Cos’è la Klebsiella? Si tratta di batteri gram negativi che fanno parte di un gruppo di microrganismi che solitamente si trovano nella mucosa respiratoria e l’intestino dell’uomo, oltre che in molti altri ambienti presenti in natura.
Le infezioni determinate da questo batterio sono generalmente contratte in ambito ospedaliero. Possono avvenire attraverso il contatto con superfici contaminate come le sponde del letto o le maniglie delle porte, ma non è raro che si sviluppino anche tra rapporti interpersonali. In altri casi può avvenire anche tramite rapporti sessuali o trasmissione materno-fetale.
Nelle ultime ore si è parlato molto di questo batterio a causa degli eventi accaduti al Policlinico Tor Vergata di Roma nell’estate del 2017 quando di 47 pazienti ricoverati 12 sono stati infettati e 9 sono morti.
Cos’è la Klebsiella: i sintomi
I segni clinici, per capire se si tratta di infezione da Klebisiella sono difficili da individuare poiché risultano simili a quelli associati ad infezioni da batteri gram-negativi.
La Klebisiella può manifestarsi con:
- Polmoniti e infezioni delle vie aeree superiori. In questo caso il batterio colpisce tipicamente uno dei lobi superiori del polmone, ma non è esclusa l’infezione anche dei lobi inferiori.
- Infezioni delle vie urinarie.
- Infezioni delle ferite.
- Osteomielite.
- Meningite.
- Ulcere genitali.
- Batteriemia (infezioni del sangue).
Questo tipo di infezione si presenta più spesso negli individui che hanno un sistema immunitario già compromesso.
Per diagnosticare correttamente la Klebsiella è necessario un esame che includa la ricerca di fattori che predispongono l’individuo allo sviluppo dell’infezione, come eventuali ferite, ustioni ed altri potenziali siti di accesso per i batteri in questione.
In alcuni casi i risultati sierologici non bastano per la diagnosi. La conferma infatti si basa sull’identificazione della specie responsabile mediante coltura e caratterizzazione biochimica di campioni di tessuto prelevati dai possibili siti di infezione.
Le cause
I batteri di Klebsiella si trovano normalmente in natura e grazie alla loro capacità di colonizzare una vasta gamma di specie è in grado di essere trasmessa molto facilmente.
Nelle persone sane, tuttavia, di solito non si verifica l’infezione. Chi è più soggetto a questo tipo di infezione come ad altre sono i pazienti immunodeficienti, spesso già ospedalizzati da tempo come avvenuto al Policlinico di Tor Vergata nel 2017.
In molti casi l’infezione può essere riscontrata anche dopo un trattamento antibiotico, che danneggia la flora dell’ospite e permette la crescita eccessiva della popolazione batterica.
Le principali situazioni che agevolano l’infezione da Klebsiella sono le seguenti:
- Ospedalizzazione, specialmente il ricovero in unità di terapia intensiva ed interventi chirurgici;
- Presenza di gravi malattie concomitanti;
- Stati di immunocompromessione;
- Uso prolungato di dispositivi medici invasivi;
- Pratiche di controllo delle infezioni inadeguate.
Come si cura
Per curare l’infezione da Klebisiella bisogna prima capire di che ceppo si tratta.
Le infezioni provocate da questo batterio non sempre sono farmaco-resistenti e ciò significa che in alcuni casi possono essere trattate con antibiotici specifici. Negli ultimi anni infatti un gran numero di questi microrganismi ha sviluppato resistenza agli antibiotici, per cui la terapia può risultare di lunga durata e non sempre può portare ai risultati sperati.
Il trattamento specifico dipende dagli apparati coinvolti e dal luogo in cui si è sviluppata l’infezione. In generale, la terapia iniziale dei pazienti con possibile batteriemia è empirica, ovvero basata sull’esperienza dei casi precedenti.
Nei pazienti vulnerabili, in alcune circostanze nonostante la somministrazione di farmaci antibatterici, può rendersi spesso necessario un trattamento chirurgico, per il drenaggio di un ascesso polmonare.
Il contagio di infezione da Klebsiella ha una distribuzione a livello mondiale. Solitamente però avviene in modo più frequente in aree dell’Europa orientale, Asia meridionale, Africa centrale e in America Latina.
Per prevenire la diffusione della Klebsiella tra i pazienti, è importante che il personale sanitario segua le precauzioni di controllo delle infezioni specifiche, oltre ad adottare procedure di pulizia costanti e rigorose.
Queste strategie partono dal rispetto dell’igiene delle mani e dall’uso di abiti e guanti quando si entra in stanze in cui sono ospitati i pazienti con malattie affetti da infezioni correlate alla Klebsiella in modo da fermarne il contagio.