Richiedere la pensione anticipata flessibile a 62 anni potrebbe escludere l’opzione bonus e sicuramente non sarebbe un altro passo avanti per l’aumento degli stipendi e la riduzione delle ore di lavoro. Dopo l’entrata a regime della pensione anticipata flessibile, è arrivato il momento di chiedersi se la famosa opzione correlata alla misura sia la soluzione giusta per tutelare i pensionati e i futuri pensionandi. L’opzione bonus è rappresentata dall‘incentivo al posticipo del pensionamento.
Una scelta economica prevista nell’ordinamento previdenziale volta a rafforzare il piano aziendale. Un sistema “armonioso” in cui il lavoratore, pur potendo collocarsi in pensione, ne ritarda l’uscita ricevendo in cambio un aumento dello stipendio e un orario lavorativo ridotto.
La pensione anticipata flessibile a 62 anni si basa su una partenza buona di per sé, vista la correlazione tra l’aumento dello stipendio e un lavoro svolto con un orario ridotto, dunque più flessibile rispetto agli altri dipendenti.
Tuttavia, questa tipologia di opzione potrebbe nascondere non poche insidie. Considerato che la misura scadrà il 31 dicembre 2023 e che molto probabilmente sarà rinnovata per il 2024, analizziamo nel dettaglio le caratteristiche principali della pensione anticipata flessibile, ma soprattutto l’opzione che porta alla richiesta del posticipo del pensionamento.
La pensione anticipata flessibile a 62 anni
La pensione anticipata flessibile è una prestazione economica riconosciuta dall’INPS, a domanda, ai lavoratori che entro il 31 dicembre 2023, maturano i seguenti requisiti:
- un’età anagrafica pari a 62 anni;
- un accumulo contributivo di almeno 41 anni.
Possono accedere a questo trattamento i lavoratori registrati presso l’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO), inclusi quelli iscritti presso il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD); le gestioni speciali, alla Gestione Separata e altre forme sostitutive ed esclusive della gestione INPS.
Il trattamento viene escluso per i lavoratori che rientrano in queste categorie:
- Forze armate;
- Forze di Polizia e di Polizia penitenziaria;
- operativo del corpo nazionale dei Vigili del fuoco;
- Guardia di finanza.
Quanto tempo prima si fa la domanda per andare in pensione?
In linea generale, le quote stabilite sulla base di due elementi: età anagrafica e anzianità contributiva. L’INPS eroga la pensione anticipata flessibile con Quota 103 ai lavoratori dipendenti e autonomi che perfezionano i seguenti requisiti: 62 anni di età e almeno 41 anni di contributi.
Secondo quanto si legge nella sezione INPS dedicata alla pagina dedicata alla pensione anticipata flessibile, i lavoratori dipendenti che perfezionano i requisiti a partire dal 1° gennaio 2023, ottengono il diritto alla decorrenza del trattamento dopo una finestra mobile di tre mesi dalla maturazione dei requisiti.
Il personale del comparto scuola e dell’Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica (AFAM) conseguono il diritto alla decorrenza del trattamento nel periodo compreso tra il 1° settembre e il 1° novembre.
Qual è l’importo della pensione anticipata flessibile Quota 103?
L’INPS per la misura Quota 103 riconosce al lavoratore una rendita mensile non superiore a 5 vole il trattamento minimo fissato dalla normativa vigente.
Pertanto, per il 2023, la pensione anticipata flessibile a 62 anni permette di ricevere un assegno mensile dell’importo massimo di 2.839,70 euro lordi al mese. Solo al raggiungimento dell’età pensionabile prevista per la pensione di vecchiaia, a 67 anni di età, l’INPS riconosce l’intero importo del trattamento economico previdenziale.
Che cosa è il bonus INPS o incentivo al posticipo del pensionamento?
Il governo italiano ha istituto un incentivo al posticipo del pensionamento nella legge di Bilancio 2023. Si tratta di bonus Maroni riconosciuto ai lavoratori dipendenti che perfezionano i requisiti normativi previsti per l’accesso alla pensione anticipata flessibile con Quota 103.
I lavoratori che perfezionano il diritto alla pensione anticipata flessibile possono scegliere di proseguire il percorso lavorativo, rinunciando alla quota prevista per l’accredito contributivo per il versamento dei contributi IVS. In questo caso, la scelta dell’opzione al bonus comportata l’aumento della busta paga a seguito della corresponsione della quota di contributi IVS.
L’INPS, nella circolare n. 82 pubblicata il 22 settembre 2023, spiega gli adempimenti previdenziali correlati all’incentivo al posticipo del pensionamento, fornendo dei chiarimenti specifici per coloro che rinunciano a tale opzione.
In sostanza, la legge permette ai lavoratori che hanno perfezionato i requisiti per l’accesso alla pensione anticipata flessibile di decidere di proseguire l’attività lavorativa dipendente, richiedendo l’incentivo al posticipo del pensionamento e quindi rinunciando all’accredito contributivo relativo alla quota dei contributi previdenziali a loro carico previsti per l’Assicurazione generale per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti o altre forme sostitutive ed esclusive.
L’opzione correlata alla rinuncia dell’accredito contributivo produce diverse conseguenze, tra cui:
- il datore di lavoro è sollevato dall’obbligo di versamento contributivo della quota IVS a carico del lavoratore che esercita tale facoltà. Resta l’obbligo di versamento contributivo della quota IVS a carico del datore di lavoro.
- gli importi correlati alla quota di contribuzione IVS a carico del lavoratore, per effetto della rinuncia, sono erogati direttamente in busta paga.
Se il lavoratore cambia lavoro perde l’opzione al bonus INPS?
La normativa previdenziale su questo quesito è molto chiara. Nelle ipotesi di variazione del datore di lavoro, la scelta del lavoratore di avvalersi dell’incentivo al posticipo al pensionamento viene applicata in modo automatica sul nuovo rapporto di lavoro. Si tratta dell’applicazione di una disposizione normativa contenuta nell’articolo 2, comma 5, del decreto attuativo.
L’INPS provvede alla comunicazione della presenza dell’incentivo al nuovo datore di lavoro attraverso il servizio “Comunicazione bidirezionale”.
Come funziona il bonus INPS ai fini dell’accesso alla pensione anticipata flessibile a 62 anni di età?
L’opzione bonus consiste nell’abbattimento totale della quota della contribuzione dovuta dal lavoratore, che viene girata nella busta paga del lavoratore stesso. Di conseguenza, si verificano le condizioni che portano all’aumento della retribuzione.
Tuttavia, è importante sottolineare che tale incentivo non riveste il carattere di incentivo all’assunzione e, quindi, non comporta l’applicazione di ulteriori benefici previsti in materia di incentivi all’occupazione stabiliti nell’articolo 31 del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 150.
Da un punto di vista pensionistico, i periodi legati all’incentivo al posticipo al pensionamento comportano una diminuzione dell’aliquota di finanziamento e di computo, ma non influiscono sulla quota prevista per la retribuzione pensionabile. Tuttavia, per quanto riguarda la quota contributiva, l’applicazione dell’esonero produce effetti sul montante contributivo.