Le ultime analisi dell’Esa delineano un quadro preoccupante e da record in merito alle proporzioni del buco dell’ozono. In particolare, l’Agenzia spaziale europea ha rilevato la crescita delle dimensioni negli ultimi mesi, nello specifico da agosto a settembre, notando un aumento significativo arrivando a superare per estensione la superficie del Brasile per ben tre volte.

Numeri da capogiro che rappresentano un vero e proprio record e che, volendo fare una classifica sulle rilevazioni effettuate nel tempo sul buco dell’ozono, fa rientrare l’attuale dimensione al decimo posto tra le estensioni rilevate negli ultimi 44 anni. Più ancora nello specifico, la grandezza rilevata sarebbe di 26 milioni di chilometri quadrati, una cifra molto vicina al record del 2000 quando arrivò a toccare i 29,9 milioni.

A spiegare nel dettaglio l’analisi è Antje Inness, scienziato del Copernicus Atmospheric Monitoring Service (CAMS) che ha rivelato:

Il nostro servizio di monitoraggio e previsione dell’ozono mostra che l’aumento del buco dell’ozono del 2023 ha avuto un inizio precoce ed è cresciuto rapidamente da metà agosto. Le misurazioni effettuate dal satellite Copernicus Sentinel-5P mostrano che il buco dell’ozono sopra l’Antartide di quest’anno è uno dei più grandi mai registrati. Il buco ha raggiunto una dimensione di 26 milioni di chilometri quadrati il 16 settembre 2023.

Buco dell’ozono, le ragioni dietro la crescita record

I dettagli che emergono dall’Esa contribuiscono ad aumentare la soglia di attenzione riguardo a tutti i fenomeni atmosferici che stanno contraddistinguendo il nostro pianeta negli ultimi anni. D’altronde, molti – se non tutti – di questi eventi sono strettamente connessi tra loro e si “alimentano” con l’inquinamento, il diboscamento e tutte le varie azioni dell’uomo che vanno in questa direzione.

A chiarire da un punto di vista scientifico le ragioni dietro l’aumento delle dimensioni del buco dell’ozono è sempre Antje Inness del CAMS che spiega:

Il vapore acqueo potrebbe avere rafforzato la formazione delle nubi stratosferiche polari, dove i clorofluorocarburi possono accelerare la riduzione dello strato di ozono e la presenza del vapore acque può anche contribuire al raffreddamento della stratosfera antartica, migliorando ulteriormente la formazione di queste zolle stratosferiche polari e dando luogo a un vortice polare più robusto