Quarantasette ricoverati, dodici infettati, nove morti. Sono questi i numeri che raccontano quello che successe nelle corsie del Policlinico Tor Vergata di Roma nell’estate del 2017, quando un batterio molto diffuso negli ambienti ospedalieri, si è rivelato killer per nove dei ricoverati, uccisi da infezione da Klebsiella. Per questa epidemia colposa ipotizzata dagli inquirenti che stanno cercando di ricostruire i fatti,  sono stati rinviati a giudizio ieri tre camici bianche della struttura accusati di negligenza.

Tor Vergata, epidemia colposa: nove morti per infezione da Klebsiella

A doversi difendere dalle accuse, come riporta il Corriere della Sera, saranno l’allora direttore sanitario, la responsabile del reparto di terapia intensiva e la coordinatrice infermieristica . La richiesta di rinvio a giudizio per i tre camici bianche arriva dopo mesi di indagini che hanno scandagliato cartelle cliniche, testimonianze e consulenze, partendo dalla denuncia dei famigliari di due pazienti sui loro decessi avvenuti tra le mura dell’ospedale romano nell’estate del 2017. Il primo caso esaminato è stato quello di Giovanni Cellura ricoverato per polmonite con versamento e aggredito durante la degenza dal batterio klebsiella, il secondo quello relativo a Enrico Bastianelli, arrivato con un trauma cranico in terapia intensiva che contrasse anche lui infezione in reparto.

I tre sanitari per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio sono accusati di negligenza. Si imputa loro di non aver isolato i pazienti affetti da klebisella, di non aver sottoposto a tampone i ricoverati per fugare i dubbi sulla possibile trasmissione dell’infezione, di non aver elaborato un documento relativo alle buone pratiche da seguire concretamente per evitare che l’infezione si propagasse.

Dalle testimonianze è emerso che, in quello specifico momento, non sarebbe stato possibile isolare il paziente uno, perché l’unica stanza disponibile per l’isolamento era occupata da un paziente affetto da meningite.

Nel corso delle indagini una consulenza aveva affermato che la diffusione del batterio, comunissimo in corsia, anche se pericolosissimo, era una problematica “non azzerabile”, ma una seconda consulenza ha ribaltato questa conclusione, sostenendo che la mancata adozione delle misure preventive, una volta accertata la positività alla Klebsiella del primo paziente ha favorito la trasmissione in reparto. Partendo dall’analisi del caso relativo alla morte di Enrico Bastianelli, il perito l’ha ritenuta ascrivibile al mancato rispetto delle precauzioni da contatto.

Consulenze di cui ha tenuto conto il gip che superando il merito dei due casi specifici, tenendo conto di quanto emerso ha aperto un fascicolo per epidemia colposa e ritenuto che ci siano gli elementi per rinviare a giudizio i tre sanitari che dovranno difendersi dall’accusa di negligenza in un processo che vedrà da una parte chi sostiene che non sono state approntate le necessarie precauzioni contro il diffondersi dell’infezione che si è propagata nel reparto di terapia infettiva del Policlinico Tor Vergata nell’estate del 2017, e le parti che invece sosterranno che il diffondersi del batterio klebsiella sia stato inevitabile e il rischio relativo “non azzerabile”.

Klebsiella, come si contrae e come agisce l’infezione

Il batterio killer che ha provocato nell’estate 2017 il decesso di nove ricoverati al Policlinico Tor Vergata, infettando un numero totale di 12 degenti sui 47 in quel momento ricoverati nella struttura ospedaliera universitario, si chiama Klebsiella ed è un micro organismo che provoca un’infenzione considerata ad alta mortalità: più del 50% di chi contrae l’infezione infatti, non sopravvive.

L’infezione da klebsiella è una delle più comuni infezioni che si possono contrarre in ospedale. Il batterio aggredisce infatti gli organismi immunodepressi. L’infezione si propaga per contatto cutaneo, ma anche tramite il contatto con superfici contaminate o attraverso l’area.

La Klebsiella attacca pelle, faringe e apparato digerente e i sintomi dell’infenzione sono gli stessi di una comune influenza: febbre e tosse, quando la situazione diventa più grave però il batterio diventa fatale provocando polmonite, infezioni urinarie e setticemia. L’infezione si cura tramite somministrazione di antibiotico, ma questo tipo di batterio risulta anche piuttosto resistente, tanto da trasformarsi in un batterio killer in più della metà dei casi.