È una storia rimasta senza giustizia, quella di Claudio Domino, il bambino di 11 anni ucciso a colpi di pistola mentre giocava davanti alla cartoleria dei suoi genitori, a Palermo. Una storia lunga 37 anni, iniziata la sera del 7 ottobre 1986 e dai contorni ancora tutti da definire, nonostante le ripetute indagini.

Chi era Claudio Domino e come è morto? Ecco la sua storia

Il piccolo Claudio Domino era nato l’8 gennaio del 1975, a Palermo. Con i suoi genitori viveva nel quartiere San Lorenzo, a pochi passi dalla cartoleria di famiglia, della cui gestione si occupava principalmente la mamma Graziella. Il papà di Claudio, Ninni, lavorava invece nella SIP (l’attuale Telecom) e da poco, nel 1986, aveva ottenuto un appalto per occuparsi, tramite le sue due società, della pulizia della famosa aula bunker, fatta costruire vicino al carcere dell’Ucciardone per ospitare il maxiprocesso di Palermo.

La sera del 7 ottobre del 1986 il bambino, 11 anni, stava giocando spensierato insieme a un amichetto quando, all’improvviso, fu avvicinato da un uomo in sella a una motocicletta e ucciso a colpi di arma da fuoco. Quando venne dato l’allarme e le indagini iniziarono, da subito serrate, si ipotizzarono diverse piste. Qualcuno pensò che il piccolo potesse essere stato preso di mira dopo aver assistito a qualche scena legata alle attività di spaccio della zona in cui viveva; altri dissero che il suo assassino avrebbe voluto vendicarsi del papà, rimasto immischiato nelle sorti del maxiprocesso.

La sua morte in aula destò, in effetti, parecchio scompiglio. Uno dei boss di Cosa Nostra finiti alla sbarra, Giovanni Bontate, decise addirittura di parlare, per prendere distanza dai fatti. Si riferì alla vicenda parlando di “atto di barbarie”. Anni dopo, diventato collaboratore di giustizia, Salvatore Cancemi ribadirà, per confermare il mancato coinvolgimento dell’organizzazione mafiosa nella vicenda che

subito dopo l’omicidio di Claudio Domino, Totò Riina riunì la Commissione e ordinò che tutti noi dovevamo impegnarci a scoprire i colpevoli e punirli.

Ma i colpevoli non sono ancora stati trovati

Nonostante i continui appelli della famiglia, la storia di Claudio Domino è ancora senza giustizia. E per tanti anni è rimasta nell’oblio. È solo grazie alla forza dei genitori del bimbo se, di recente, si è tornati a parlarne. La Procura di Palermo ha infatti riniziato ad indagare sul caso. I nuovi accertamenti sono partiti nel 2021 ma, da allora, non si hanno ancora notizie.

Quanto dovremo ancora aspettare? Sono passati 37 anni, nostro figlio non può essere lasciato senza giustizia,

ha dichiarato la mamma ricordando l’anniversario di oggi, 7 ottobre. Per l’occasione a Palermo si terrà una manifestazione in suo onore. La famiglia intanto soffre. E spera nella verità. L’ultima pista seguita aveva portato a Salvatore Graffagnino, proprietario di un bar che aveva sede nella stessa via interessata dall’omicidio del piccolo Claudio, coinvolto in attività illecite e poi ucciso per mano mafiosa. Secondo alcuni sarebbe stato lui il mandante del delitto. Ma si tratta di una voce, una congettura che – nei fatti – non ha mai trovato conferma, come le altre passate al vaglio.

La speranza era che sul caso potesse fare chiarezza Matteo Messina Denaro che, dopo essere stato arrestato, ci aveva tenuto, ad esempio, a prendere le distanze dall’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, rapito e ucciso all’età di 12 anni nel 1996. Speranza spentasi il 25 settembre scorso con la morte del boss, avvenuta a causa di un tumore al colon a pochi mesi di distanza dal suo ingresso nel carcere de “Le Costarelle” de L’Aquila. La mamma di Claudio gli aveva addirittura indirizzato una lettera, chiedendogli di mettersi le mani sul cuore e parlare.

In questo articolo la ricostruzione del ruolo del boss nelle parole del Procuratore capo di Trapani, Gabriele Paci, dopo il suo decesso in ospedale: Matteo Messina Denaro “ha giocato su più tavoli”.