Cos’è la tokenomics? Sono in molti a porsi questa domanda, soprattutto tra coloro che non sono esperti di tecnologie di ultima generazione. Una domanda resa spontanea dal fatto che spesso, parlando di criptovalute viene utilizzato questo termine.

In effetti la tokenomics rappresenta un aspetto molto importante da esaminare in fase di valutazione di qualsiasi valuta virtuale. Se un progetto è in grado di esibirne una adeguata può infatti costituire un buon asset su cui investire. In caso contrario, è meglio tenersene al largo, per evitare di perdere i propri soldi.

Tokenomics: cos’è e in cosa consiste la sua importanza

Le criptovalute che si affacciano sul mercato, necessitano di un buon biglietto da visita per incoraggiare gli investitori a puntare su di esse. Il documento che viene approntato per soddisfare tale esigenza è il white paper. Il libro bianco, a sua volta, fa proprio di una adeguata tokenomics il suo principale punto di forza.

Con questo termine, infatti, si vanno ad indicare una serie di fattori estremamente importanti, in particolare le regole che informano il piano di sviluppo del progetto interessato. In pratica, le aziende indicano cosa faranno e cosa invece escluderanno nell’ambito del processo di crescita immaginato. Si tratta di un processo del tutto simile a quello che caratterizza le decisioni che vengono prese dalle banche centrali quando si tratta di stampare denaro. Per poterlo usare come strumento di crescita per l’economia, di volta in volta si attuano provvedimenti dai quali dipende non solo l’attitudine alla spesa dei consumatori, ma anche il mercato dei prestiti e il rispamio.

La vera differenza tra il denaro reale e quello virtuale è da rintracciare nel fatto che, a differenza di quanto avviene per il primo, il secondo va ad implementare nel suo codice politiche che poi non saranno più modificate nel corso del tempo. A renderlo impossibile è proprio il fatto che le criptovalute girino sulla blockchain, ove i dati immessi non possono essere modificati.

Un esempio di tokenomics: il Bitcoin

Per capire meglio il discorso fatto sin qui, prendiamo in prestito la regina delle criptovalute e il suo white paper. Satoshi Nakamoto, in fase di redazione del suo business plan, indicò chiaramente il limite massimo di token in offerta, fissandolo a 21 milioni. Dopo che saranno stati emessi non ne potranno essere aggiunti altri, facendo di BTC un bene finito. Con le ricadute immaginabili in termini di quotazione.

Anche il modo di creare le monete circolanti fu indicato chiaramente in fase di lancio. Per aggiungere blocchi e convalidare le transazioni che avvengono sulla sua rete, è previsto il mining. Ovvero l’attività di calcolo che comporta l’impiego di macchinari molto potenti e costosi. Chi partecipa al mining viene gratificato da una ricompensa per ogni blocco aggiunto alla catena. Tale ricompensa si dimezza in pratica quattro anni, e dopo il Genesis Block tali ricompense sono passate dai 50 Bitcoin iniziali ai 6,25 odierni.

In pratica, proprio questo genere di tokenomics fa intuire le grandi potenzialità in termini di asset da investimento di Bitcoin. Rende infatti forte il progetto in termini di confronto con altri beni, in quanto va a ridurre con sempre maggiore forza il suo tasso di inflazione. Minor offerta di un bene si traduce sempre in un aumento del prezzo. Proprio quello che ad ogni halving si verifica per BTC.

Quali sono gli elementi chiave per una buona tokenomics?

i fattori decisivi da considerare per stabilire la bontà di una tokenomics, e del progetto cui è collegata, sono i seguenti:

  • l’offerta del token. In particolare quella massima prevista e quella in circolazione. Sulla seconda si può influire tramite il cosiddetto burning, ovvero eliminando dalla circolazione una parte delle monete virtuali, che prelude solitamente ad una crescita della quotazione;
  • la sua utilità. Bitcoin, ad esempio, si proponeva come missione una vera e propria rivoluzione in ambito finanziario, bypassando la necessità di enti centrali. Inoltre, si è immediatamente caratterizzato come risposta alle politiche di esclusione decise dal sistema bancario. Adottandolo, molte persone attualmente escluse dalla possibilità di gestione del patrimonio possono essere incluse nel sistema economico. Ogni token rivendica naturalmente la propria utilità, se si fa eccezione per i meme coin, che rispondono invece a intenti satirici;
  • la sua distribuzione. Non tutte le aziende si comportano in maniera trasparente. Alcune decidono di rilasciare in maniera equa i token, senza allocazioni private, altre decidono di riservarsene una parte, magari per sostenere il piano di sviluppo, più spesso per ricompensare i fondatori del progetto.

Naturalmente questi sono solo alcuni degli elementi che rendono interessante una tokenomics. Prima di aderire all’ipotesi di investirci sopra, però, il nostro consiglio è di esaminarli con grande attenzione tutti, senza fare eccezioni.