L’inconfondibile capello brizzolato, un pezzo di storia in casa Juventus. Fabrizio Ravanelli è stato un attaccante pazzesco, uno dei più forti in Italia negli anni Novanta e con i bianconeri ha vissuto gli anni più importanti della sua carriera. Scudetto, Coppa Italia, Supercoppa ma anche Coppa Uefa e Champions League, nel suo palmarès non manca proprio niente. Quattro stagioni con la Vecchia Signora, oltre 100 presenze e più di 40 gol realizzati, il bomber perugino ha legato il suo nome alla storia del club torinese, di cui è rimasto tifoso. Per commentare il derby della Mole, Ravanelli è intervenuto in esclusiva a Tag24.
Derby della Mole, Ravanelli a Tag24
Tutto è pronto, mancano meno di ventiquattro ore al fischio di inizio di Juventus-Torino. La squadra di mister Allegri dovrà fare fronte a un paio di assenze importanti, ma anche Juric non avrà la rosa al completo. Come ha confermato il tecnico stesso in conferenza stampa domani non potrà contare né su Vlahovic, né su Chiesa, ma i bianconeri hanno una rosa profonda su cui poter contare. Eppure in una stracittadina è sempre difficile individuare una favorita. Lo sa bene Fabrizio Ravanelli, che ha vestito la maglia della Juve dal 1992 al 1996, ed è intervenuto in esclusiva a Tag24 per commentare il derby della Mole.
Juventus-Torino, cosa ti aspetti?
“Il derby della Mole è sempre particolare, le due tifoserie ci tengono molto ed è una partita diversa da tutte le altre. Non c’è mai una squadra davvero favorita, si parte da un 50 e 50. Quello che sarà opportuno per la Juve è cercare di fare i tre punti anche se non sarà facile. È chiaro che sulla carta i bianconeri sono più forti del Toro, ma sono match delicati ed è sempre difficile fare previsioni. Mi è capitato di giocare una squadra fortissima, con cui ho vinto lo scudetto, ma abbiamo perso il derby. È sempre una partita a sé”.
Da ex attaccante, cosa pensi dell’assenza di Vlahovic?
“Non penso che la Juventus sia dipendente da Vlahovic ma è chiaro che quando non c’è si sente. Anche nel derby sarà una mancanza importante. Ma non è l’unico calciatore in grado di fare la differenza. A me piace molto Kean, è un giocatore di grande talento. Certo l’assenza del serbo non ci voleva perché ha iniziato molto bene e per il reparto offensivo è un punto di riferimento, mi dispiace che non ci sia. Una grande quadra come la Juve però non può dipendere da un solo giocatore, neanche se a questo aggiungiamo anche l’assenza di Chiesa. È un club troppo importante e Allegri ha altri giocatori che li possono sostituire alla grande”.
A proposito di Allegri, è un tecnico che divide molto. A te piace?
“Gli juventini sono divisi tra chi lo ama e chi lo odia. Sono stato calciatore e sono ambasciatore Juventus, non lo dico perché me ne voglio lavare le mani, finché ci sarà lui sulla panchina sarò sempre dalla sua parte. Mi sembra la cosa più giusta e rispettosa. Ho il cuore juventino, porterò sempre avanti il progetto del club. Non sono disfattista, come la maggior parte della gente. Non mi piacciono le critiche gratuite, ho una mia idea di calcio, essendo allenatore, ma in questo momento credo che Allegri vada sostenuto e meriti fiducia. Penso che anche lui, quando necessario, debba fare autocritica. Ci sono momenti in cui ti riesce tutto e altri in cui fai fatica anche a leggere la partita. Gli auguro di poter mettere sempre in campo la squadra migliore e di essere il condottiero da qui alla fine del campionato per portarla più in alto possibile”.
Può lottare per lo scudetto?
“Napoli, Inter e Milan a mio avviso hanno qualcosa di più, sulla carta i nerazzurri sono i più forti. È chiaro però che dovremo vedere come andranno le cose a lungo termine. La Champions richiede un dispendio di energie notevole e i bianconeri lì potranno rubare qualcosa. In questo momento non devono far altro che restare attaccati al gruppo in vetta, giocare partita dopo partita e fare più punti possibile. Poi a marzo vedremo dove si trova e a cosa può ambire, in base anche al cammino in Europa delle altre squadre. La Juventus è abituata a lottare per lo scudetto, lo dice la storia. Dal punto di vista qualitativo è un gradino sotto, ma non deve pensarci in questo momento. I giocatori devono entrare in quella juventinità che ha sempre distinto questo club”.
Nella settimana delle Coppe europee, quanto manca non vedere la Juve?
“Moltissimo, in giorni simili l’assenza in casa Juventus si sente ancora di più. Sono competizioni importanti, a cui i bianconeri sono abituati ed è logico che giocatori, club e tifosi non sono abituati a non esserci. Purtroppo è successo, più per questioni extra campo che altro. Però adesso la cosa principale è quella di non abbattersi, di rimanere concentrati e di continuare sulla strada intrapresa perché questa squadra deve arrivare tra le prime quattro”.
Però può essere anche un vantaggio per i bianconeri?
“Non giocando in Europa la Juventus può avere più energia per il campionato, ma è altrettanto vero che le partite di Coppa servono per dare entusiasmo e aiutano le squadre a maturare. Solo alzando l’asticella, giocando in Champions League, si crea quella mentalità vincente che la Juventus ha sempre avuto. Quella è casa dei bianconeri ed è lì che deve tornare perché questo aiuta a crescere sia dal punto di vista individuale che come squadra. La Vecchia Signora deve tornare quel club schiaccia sassi che è sempre stato in Italia”.