Si sono chiuse, a quasi un anno dai fatti, le indagini sull’omicidio di Alice Neri, la giovane mamma trovata morta carbonizzata nel bagagliaio della sua auto a Fossa di Concordia, nel Modenese, lo scorso novembre. Dopo l’archiviazione delle posizioni degli altri uomini iscritti nel registro degli indagati – il marito e il collega della 32enne di Ravarino -, resta nel mirino degli inquirenti Mohamed Gaaloul. A suo carico ci sarebbero gravi indizi di colpevolezza. Lo ribadisce, in un commento a Tag24, il legale che assiste la famiglia della vittima, l’avvocato Cosimo Zaccaria.

Alice Neri, chiuse le indagini per omicidio: il commento dell’avvocato della famiglia

“La chiusura delle indagini ha tre significati importanti. Il primo: c’è stato un aggravamento della posizione del signor Mohamed Gaaloul, accusato anche del tentativo di violenza sessuale a danno della povera Alice. Il secondo: si è registrata, con approfondimenti medico-legali di rilievo, una violenza inaudita dell’indiziato: vi sono stati numerosi colpi di arma bianca, inferti con una violenza unica, contro Alice, uno addirittura dritto al cuore. Infine, la giovane mamma ha tentato, finché ha potuto, di difendersi: vi sono addirittura colpi di arma bianca sui polsi di Alice”.

Con queste parole l’avvocato Cosimo Zaccaria, che assiste la famiglia della vittima, ha commentato in una nota inviata a Tag24 la notizia della chiusura delle indagini riguardanti la 32enne di Ravarino, trovata morta, dopo essere scomparsa, nelle campagne del Modenese. Stando a quanto ricostruito finora, sarebbe stata pugnalata e poi data alle fiamme, dopo un tentativo di violenza. Un delitto brutale, che per ora sembra puntare dritto all’uomo che l’avrebbe vista per l’ultima volta.

“È stata massacrata e poi carbonizzata, fino ad essere ridotta a uno scheletro. Penso si tratti di un femminicidio terribile – prosegue l’avvocato -. La chiusura d’indagine ha posto fine a tutta una serie di ipotesi infamanti anche nei confronti della memoria di Alice, che non è stata ancora nemmeno sepolta degnamente. Il suo corpo giace all’Istituto di medicina legale di Milano. Faremo valere in udienza le sue ragioni. Daremo voce a questa povera mamma che non esiste più”, conclude.

Si stringe il cerchio intorno a Gaaloul, principale indiziato del delitto

Si stringe ancora di più, in questo modo, il cerchio intorno al 29enne tunisino finito in carcere perché sospettato dell’omicidio, che a questo punto potrebbe essere rinviato a giudizio. A suo carico, come aveva ricordato l’avvocato Zaccaria nel corso di una precedente intervista, ci sarebbero gravi indizi di colpevolezza. Innanzitutto, sarebbe stato l’ultimo ad aver visto viva la giovane mamma: l’aveva conosciuta in un bar che la stessa aveva frequentato, la sera del delitto, insieme a un collega, un amico di lavoro.

E le aveva chiesto un passaggio. Conosceva bene, poi, il luogo ameno in cui il corpo di Alice Neri fu trovato carbonizzato: una zona di campagna che aveva frequentato spesso, sia con gli amici che con amanti. Luogo in cui, come lui doveva sapere, si celava anche la tanica dell’olio esausto usato come accelerante, insieme a della benzina, per appiccare l’incendio seguito all’accoltellamento.

Dello stesso olio sono state trovate tracce sui suoi vestiti e nel suo borsello, insieme al Dna della donna. Elementi che lasciano poco spazio ai dubbi, insieme al fatto che, subito dopo l’omicidio, Gaaloul si diede alla fuga, raggiungendo la Francia, dove poi fu arrestato. Da quel momento non ha mai fatto chiarezza sulla sua posizione: secondo l’avvocato Zaccaria, se fosse stato innocente lo avrebbe urlato a gran voce. Le accuse che pesano su di lui vanno dall’omicidio volontario aggravato dai motivi futili e abbietti alla distruzione di cadavere. Ma includerebbero anche l’attività di spaccio, la tentata estorsione nei confronti di un’altra donna e la violenza sessuale.