Saranno concentrate sulle pensioni, sugli aumenti degli stipendi – includendo anche la detassazione dei fringe benefit e dei premi di produttività – e altre misure di riforma fiscale le principali novità della legge di Bilancio 2024. La Manovra del prossimo anno arriverà nel Consiglio dei ministri di lunedì 16 ottobre 2023. Si tratterà della seconda legge di Bilancio delle forze di maggioranza del centro-destra.

La scadenza di metà mese è particolarmente importante per inviare, il prima possibile, il Documento Programmatico di Bilancio (Dpb) alla Commissione europea. Il documento contiene le più importanti linee di intervento da varare nella Manovra. Il passaggio successivo è quello di ottenere il via libera da Bruxelles per presentare, al Parlamento, il disegno di legge della Legge di Bilancio 2024. Tale disegno dovrebbe essere introdotto in Aula intorno al 20 ottobre, ma solitamente si ritarda fino ai primi giorni del prossimo mese.

Pensioni e aumenti stipendi, ecco le novità in arrivo nella legge di Bilancio 2024

Le maggiori novità della legge di Bilancio 2024 saranno concentrate sulle pensioni, sugli stipendi e sui vari aumenti delle retribuzioni nette. Una parte delicata della Manovra, ovvero quella relativa alle pensioni, non dovrebbe introdurre misure rivoluzionarie su come andare in pensione in anticipo, ma destinare, al capitolo di spesa previdenziale, l’indicizzazione delle pensioni all’inflazione.

Infatti, serviranno risorse ingenti per l’adeguamento delle pensioni al tasso di inflazione che verrà comunicato dall’Istat intorno al 20 di novembre. Le anticipazioni prevederebbero un’aliquota di aumento dei prezzi intorno al 5,4 per cento, ragione per la quale la spesa previdenziale non potrà contenere misure particolarmente benevole per chi sta par andare in pensione.

Non ci sarà quota 41 per tutti, la misura cavallo di battaglia di Matteo Salvini, mentre dovrebbero esserci novità per quanto riguarda la conferma di quota 103 per il secondo anno di fila, e l’Ape sociale che dovrebbe contenere nuove mansioni faticose e gravose. Si allargherebbe, dunque, la platea di neopensionati a 63 anni di età, unitamente a 36 anni di contributi, appartenenti a mansioni gravose.

Pensioni e aumenti stipendi, le novità di quota 103, opzione donna e riscatto laurea agevolato

Anche l’opzione donna dovrebbe subire delle modifiche che permetterebbero alle lavoratrici di lasciare il lavoro a 60 o 61 anni di età (al massimo 62), con requisiti simili a quelli dell’Ape sociale. Sarebbero, quindi, avvantaggiate le donne che si trovino in condizioni di disagio sociale ed economico – licenziate, caregiver e invialide al 74% – ma probabilmente senza il ricalcolo contributivo e con sconti sull’età (o sui contributi) legati ai figli avuti.

Tra le altre misure in arrivo, anche quelle legate ai giovani, rientranti nel sistema contributivo puro. Si tratterebbe di agevolare l’accumulo del monte contributi, anche mediante l’accorpamento dei versamenti Inps con quelli effettuati presso i fondi complementari e mediante il riscatto della laurea con nuove modalità super agevolate.

Taglio del cuneo fiscale, verso la conferma degli sconti contributivi

Il capito degli aumenti degli stipendi dovrebbe riservare i più dispendiosi capitoli di spesa dei conti pubblici. Il governo dovrebbe confermare il taglio del cuneo fiscale, con la conferma degli sconti sui contributi a carico dei lavoratori alle dipendenze del 7% (per redditi fino a 25mila euro o 1.923 euro lordi al mese), o del 6% per redditi da 25mila a 35mila euro (o da 1.923 a 2.692 euro mensili al lordo). Per questa misura, insieme agli altri sconti e alle detassazioni su fringe benefit e premi di produttività, il governo dovrebbe investire sui 14 miliardi di euro.

Sui fringe benefit si dovrebbe arrivare alla conferma del tetto esentasse fino a 3.000 euro per i lavoratori con figli; per tutti gli altri, il tetto dovrebbe essere di 1.000 euro. Inoltre, il governo dovrebbe confermare lo sconto sulla tassazione dei premi di produttività. L’aliquota sarebbe quella del 5% anziché del 10%, fino a 3.000 euro di premi e per redditi non eccedenti gli 80mila euro.