Una casa-studio televisivo con le luci sempre accese e in cui non si dorme mai, pranzo e cena quando capita e, per sgranchirsi le gambe, un giardino. Insomma, la casa del Gf non è proprio consigliabile per un atleta. Figuriamoci la giusta dimensione di Alex Schwazer per preparare un’Olimpiade a cui, peraltro, dovrebbe qualificarsi per miracolo e solo previa uno sconto di pena. La squalifica termina il 7 luglio, i Giochi di Parigi iniziano il 26… La medaglia d’argento ai Mondiali di Stoccarda del ’93 e bronzo olimpico a Barcellona ’92 Giovanni De Benedictis è a dir poco dubbioso. “La vedo semplicemente una trovata per accrescere la propria immagine”, dice il 55enne ex marciatore pescarese e oggi carabiniere capo equipaggio del Nucleo Radiomobile di Montesilvano. Pensione tra sette mesi e tanti bei ricordi legati allo sport.

L’ex campione della marcia Giovanni De Benedictis: “Schwazer dal Gf 2023 alle Olimpiadi? Impossibile”

D: Non rappresenta un bel ricordo la sua partecipazione al documentario sul marciatore andato in onda su Netflix. Perché, alla fine, non l’abbiamo vista?
R: Semplicemente non ho firmato la liberatoria perché inizialmente mi erano state date delle garanzie. Avevo chiesto di vedere il montato. All’inizio mi avevano detto , poi invece che non sarebbe stato possibile. Mi hanno inviato un pezzo da 30 secondi, dopo che siamo stati lì per una giornata e avevo rilasciato una lunga intervista combinata con mio fratello (Mario, che curò la parte tecnica di Schwazer; ndr). Visto che ero l’unica voce fuori dal coro mi sono tirato indietro, anche perché si possono interpretare male le cose se non vengono montate come si deve.

D: E in quei 30 secondi cosa diceva?
R: Hanno estrapolato qualcosa di quanto avevo detto, ma non mi è piaciuto.

D: Nei restanti minuti invece?
R: Parlavo di tante cose. Ho raccontato un periodo della mia vita nell’atletica piuttosto lungo e si parlava di doping in generale, non solo di Schwazer. Mio fratello però dovette rifare tutto perché c’erano anche dei botta e risposta. Io voglio molto bene a mio fratello, una persona importantissima per me anche perché è stato anche mio allenatore personale. E sono stato sempre contrario al regalo che ha fatto a Schwazer (appunto accettando di seguirlo, ndr). Lui lavorava sulla tecnica, Sandro Donati su tutto il resto. E io nell’intervista criticavo il progetto intorno ad Alex.

D: Perché?
R: La lealtà sportiva è per me la prima cosa. È vero che Schwazer ha pianto tanto in televisione, ma io Alex lo conosco bene, ero capitano della squadra azzurra quando prestò giuramento alla sua prima convocazione in Nazionale. Per me la sua figura del campione è scomparsa all’ammissione delle pratiche dopanti a cui si era sottoposto. Per me un atleta positivo al doping dovrebbe essere squalificato a vita.

D: Quindi i vostri contatti sono finiti?
R: Dico solo che ho maturato la convinzione che ad Alex non avrebbero dovuto concedere una seconda e una terza possibilità.

“Quando Alex parla in tv riesce a convincere tanta gente. Agli addetti ai lavori, però, certe cose fanno ridere”

D: Cosa pensa allora di questi strani allenamenti al Grande Fratello?
R: Quella poca credibilità che aveva prima…

D: Intende dire che l’ha persa?
R: Quando parla in tv riesce a convincere l’80-90% degli ascoltatori perché è bravo e perché un utente che non ha mai praticato atletica è facile da convincere. È questo il suo obiettivo. Ai pochi addetti ai lavori che restano, però, certe cose fanno ridere. Anche il fatto che adesso stia chiuso in una casa, dove il presupposto è soffrire e restare al chiuso…. Un atleta che ha obiettivi ambiziosi non può allenarsi sul tapis roulant né accettare un’alimentazione scorretta.

D: In che rapporti è lei con Sandro Donati?
R: Ricordo i raduni giovanili. Per me, per tutti noi, era un mito. Un grande tecnico. Però non lo stimo più come un tempo. Quando mio fratello mi illustro il progetto Schwazer gli mostrai tutto il mio scetticismo. Io credo che il doping ti lasci qualche beneficio permanente: se ti dopi hai finito.

“La protesta contro i controlli a sorpresa non regge”

D: E i suoi controlli?
R: Credo di essere stato uno degli atleti più controllati a inizio anni ’90. Ero sempre tra i primi dieci al mondo e allora venivo sottoposto a controlli. Nei raduni c’era sempre il medico a bussare.

D: Una delle contestazioni del clan Schwazer è stata il controllo a sorpresa a Capodanno.
R: Diciamo che era una data poco probabile, ma tu firmi un contratto in cui dici che ti trovi a Roma. Poi perché torni a casa? Non reggono le date, le differenze. È tutto poco credibile. Un atleta deve aspettarsi un controllo in qualsiasi giorno dell’anno.

D: Aveva detto questo nel documentario?
R: Questo e altro, perché avevo citato anche altri atleti che non voglio nominare.

D: Italiani o stranieri?
R: Italiani.

D: Marciatori?
R: . Io parlo soltanto di ciò che ho avuto intorno.

D: Esistono due partiti. Quello pro e quello contro Schwazer. Non le sembra assurdo?
R: C’è un partito che la pensa come me che partito non è: è pura coscienza. Chi ha gli occhi aperti ha visto cosa è successo e poi c’è il popolino. Nutro un sano disprezzo per quelle persone che applaudono senza sapere perché. Alex è fuori dallo sport da otto anni oramai. A quarant’anni ha la presunzione, la rabbia, la convinzione di tornare per cosa? Tra l’altro, visto lo stato attuale della marcia italiana, devi anche guadagnartelo. Tu pretendi di tornare dopo tanti anni e ottenere la maglia azzurra? A meno che dietro non ci sia un altro obiettivo e cioè riparare l’immagine e guadagnare qualche soldino, perché immagino abbia speso tanto in avvocati.

D: E il suo rapporto con la marcia?
R: Io sono felice. Ho attraversato il periodo di gare forse più brutto quanto a doping. C’erano ancora i tedeschi dell’Est, i primi russi che poi sarebbero stati estromessi per doping di Stato. Ma quando mi andava male ero quarto. Sono felice, ma non lo rifarei.

D: Perché?
R: Perché i sacrifici sono tanti e tanti mi hanno dimenticato. La città, la federazione,… Mi sono reinventato. Combatto il crimine e tra sette mesi andrò in pensione. Felice, punto.