I Non Fungible Token (NFT) hanno rappresentato una delle maggior tendenze degli ultimi anni. Se, solitamente, riguardano rappresentazioni digitali di opere d’arte e oggetti da collezione, e come tali potrebbero vedere lievitare il proprio valore nel tempo, non sono però questi i soli casi d’uso al riguardo.
Tra di essi, infatti, rientrano anche gli NFT che sono messi in staking dagli investitori, nel preciso intento di dare vita ad una rendita passiva e ricevere una serie di privilegi accessori. Andiamo quindi a cercare di capire cosa sia lo staking di NFT.
Staking di NFT, cos’è e come funziona
Per staking di NFT si intende quel procedimento che permette di depositare e bloccare dei token non fungibili presso una piattaforma o un protocollo, venendo ricompensati con una rendita passiva e privilegi di vario genere. Il procedimento è quindi molto simile a quello dello staking crypto, in quanto permette ai titolari di mantenere il possesso sui propri NFT e di guadagnarci sopra senza venderli.
La rendita in questione vede a sua volta dipendere la sua consistenza da una serie di fattori: il rendimento annuo percentuale (apy) concordato con la piattaforma, il tempo per il quale gli NFT resteranno bloccati al suo interno e la quantità degli stessi che vengono messi in stake. Un modo quindi molto diverso di guadagnare rispetto al semplice trading.
Naturalmente, il presupposto per poter fare questo genere di operazioni è il possesso di un wallet web3, un portafogli digitale in cui dovranno essere conservati i token non fungibili. Inoltre, occorre sapere che non tutti gli NFT sono accettati per lo staking.
Per quanto riguarda le piattaforme su cui è possibile condurre lo staking di NFT, al momento predominano largamente i giochi play to earn, a partire da Zookeeper, Splinterlands, Polychain Monsters e MOBOX. Anche Binance ha deciso di aprirsi a questo genere di attività, con il suo Power Station NFT riservato ai fan token, ovvero le criptovalute legate alle società calcistiche.
I vantaggi dello staking di NFT
Tra i vantaggi collegati allo staking di NFT, il primo da mettere in rilievo è quello di garantirsi un’entrata aggiuntiva. Non tutti coloro che si dedicano all’acquisto di token non fungibili hanno intenzione di lucrare sulla sua successiva vendita sfruttandone la possibile crescita di quotazione. In questo caso non è preclusa la possibilità di guadagnare dagli NFT detenuti e si mantiene la proprietà sugli stessi.
Il secondo vantaggio che si prospetta per chi si dedica allo staking di NFT è l’interazione con blockchain e comunità di vario genere. Se, infatti, le ricompense e gli incentivi previsti per questo genere di operazioni possono variare tra i progetti, ad accomunarli è il fatto che chi mette in staking i propri NFT viene ricompensato con un certo quantitativo di token. Agli stessi, però, sono collegati diritti di voto i quali possono rivelarsi decisivi al fine di indirizzare in una determinata direzione un progetto.
Gli svantaggi del NFT staking
Naturalmente, ai vantaggi si vanno a contrapporre gli svantaggi collegati allo staking di NFT. In tale ottica occorre fare molta attenzione ai seguenti:
- la possibilità di raggiri. Purtroppo anche per gli NFT vale il discorso delle criptovalute: la piattaforma deve essere al di sopra di ogni sospetto. Guardare solo ai rendimenti prospettati può aprire la strada alla sottrazione di quelli depositati se la controparte non è affidabile. Occorre quindi prendere informazioni prima di aderire ad una proposta;
- fluttuazioni del prezzo nel corso del periodo di staking concordato. Anche gli NFT sono sottoposti a forti tensioni sul mercato. Nel caso in cui il periodo di blocco previsto sulla piattaforma è molto esteso, l’operazione potrebbe rivelarsi estremamente rischiosa. Se, però, la strategia di investimento è stata focalizzata sul lungo termine, la volatilità del mercato potrebbe perdere in termini di importanza.
Prima di aderire ad una proposta in tal senso, quindi, andrebbero attentamente soppesati pro e contro, per dare luogo ad una decisione ponderata.