Procedono serrate le indagini per fare luce sulla strage di Brandizzo, costata la vita a cinque operai: stando alle ultime notizie, l’analisi della scatola nera del treno coinvolto nell’incidente ferroviario del 30 agosto scorso avrebbe scagionato una volta per tutte il macchinista alla guida. Sembra infatti che il convoglio sia passato con il semaforo verde e che, in virtù della velocità sostenuta, non avrebbe potuto fermarsi. Negli scorsi giorni nuovi accertamenti avevano interessato i telefoni cellulari sequestrati alle vittime. Restano indagati per disastro ferroviario e omicidio plurimo con dolo eventuale sei persone.

Strage di Brandizzo, le ultime notizie: scagionato il macchinista del treno

Oltre ad Antonio Massa, il tecnico di Rfi che la sera dell’incidente ricopriva il compito di “scorta ditta” e avrebbe dovuto dare il via alle operazioni dopo (e non prima) che la circolazione ferroviaria fosse stata interrotta, sono indagati anche il caposquadra dei lavoratori, Andrea Girardin Gibin, sopravvissuto alla strage, e quattro dirigenti della Sigifer di Borgo Vercelli, l’azienda di cui tutti gli operai morti facevano parte.

Nel mirino degli inquirenti sarebbero finite, in particolare, le procedure di sicurezza adottate dai vertici: dalla testimonianza di diversi ex dipendenti era infatti emerso che iniziare i lavori prima del tempo fosse una prassi. Sembrerebbe dimostrarlo anche il video girato dalla più giovane delle vittime, Kevin Laganà, 22 anni, pochi attimi prima della strage. Video in cui Massa spiega ai lavoratori come comportarsi nel caso in cui arrivi il treno.

Stando a quanto accertato finora, avrebbe comunicato tutta la sera con la dirigente movimento di Rfi di turno a Chivasso e quest’ultima, per almeno tre volte, lo avrebbe avvisato di non dare l’ok. Un treno era in ritardo e lui sapeva che di lì a poco sarebbe passato sulle rotaie che gli operai erano impegnati a sostituire.

L’analisi della scatola nera ha invece scagionato una volta per tutte il macchinista: non solo il semaforo era verde, ma l’uomo avrebbe anche provato a frenare, nonostante la velocità sostenuta da almeno 30 km prima di arrivare a Brandizzo (160 km/h) non glielo permettesse, dimostrandosi, quindi, particolarmente reattivo. A dimostrarlo i segni rinvenuti sul luogo dell’incidente nel corso degli accertamenti.

Al via nuovi accertamenti sui telefoni cellulari dei cinque operai morti

Il macchinista alla guida del treno avrebbe fatto tutto il possibile, in pratica. Ma per gli operai, che non lo avevano visto arrivare, perché erano di spalle, non c’è stato nulla da fare. Gli inquirenti stanno passando al vaglio i loro telefoni cellulari e quelli delle altre persone che in qualche modo sono rimaste coinvolte nella strage.

L’obiettivo è recuperare informazioni che possano aiutare a fare chiarezza sull’accaduto. Si sono tenuti, intanto, i funerali delle vittime: oltre a Laganà hanno perso la vita anche Giuseppe Aversa, 49 anni; Giuseppe Saverio Lombardo, 52 anni; Michael Zanera, 34 anni, e Giuseppe Sorvillo, 43 anni.

Quella sera avrebbero dovuto svolgere un altro lavoro, che alla fine era saltato. Per questo si trovavano a Brandizzo. Uno scherzo del destino, come quello che il giorno prima dell’incidente aveva portato uno di loro a scrivere sui social: “Dio vuole dirmi qualcosa”. Mentre lavorava su un binario gli era apparso il simbolo di una croce e lui ci aveva visto un segno. Con il senno di poi, chissà se davvero non lo fosse.

Un altro incidente, intanto, ha sconvolto l’Italia: quello che a Mestre, vicino Venezia, ha strappato alla vita 21 persone, ferendone 15. Si trovavano a bordo di un autobus elettrico quando quest’ultimo, per cause ancora da chiarire, avrebbe sbandato, superando il guardrail e precipitando dal cavalcavia. Oltre all’autista in venti, tutti turisti, non ce l’hanno fatta.