Riforma pensioni 2024, l’aumento della spesa previdenziale – ulteriormente certificata dopo la discussione della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Nadef) – allontana le misure più urgenti, con novità limitate che si potranno fare per uscire in anticipo dal lavoro. È quanto trapela da ambienti governativi, soprattutto in considerazione delle stime della Nadef che quantificano in oltre il 16% la spesa previdenziale rispetto al Prodotto interno lordo (Pil), con un picco del 17% nel 2042. 

Il dato più importante è, in ogni modo, la crescita del costo delle pensioni. Oltre 64 miliardi si spenderanno in più nei quattro anni a partire dal 2022 e fino al 2026. Nel prossimo anno, nel dettaglio, addirittura la spesa previdenziale dovrebbe salire di 23 miliardi di euro per effetto dell’indicizzazione degli assegni al tasso di inflazione, co una crescita addirittura superiore a quella stimata nel Documento di economia e finanza (Def) di aprile scorso (7,3% di aumento spesa rispetto al 7,1%). Tuttavia, l’aumento della spesa previdenziale non è dovuto solo all’indicizzazione delle pensioni, ma anche all’effetto a scalare di quota 100

Riforma pensioni 2024, l’aumento della spesa previdenziale allontana le misure più urgenti: ecco cosa si farà per uscire in anticipo 

La misura di pensione anticipata, introdotta nel 2019 e per tre anni in via sperimentale, oltre a consentire negli anni a chi abbia già maturato i requisiti di uscita dell’età (62 anni) e di contributi (38 anni), di poter continuare a esercitare il proprio diritto di andare in pensione, incrementa la spesa con le centinaia di migliaia di lavoratori che sono potuti andare in pensione anzitempo, senza penalizzazioni sull’assegno mensile. 

Per questi motivi, le misure di pensione che arriveranno nel prossimo anno, non potranno che essere degli interventi ponte, a iniziare dalla conferma di quota 103 che, durante il 2023, non ha prodotto un aumento di spesa allarmante. Il sistema consente di andare in pensione all’età di 62 anni, unitamente a 41 anni di contributi versati. Per questa caratteristica, la misura concentra le richieste di pensione anticipata di una parte, seppure piccola, di lavoratori che abbiano iniziato a lavorare in età giovanile. 

Pensioni, cosa si farà nel 2024: quota 41 in uscita solo se si raggiunge quota 103 

Tuttavia, il grosso dei lavoratori precoci ha maturato la quota 41 anche prima di compiere 60 anni di età, ma mancando proprio del requisito anagrafico non può andare in pensione con quota 103. L’attesa sarà per i prossimi anni, eventualmente con l’introduzione della quota 41 per tutti, svuotata dal paletto anagrafico e degli altri vincoli dell’attuale strumento di uscita che prevede un anno di contributi versati entro i 19 anni di età e il ricadere in una delle situazioni di disagio economico o sociale dell’Ape sociale. 

Novità pensione anticipata opzione donna: mix con Ape sociale e uscita lavoratrici impiegate in mansioni gravose 

Novità sono attese per quanto concerne l’opzione donna che dovrebbe essere riformata per arrivare a una misura di mezzo con l’Ape sociale. L’uscita delle lavoratrici dovrebbe prevedere il requisito minimo di pensionamento a 60 o a 61 anni ma occorrerebbe rientrare in alcune categorie di lavoratrici addette in mansioni gravose. Gli sconti potrebbero ricadere in presenza di figli, di uno o due anni. 

Proprio su opzione donna, le novità di riforma della misura sono andate avanti negli ultimi mesi dato il fallimento dei nuovi requisiti introdotti con la scorsa legge di Bilancio. L’introduzione dei requisiti dell’Ape sociale, oltre all’età minima di 60 anni, i 35 anni di contributi e il ricalcolo contributivo, hanno permesso a pochissime migliaia di lavoratrici di poter andare in pensione anticipata nel 2023.

L’ipotesi è quella di creare un sorta di Ape donna, con requisiti anagrafici di poco aumentati, ma con uno o due anni di sconto rispetto ai 63 anni richiesti per l’Ape sociale, oltre a un anno di sconto sui contributi (35 anni anziché 36).