Il trading di criptovalute non sta attraversando un momento brillante. La vera e propria gelata che ha fatto seguito ai ripetuti crac che hanno interessato aziende come Luna (TERRA) e FTX ha spinto un gran numero di trader alla prudenza, riflettendosi sulle quotazioni di molti progetti, compreso Bitcoin.
Con l’approssimarsi dell’halving, però, in molti iniziano a guardarsi intorno in vista di una preventivata ripresa e di una rinnovata vitalità del mercato. Il trading crypto, quindi, potrebbe tornare ad attirare molte persone intenzionate a ricavare ritorni interessanti per il proprio denaro. Per chi investe, però, occorre anche cercare di individuare lo strumento più adatto per farlo. Tra le varie opzioni al proposito, c’è anche quella rappresentata dai nested exchange. Di cosa si tratta?
Nested exchange: cosa sono
Il trading di criptovalute può anche essere indiretto. A renderlo possibile sono in particolare i cosiddetti nested exchange. Si tratta di piattaforme le quali forniscono alla propria clientela servizi di investimento crypto facendo leva su un account aperto presso un altro exchange. In pratica, queste strutture fanno da ponte tra gli utenti e altri fornitori di servizi.
Il nesting, questo il termine che indica questa modalità di collaborazione tra entità diverse, prevede la creazione di un conto da parte di un fornitore di servizi finanziari presso un altro istituto finanziario, nel preciso intento di poterne utilizzare i servizi. Un caso tipico di nesting è quello rappresentato da una banca che non è in grado di offrire servizi come i trasferimenti internazionali. Per ovviare, si appoggia ad una azienda esterna, ad esempio Ripple, che ha stabilito accordi in tal senso con Santander.
Naturalmente, se si intende approfittare di un nested exchange, ci si dovrebbe porre una precisa domanda: perché utilizzarlo? Uno dei motivi alla base di questa decisione potrebbe essere individuato nel fatto che nei nested exchange le procedure KYC (Know Your Customer) e AML (Anti Money Laundering) sono meno accurate o del tutto inesistenti.
Proprio questa caratteristica, però, si porta dietro a cascata problemi di non poco conto. Fare trading di criptovaluta su uno scambio di questo genere, infatti, può mettere a rischio gli asset depositati al suo interno. Non a caso intorno ai nested exchange si è sviluppata una feroce polemica.
I pericoli collegati ai nested exchange
Chi utilizza il nesting per il proprio trading crypto, lo fa solitamente in polemica con un mondo, quello degli exchange centralizzati, che non spicca per trasparenza. Il fatto, però, è che il problema che si pensa di espellere dalla porta è pronto a rientrare dalla finestra. I nested exchange, infatti, sono molto meno trasparenti dei primi. Tanto da prospettare i seguenti pericoli:
- un livello di garanzie molto meno forte rispetto a quello evidenziato dai CEX (Centralized Exchange);
- molto spesso sono utilizzati dalla criminalità organizzata per lo spostamento di fondi provenienti da attività illegali, proprio per la latitanza di controlli;
- sono esposti alle ire delle autorità di controllo. Nel caso in cui le stesse decidano di chiudere la piattaforma, tutto ciò che è depositato al suo interno può essere considerato perso;
- chi opera con un nested exchange potrebbe essere chiamato a rispondere in giudizio per la sua condotta.
Nested exchange e DEX: esistono reali differenze?
Il modo in cui abbiamo sinora descritto i nested exchange potrebbe spingere più di un osservatore a concludere che si tratta di un DEX (Decentralized Exchange). Si tratta di una similitudine accettabile? Non proprio.
Gli scambi decentralizzati, infatti, evidenziano una differenza fondamentale, rispetto a quelli nested: non prendono mai in custodia la criptovaluta oggetto di negoziazione, a differenza di quanto accade negli altri. Il loro lavoro viene condotto per mezzo di smart contract, che vanno a condurre l’intero processo.
Ne consegue che in caso di problemi, il DEX non andrà a rivalersi sui clienti. Inoltre non ha la possibilità di mettere in atto comportamenti inappropriati, proprio a causa della mancata presa in gestione del token. Una differenza di non poco conto.
Come individuarli
L’ultimo punto è quello relativo all’individuazione dei nested exchange. Al riguardo, infatti, occorre sottolineare che queste strutture non si presentano come tali, cercando invece di far credere di essere normali scambi di criptovalute. Ne consegue quindi la necessità di capire quali siano in modo da poterne evitare i rischi.
Per riuscire a farlo, gli addetti ai lavori consigliano i seguenti accorgimenti:
- esaminare la presenza di politiche KYC o AML;
- la mancanza di dichiarazioni sul trading diretto;
- la presenza di un paniere di tassi tra cui scegliere, chiara indicazione del fatto che si appoggia ad altre piattaforme.
Ove si riscontrino queste lacune e presenze in contemporanea, è molto meglio girare al largo, per non ritrovarsi a convivere con un tasso di rischio troppo elevato.