con Le Foche a terra, a calci.
A fermare la furia di Morandi è stato per primo un poliziotto fuori servizio in quel momento che ha bloccato l’aggressione, quando già il medico era pesantemente ferito e ora è ricoverato al Policlinico Umberto I dove è stato operato, avendo riportato diverse fratture al distretto maxillo-facciale.
Sul movente invece, sul motivo che possa aver scatenato la rabbia di Morandi, ci sono ancora dubbi. L’ex-pugile era seguito dal medico per un problema alla schiena conseguenza di un’infezione. Il professionista ha raccontato che Morandi pretendeva che visitasse il suo cane, ma lui aveva opposto un rifiuto non essendo veterinario. Del cane però, al momento dell’aggressione, nello studio, non c’era traccia. Mentre l’immunologo, comprensibilmente, sostiene di aver al momento un buco nella memoria relativamente al lasso di tempo intorno al brutale pestaggio di cui è stato vittima. Su questo punto quindi, ancora qualcosa rimane da chiarire.