Le criptovalute sono nate con una precisa missione: restituire alle persone una gran parte di quei processi decisionali in tema monetario oggi affidati alle banche centrali. Processi che sono, almeno questa è l’accusa neanche troppo velati degli evangelisti di Bitcoin e Altcoin, al momento affidati a pochi eletti, i quali possono in tal modo condurre politiche in grado di escludere un gran numero di persone dal circuito economico, in ogni parte del globo.

La blockchain è stata, al contrario, individuata come il mezzo più adatto per scardinare il sistema esistente. Questa tecnologia, infatti, consente di imperniare un sistema in cui sono previsti i mezzi per consentire l’inclusione finanziaria di coloro che non possono gestire il proprio patrimonio a causa della mancanza di strumenti di base come un conto corrente bancario.

La domanda che ci si dovrebbe porre, a questo punto, è la seguente: come avvengono i processi decisionali all’interno di una blockchain? La risposta è abbastanza semplice: grazie all’utilizzo dei cosiddetti token di governance.

Token di governance: cosa sono?

Per token di governance si intendono quelli che all’interno di un progetto basato su blockchain conferiscono il diritto di voto su questioni relative al suo sviluppo. In pratica, si tratta di un metodo teso a distribuire e disciplinare il potere decisionale all’interno della comunità che vive all’interno del progetto. In tal modo, in particolare, gli interessi dei titolari di token vanno ad allinearsi e a caratterizzare quelli del progetto stesso.

Il modello di governo prefigurato da tali token si prospetta all’insegna della decentralizzazione, quindi più equo e trasparente dei modelli istituzionali vigenti. Tramite la loro adozione si stabilisce un legame sempre più stretto tra gli interessati, permettendo alle criptovalute di svilupparsi guardando meno ad interessi particolari e più a quelli della collettività.

In tal modo viene a realizzarsi quell’input alla reale democratizzazione del sistema monetario e finanziario delineato all’interno del White paper di Bitcoin. A patto, naturalmente, che questi token di governance siano effettivamente distribuiti agli aderenti alla comunità stessa. Cosa che non sempre accade.

Come funzionano i token di governance?

I token di governance sono di solito distribuiti come forma compensatoria agli utenti per l’attività svolta a favore di una blockchain. Premiano quindi il grado di fidelizzazione e il contributo fornito al suo interno.

A differenza di quelli utilizzati nel trading, che sono in pratica un semplice asset d’investimento, questi token conferiscono agli interessati un potere decisionale. Permettono cioè di prendere parte alle votazioni su determinati aspetti, come ad esempio l’adozione di un protocollo o il passaggio da un algoritmo di consenso ad un altro.

Le votazioni fanno leva solitamente sugli smart contract e una volta terminata la votazione, il risultato viene immediatamente implementato sulla rete. Il processo innescato, quindi, è apparentemente trasparente.

Quasi sono i vantaggi e quali i difetti

Naturalmente, i token di governance sono in grado di assicurare vantaggi di non poco conto. Il primo e più evidente è proprio quello di aiutare a formare una comunità non solo numerosa, ma anche coesa, i cui partecipanti si trasformano in veri e propri evangelisti del progetto, contribuendo ad accrescerne la popolarità.

Il secondo vantaggio è che proprio la presenza di un gran numero di interessati al processo decisionale può porre un freno agli appetiti di chi pensa invece di sfruttare la blockchain a proprio personale vantaggio.

Il vero problema è che non sempre la teoria corrisponde alla pratica. Non di rado, infatti, a provocare un corto circuito in tal senso sono le cosiddette “balene”. Il termine va a indicare quei soggetti che detengono una percentuale rilevante dei token emessi da un determinato progetto. Nel caso in cui queste balene prendano il possesso di una parte maggioritaria dei token di governance, i processi decisionali vengono in pratica svuotati del loro significato.

Inoltre, non è detto che anche nel caso in cui le balene prendano il controllo della blockchain, le decisioni corrispondano realmente all’afflato di democrazia effettiva su cui sono nate le criptovalute. Ma questo è un aspetto da ricondurre all’animo umano e non certo alla tecnologia che le caratterizza.