Nuovi dati arrivano a fotografare il rapporto tra donne e lavoro in Italia, e confermano che i numeri dell’occupazione femminile nel nostro paese rimangono troppo bassi, soprattutto a fronte di una potenziale forza lavoro sempre più qualificata.
Le donne italiane studiano infatti di più degli uomini, ma nonostante un tasso d’istruzione maggiore, il divario occupazionale di genere nel 2022 si è allargato. Le donne nel nostro paese sono sempre più istruite ma lavorano in numero molto minore degli uomini. Lo rivela il rapporto Istat “Livelli di istruzione e ritorni occupazionali. Anno 2022”che conferma un divario esistente che non si riesce ad appianare, ma nemmeno a stabilizzare, visto che i dati relativi all’anno passato hanno visto aumentare la forbice.
In Italia, donne più istruite ma con meno lavoro: più anni di studio, ma poca occupazione
La popolazione femminile italiana è considerevolmente più istruita di quella maschile. Un divario che risulta particolarmente evidente tra i giovani, nella fascia di età 25-34. Le ragazze italiane che sono arrivate a laurearsi sono infatti il 35,5% contro il 23.1% dei coetanei. Nonostante questo notevole vantaggio a livello di competenze, le donne occupate sono considerevolmente meno degli uomini che lavorano: solo il 57,3% rispetto al 78%. Il differenziale occupazionale di genere in Italia, rilevato dall’Istat per il 2022, è inoltre in aumento rispetto ai valori registrati nell’ anno precedente ed è anche maggiore rispetto al divario occupazionale di genere medio registrato in territorio UE.
Il report Istat illustra che il divario occupazionale tra uomini e donne diminuisce però con l’accrescere del livello di istruzione: tra i laureati infatti è di 7,7 punti percentuali, mentre tra le persone di bassa o media scolarizzazione la forbice aumenta significativamente, variando tra i 21 e i 32,2 punti.
Lo svantaggio occupazionale delle donne laureate nei confronti degli uomini registra con valori maggiori nelle aree socio-economiche, giuridiche e nelle discipline Stem, uno svantaggio che non sembra essere legato al minor numero di donne impegnate in questi percorsi. I numeri osservati, sono tali infatti anche a parità di area disciplinare , ed evidenziano un gap occupazionale che supera il 10%.
Analizzando i dati nella sola fascia di popolazione femminile si evidenzia che le più occupate nel mondo del lavoro sono le laureate, occupate per il 18% in più delle coetanee in possesso del solo diploma di scuola superiore. Anche rispetto alle medie europee, nel caso di titolo di studio più altro le differenze tendono ad appianarsi e le laureate italiane sono occupate solo per 5% in meno delle pari titolo europee.
Lavoro e istruzione in Italia: dispersione scolastica e giovani Neet
Lo studio dell’Istat evidenzia poi altre fragilità che legano l’istruzione e il sistema occupazionale in Italia, occupandosi di fotografare in particolare la situazione relativa all’abbandono scolastico e quella dei giovani Neet, i ragazzi che non sono impegnati né in percorsi scolastici-formativi, né in una qualsiasi attività lavorativa.
In Italia la quota di giovani che abbandonano la scuola prima di concludere il percorso formativo ammonta al 10%, un valore tra i più alti del territorio Ue e che interessa con qualche punto percentuale in più il Mezzogiorno, seguito dalle regioni del Nord e poi dal Centro Italia.
I giovani considerati Neet, tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano in Italia sono calcolati addirittura il 19%, a fronte di una media europea dell’11%. Di questi ragazzi, più della metà (51,9%) dichiara di aver cercato un’occupazione e stare ancora cercandola, da un periodo più lungo di un anno. Una percentuale che arriva allo sconfortante valore del 62% per i giovani Neet delle regioni meridionali mentre nelle regioni del Centro si ferma al 43,3% e al Nord arriva alla percentuale del 39,5%.