Proseguono senza sosta, a Rimini, le indagini riguardanti l’omicidio di Pierina Paganelli, la 78enne trovata morta dalla nuora nei pressi della rampa d’accesso al garage di un condominio di via del Ciclamino. Stando ai primi accertamenti, la vittima sarebbe stata colpita con un coltello per almeno 17 volte e avrebbe provato, invano, a difendersi. L’assassino, che forse conosceva, potrebbe averle teso un agguato dopo aver studiato i suoi movimenti: sapeva esattamente che strada avrebbe fatto una volta rincasata.
Cosa sappiamo dell’omicidio di Pierina Paganelli a Rimini: sequestrati il garage e l’appartamento del padre della nuora
Nelle scorse ore gli inquirenti hanno sequestrato il garage e l’appartamento del consuocero, il padre di Manuela Bianchi: era stata lei, lo scorso 5 ottobre mattina, a trovare il corpo della donna riverso a terra, in una pozza di sangue, dando l’allarme. La svolta è arrivata nella giornata di ieri: nel corso degli accertamenti tecnici, la scientifica avrebbe infatti trovato tracce di sangue all’interno del box auto dell’uomo, un luogo diverso da quello in cui il cadavere era stato ritrovato.
È possibile che il delitto si sia consumato lì? Potrebbe essere coinvolta, nel caso, la famiglia della nuora? Sono solo alcuni degli interrogativi a cui gli inquirenti stanno cercando di rispondere dopo aver escluso la pista della rapina finita male e aver concentrato i loro sospetti su coloro che frequentavano il complesso residenziale dell’anziana e avevano quindi accesso al garage. Se negli ambienti sottoposti a sequestro sia stato trovato qualcosa ancora non è chiaro. Ma sembra che, dopo essere stata interrogata a lungo dai carabinieri, la signora Bianchi avrebbe deciso di eliminare alcuni post pubblicati in passato su Facebook.
A riportarlo è Rimini Today, che ne cita alcuni.
La maggior parte delle persone vede la nostra reazione una volta arrivati al limite – diceva uno dei tanti -, ma non vedono tutto quello che abbiamo dovuto sopportare prima di scoppiare.
O, ancora:
A volte passa per cattivo chi, semplicemente, ha sopportato tanto e alla fine ha perso la pazienza.
A cosa si riferiva la donna? È possibile che in famiglia ci fossero stati degli screzi?
Nessun indagato ancora per il delitto
Per il momento nel registro degli indagati per omicidio volontario non ci sono nomi. E sono ancora in tanti a chiedersi come sia possibile che proprio Pierina sia stata presa di mira. Lei che aveva sempre condotto una vita “tranquilla”, lontana dai riflettori e che, di recente, era stata toccata da un’altra tragedia: l’aggressione del figlio di 53 anni Giuliano Saponi, ancora ricoverato in una clinica a causa delle gravi lesioni riportate.
Era il 7 maggio. Dopo essere uscito di casa per recarsi al lavoro, l’uomo era stato trovato in fin di vita lungo via Coriano, poco lontano dalla sua abitazione. Si era pensato che potesse essere stato investito da un’auto pirata; poi, guardando le ferite presenti sul suo corpo, i medici avevano ipotizzato che fosse stato pestato a sangue. Perché non si sa.
Né si sa se quella vicenda possa essere collegata a quella della madre Pierina, che di recente aveva anche sporto denuncia. Quando è stata trovata aveva ancora con sé tutti gli effetti personali. Il suo body era slacciato e spostato, come l’intimo. Non si esclude, quindi, la violenza sessuale. L’assassino – che forse conosceva – le avrebbe inferto 17 coltellate alla schiena, alla gola e all’addome. Lei avrebbe lottato con forza, senza riuscire a salvarsi. Stava rincasando da una riunione di preghiera nella sala del Regno dei Testimoni di Geova.
Chi l’ha colpita doveva conoscere le sue abitudini e sapere che, dopo aver parcheggiato l’auto, sarebbe passata di lì a piedi per raggiungere il suo appartamento al terzo piano. Potrebbe avergli addirittura teso una trappola. Sconvolti i tre figli, di cui due non residenti nel Riminese. Li assistono in questa delicata fase gli avvocati Marco e Monica Lunedei. Le indagini sono coordinate, invece, dal sostituto procuratore Daniele Paci.