Aumenti pensioni 2024: la rivalutazione terrà conto delle variazioni dei prezzi misurate dall’Istat, analizzando l’andamento dell’inflazione. Attualmente, l’inflazione per il 2023 è stimata al 5,7%, ma si prevede che nel 2024 questa cifra oscillerà tra il 5,5% e il 6%. Inoltre, si pone l’attenzione sul conguaglio, un argomento delicato. Nel corso del 2023, c’è stato uno scarto dello 0,8% (dall’8,1% al 7,3%), equivalente a 80 centesimi ogni 100 euro, che si aggiungerà alla percentuale di rivalutazione.

Aumenti pensioni 2024: rivalutazione

Per chiarire la situazione, sono stati forniti alcuni esempi di pensioni previste per il 2024. Prendendo ad esempio il conguaglio dello 0,8% associato alla rivalutazione del 7,3%:

  • una pensione di 1.000 euro, indicizzata con il 7,3%, raggiungerà gli 1.073 euro. Nel 2024, con un ulteriore incremento dello 0,8%, raggiungerà gli 1.081 euro, ovvero un aumento di 8 euro mensili.
  • Una pensione di 1.500 euro, indicizzata al 7,3%, salirà a 1.609,50 euro e con il conguaglio arriverà a 1.621,50 euro, ovvero un aumento di 12 euro al mese. Se si considera una rivalutazione del 6% per il 2024, una pensione di 1.081 euro raggiungerà gli 1.145,86 euro.

Aumenti pensioni 2024: taglio dell’Irpef

A differenza della precedente riduzione del cuneo fiscale, applicata esclusivamente ai lavoratori dipendenti, i pensionati trarranno vantaggio dalla proposta di riforma dell’Irpef, attualmente in fase di elaborazione da parte del governo.

Questa revisione delle aliquote e delle tariffe fiscali riguarderà tutte le categorie di reddito per le persone fisiche, il che comporterà una riduzione delle trattenute fiscali annuali sulle pensioni e un conseguente aumento degli importi netti, mantenendo invariato il totale lordo.

La conferma ufficiale del nuovo schema delle aliquote Irpef, nell’ambito dell’attuazione della prima fase della riforma fiscale, verrà fornita nelle prossime settimane quando il Consiglio dei ministri approverà la bozza iniziale della legge di Bilancio 2024.

Tuttavia, sembra che l’idea di revisionare le aliquote Irpef sia chiara e ben definita. Tra le diverse opzioni prese in considerazione dal governo, è stata scelta quella che garantirà un risparmio a tutte le categorie di reddito (ad eccezione di coloro con redditi molto bassi), con un massimo di 260 euro annui. La revisione delle aliquote Irpef (compreso il trattamento fiscale delle pensioni) è la seguente:

  • Per i primi 15.000 euro di reddito, rimarrà invariata l’aliquota del 23%.
  • Il secondo scaglione tra 15.000 e 28.000 euro verrà unito al primo, con un’aliquota del 23%.
  • Gli altri due scaglioni rimarranno invariati, con un’aliquota del 35% per i redditi tra 28.000 e 50.000 euro e del 43% al di sopra di tale soglia.

In pratica, si risparmierà il 2% sulla parte di reddito compresa nel secondo scaglione, tra i 15.000 e i 28.000 euro.

Quanto al beneficio netto sulle pensioni mensili, si tradurrà in una tassazione più leggera rispetto all’anno precedente. Tuttavia, è importante notare che non si tratterà di somme significative: nella migliore delle ipotesi, il risparmio sarà di qualche decina di euro sulla pensione netta.

I benefici maggiori saranno per coloro che percepiscono un reddito di almeno 28.000 euro, per i quali una diminuzione del 2% sui 13.000 euro del secondo scaglione si tradurrà in un risparmio annuale di 260 euro, ovvero circa 20 euro al mese in più.

Al contrario, i benefici saranno limitati per chi ha redditi più bassi. Ad esempio, una pensione lorda di 1.800 euro, pari a 23.400 euro annui, comporterà un risparmio annuo di soli 168 euro, ovvero circa 13 euro in più al mese.

Infine, non ci saranno vantaggi per le pensioni più basse, poiché l’aliquota rimarrà invariata per i redditi fino a 15.000 euro all’anno, senza alcun beneficio fiscale sull’Irpef.