La Manifestazione contro la Crisi Climatica organizzata da Fridays for Future è partita questa mattina, 6 ottobre 2023, da piazza della Repubblica per arrivare intorno alle 13 in piazza di Porta San Giovanni. Così come in tutta Italia, sotto lo slogan “#ResistenzaClimatica“, circa 5.000 ragazzi e ragazze si sono radunati oggi per chiedere azioni concrete e più incisive da parte del governo contro l’emergenza climatica ed il corteo ha visto la presenza anche di esponenti dei centri sociali e di slogan contro la polizia.

Ospite della puntata di oggi, venerdì 6 ottobre 2023, la portavoce di Fridays for Future Ester Barel ne ha parlato con Livia Ventimiglia e Simone Lijoi durante la loro trasmissione “AAA – Stabilità cercasi” su Radio Cusano Campus: “E’ il momento di agire, ci sono le soluzioni, ci sono i modi per farlo: il governo non sta andando in quella direzione“.

La portavoce Ester Barel di Fridays for Future sul corteo di Roma: “

Il corteo di oggi a Roma non è l’unico e gli ambientalisti si sono organizzati anche in altre 35 città, con cortei e manifestazioni contro i negazionisti dei cambiamenti climatici e di tutte le problematiche che questi generano (migrazioni, scarsità di risorse idriche, scomparsa di molti ecosistemi, ecc.), ma l’obiettivo principale è criticare il “governo negazionista” di Giorgia Meloni.

A Roma il clima era caldo a causa anche dei recenti scontri che si sono verificati a Torino fra studenti che manifestavano contro il governo e la polizia. Nella Capitale non sono mancati slogan, provocazioni e cori contro la polizia, senza tuttavia sfociare in violenze fisiche.

Questo è stato il settembre più caldo mai registrato nel mondo, come afferma “Copernicus” (agenzia europea che si occupa di rilevazioni satellitari). Raggiunte mentre si trovava in piazza a Milano, la portavoce di Fridays for Future Ester Barel ha detto a tal proposito:

“La crisi climatica purtroppo ha colpito, ci sono le soluzioni, il governo non vuole agire e sta finanziando i combustibili fossili. Già abbiamo visto che la crisi climatica miete vittime. Perché non vengono sbloccati i fondi per le rinnovabili? La crisi climatica è già in azione e abbiamo bisogno di nuovi modi per fare energia e ce li abbiamo già, serve solo la volontà politica per sbloccarli. Vi sto parlando dalla piazza di Milano dove ci sono migliaia di persone: non c’erano solo giovani, ma anche i lavoratori e lavoratrici di Gkn hanno lanciato lo sciopero, i lavoratori e le lavoratrici della Marelli con la Fiom erano in piazza. Quindi non abbiamo scelta se non quella di essere in piazza”.

Il ruolo delle aziende è quindi cruciale ma diverse analisi segnalano come tante stiano ritardando il più possibile i progetti di transizione energetica. Ancora più grave quando sono aziende statali o partecipate statali:

“Stanno continuando a venire approvati progetti fossili, sia tramite banche sia tramite investimenti dannosi, stiamo scegliendo di legarci i prossimi 30 anni e più ad una situazione geopolitica instabile, non si possono approvare più nuovi progetti: l’Eni sta continuando a fare progetti per i combustibili fossili, serve fare pressioni perché non è possibile che una partecipata statale stia attivamente scegliendo di aggravare la crisi climatica. La scienza ce lo sta dicendo da anni! Il 96% delle fonti di ENI viene dai combustibili fossili. Quello che dobbiamo fare è smettere di tagliare fondi che servono invece per una transizione giusta e avvenga: ci sono stati 16 miliardi di tagli alle politiche sociali e ambientali del PNRR: perché non vengono sbloccati i progetti per le rinnovabili? Perché si continua a parlare di Piano Mattei? Ha un nome altisonante ma si tratta di prendere gas nel Nordafrica e quindi continuare ad emettere emissioni. Greenpeace e due ONG ne stanno parlando in questi giorni”.

Cosa chiede Fridays for Future per combattere il negazionismo climatico

Una delle critiche che vengono mosse al governo italiano riguarda il non voler abbandonare, per rientrare negli obiettivi di decarbonizzazione dell’Unione europea, fonti inquinanti come il gas od il carbone, rimandando di continuo gli investimenti a favore del settore elettrico. Ridurre dell’80% le emissioni di gas entro il 2030 sembra al momento un obiettivo che il governo di Meloni non ha interesse a raggiungere. Barel però non è d’accordo e rilancia:

“Certo che si possono raggiungere gli obiettivi: questi obiettivi non sono un qualcosa di distante da noi, sono il fatto di arrivare alla fine del mese, sono il fatto di non morire di inquinamento per l’aria, di non contare su quelle risorse che il pianeta ci dà ma che come stiamo usando adesso finiranno presto e soprattutto non permetteranno a tutti e a tutte di avere accesso ad un quotidiano davvero vivibile. Dobbiamo chiederci: perché si tratta della nostra vita e non di qualcosa di lontano da noi? Adesso stiamo vedendo i primi licenziamenti causati dalla non transizione, per tutti quei manager che si rifiutano di portare avanti le conversioni: abbiamo un paese che verrà tagliato fuori da una serie di mercati che si stanno creando perché da noi è pieno di persone che fanno completo negazionismo climatico. Sono morte delle persone qua a Milano, sono morte in Lombardia, in Emilia-Romagna: quante morti servono per capire che la transizione va portata avanti adesso? La scienza ce lo dice da anni. La volontà delle persone in piazza si sente sempre di più ed è sempre più forte. Questo governo sta facendo negazionismo e non glielo possiamo permettere: noi continueremo a lottare.

E aggiunge:

“Quando parliamo di ambiente non parliamo di qualcosa di diverso e distante da noi, perché a morire saremo noi, anzi lo stiamo già facendo. La crisi climatica è una situazione che pesa su chi è già in difficoltà e lo abbiamo visto già con il caro vita, con il caro bollette. La narrativa del governo è quella di opporsi, però non ci riusciranno, ma lavoro e ambiente non sono separabili: noi non ci stiamo separando e lo stiamo dimostrando molto bene”.

“Troppo tardi per farci immobilizzare dall’eco ansia o dal pessimismo, bisogna agire collettivamente”

L’interesse di Fridays for Future è quello di sensibilizzare le più ampie fasce di popolazione sui problemi che i cambiamenti climatici possono creare sul territorio italiano. L'”eco ansia” non è un qualcosa che riguarda i soli giovani, ma si trasforma in rabbia e disillusione in quei cittadini che sono stati colpiti dai fenomeni climatici estremi nel corso di questi anni (Marche, Emilia-Romagna, ecc.). Gli interventi urgenti non possono destare l’attenzione dei decisori politici solo quando solo collegati ad incidenti o stragi e devono essere particolarmente incisivi e veloci.

La cura del proprio territorio e contro ogni forma di sperequazione delle risorse per ottenere una società alternativa, più sostenibile e giusta è l’obiettivo principale delle manifestazioni che Fridays for Future organizza. Ester Barel aggiunge:

“E’ possibile creare una serie di lavori che vadano nella direzione della sostenibilità: anzi, una serie di premi Nobel hanno parlato in favore di questo, hanno spiegato che si possono creare il triplo di posti di lavoro con le energie rinnovabili, quindi è una questione di investire nelle conversioni, nelle riconversioni da parte dei manager, in politiche industriali che mancano completamente in questo momento ma che si possono fare. Ci sono una serie di lavoratori che hanno capito che l’ecologismo è anche la loro lotta, perché non sono due cose separate. Quindi parliamo di Terni, parliamo di Taranto, parliamo anche di Milano, ma soprattutto in questo momento pensiamo alla Gkn: era un’industria dell’automotive e si sta trasformando autonomamente – perché ovviamente i manager hanno licenziato e lasciato a loro stesse le persone – in un’industria invece sostenibile che produrrà invece cargo biker e pannelli fotovoltaici per l’energia rinnovabile. Quindi esistono una serie di esperimenti dal basso, riusciti, di lavoratori ed ecologisti“.

Infine, ecco l’auspicio di Barel riguardo le azioni future del suo movimento ambientalista:

“Ci vediamo in piazza!”.