I Simpson sono giunti alla 35esima stagione e una 36esima è già in lavorazione.

Scopriamo insieme l’incredibile storia dietro ad uno dei fenomeni televisivi più amati di sempre!

I Simpson compiono 35 anni: come è nata la sit-com: La genesi

Nel 1985, un giovanissimo Matt Groening riceve la telefonata di James L. Brooks, uno tra i produttori più influenti di Hollywood, conosciuto per programmi televisivi di successo come Taxi e Mary Tyler Moore.

Durante un’intervista, Groening raccontò di come Brooks fosse stata la figura chiave per la nascita dei Simpson e dichiarò che «senza la carriera, la reputazione e l’influenza di Brooks ad Hollywood, I Simpson non sarebbero mai andati in onda»

Brooks rivelò all’artista di essere un grande fan del primo fumetto di Groening, Life in Hell, tanto da conservare una striscia del fumetto appesa sulla parete del suo ufficio: la famosa Los Angeles Way of Death che rappresentava i molteplici modi di morire nella città degli angeli.

La striscia gli fu regalata dalla collega Polly Platt.

Il progetto segreto che diede vita ai Simpson

Brooks propose a Groening di incontrarsi per parlare di un progetto segreto per il futuro e nel 1986 il fumettista venne invitato negli studi della Gracie Films, la società di produzione di Brooks per realizzare l’adattamento animato di LIH, che sarebbe andato in onda su FOX durante il Tracey Ullman Show.

In particolare fu Ken Estin, uno dei co-creatori dei Simpson, a voler inserire degli inserti con animali tra un filmato e l’altro dello show. Fu Richard Sakai, produttore dei Simpson a regalare una striscia di Life in Hell ad Estin, che una volta vista dichiarò:

«Quella striscia che Matt ha fatto per Life in Hell era davvero bellissima. Era molto particolare, era spiritosa, il fascino secondo me, con quei dentoni all’infuori e tutto il resto. Così dissi: E se chiedessimo a questo tizio di disegnarci qualcosa di simile, fra una scena e l’altra? È possibile? Vi piace l’idea? Gli altri dissero di sì, e fu così che Matt entrò nella nostra squadra».

Groening però non aveva alcuna intenzione di lavorare ad un adattamento del suo fumetto, sia per paura sia perché avrebbe voluto realizzare qualcosa di totalmente differente per mantenere i diritti esclusivi di LIH.

Inoltre racconta: « All’inizio avevo intenzione di animare i personaggi di “Life in Hell” ma all’ultimo momento ebbi paura e pensai che avrei fallito miseramente. Rovinerò i miei personaggi e dovrò tornare strisciando al mio fumetto e mi inventai dei nuovi personaggi sul momento. Per questo avevano il nome dei miei familiari, non mi sentivo particolarmente creativo in quei 15 minuti ».

15 minuti cambiarono per sempre la storia dei Simpson

In quei 15 minuti, il tempo che gli fu concesso per esprimere ai dirigenti la sua idea, creò una versione abbozzata di quelli che sarebbero diventati I Simpson.

L’artista prese ispirazione da un suo romanzo breve che realizzò alle superiori intitolato The Mean Little Kids, in cui figurava un ragazzino ribelle che ha ispirato la nascita di Bart.

Tra le ispirazioni che hanno portato alla nascita dei Simpson, sicuramente è notevole l’influenza di Mad Magazine, I Peanuts e The Yellow Kid.

«Molte famiglie televisive sono state mutate nei Simpson. Si chiamano come i membri della mia famiglia, ma ho dei fratelli che non ho umiliato dando i loro nomi ai Simpson. Non so chi sia più seccato, chi è stato nominato o chi no» racconta Groening.

I Simpson: gli esordi al The Tracey Ullman Show

Groening ha disegnato il primo prototipo della famiglia Simpson pensando ai suoi familiari: «Mio padre si chiama Homer e mia madre Margaret. Marge le somiglia ed è leggermente più buffa e ho due sorelle: Lisa e Maggie. Se avessi chiamato il bambino Matt, sarebbe stato troppo ovvio, quindi lo cambiai in Bart. Homer è nato con il mio obiettivo sia di divertire mio padre, sia di infastidirlo un po’. Mio padre era un regista e scrittore atletico, creativo, intelligente e l’unica cosa che aveva in comune con Homer era il suo amore per le ciambelle»”.

Quando Matt Groening ha realizzato Homer, ha inserito nella prima stagione dei Simpson la sua firma nell’attaccatura (la M) e nell’orecchio del personaggio.

Il nome completo di Homer è Homer “J” Simpson, il “Jay” è un omaggio a personaggi animati come Bullwinkle J. Moose e Rocket J. Squirrel del The Rocky e Bullwinkle Show, serie televisiva americana del 1959 e trasmessa dalla ABC e dalla NBC.

Il suo debutto nei Simpson risale al cortometraggio del Tracey Ullman Show intitolato Good Night.

È bene sottolineare che nel corso degli anni in molti fan dei Simpson si è innestata la convinzione che la sit-com abbia esordito sul piccolo schermo nel 1989, ma in realtà si tratta di una notizia errata.

La storia dei Simpson inizia ben 4 anni prima, nel 1985, periodo in cui Matt Groening e i suoi collaboratori lavorarono alla costruzione dei caratteri dei personaggi e delle loro storie.

È il 1987 l’anno in cui I Simpson fanno il loro esordio sottoforma di cortometraggi alternati da 1 minuto per il Tracey Ullman Show, sodalizio che è durato fino al 1989.

La famiglia era molto differente esteticamente da come la ricordiamo oggi, i disegni erano rozzi; le bozze dei disegnatori anziché migliorare l’estetica dei personaggi, ricalcavano i disegni di Groening.

A detta di Groening, I Simpson in quel periodo erano in una fase embrionale:

«I primi Simpsons nel The Tracey Ullman Show sono stranissimi, perché non sapevo cosa stavo facendo. Avevo disegnato dei semplici schizzi per gli animatori. Credevo che loro li avrebbero trasformati in cartoni. In realtà animavano semplicemente i miei schizzi»

I Simpson diventano ufficialmente una serie TV

I Simpson divennero ufficialmente la serie TV che tutti noi conosciamo nel 1989, anno in cui venne trasmessa la prima stagione, mentre in Italia arrivò ben due anni dopo, nel 1991 su consiglio di Giorgio Gori alla Mediaset.

Da quella piccola idea di realizzare una storia che ruotasse intorno alla vita di 5 personaggi, Groening insieme ai suoi compagni di avventura Mike Reiss, James L. Brooks, Sam Simon, Al Jean e David Silverman sono arrivati a realizzare qualcosa di più grande: da un ritratto di una famiglia disfunzionale si è giunti all’analisi della società moderna, entrando nella vita dei molteplici personaggi della cittadina di Springfield.

Qualsiasi stereotipo una persona possa immaginare nella propria testa, nei Simpson c’è sicuramente.

Basti pensare a Cletus, lo zoticone di campagna, Barney l’ubriacone della città, il ricco e avaro Signor Burns o Waylon Smithers, lo zerbino succube ed innamorato dell’anziano magnate.

Fino ad arrivare ad uno dei personaggi più interessanti della sit-com, ovvero Lisa Simpson.

C’è sempre un personaggio che nella vita di tutti i giorni ci ricorda le migliori o le peggiori parti di noi stessi o delle persone che conosciamo.

Nessuno degli addetti ai lavori dei Simpson poteva immaginare il grande impatto che la sit-com avrebbe avuto da lì a poco nel settore televisivo.

L’esordio dei Simpson su un’emittente come Fox fu davvero anomalo, in quanto Rupert Murdoch era considerato all’epoca da Moritz Fink, autore de I Simpson – Trent’anni di un mito – il personaggio più antiquato e conservatore che possa esistere.

Non è raro infatti che nei I Simpson gli autori prendano in giro FOX e le idee del network ed è altrettanto singolare che abbiano potuto farlo senza essere censurati o addirittura chiudere i battenti, com’è successo anni dopo con l’acquisizione da parte della Disney.

Il motivo per cui la sit-com è ancora in piedi nonostante le provocazioni risiede in un fattore politico ed economico: FOX ha permesso agli autori di avere carta bianca sul progetto poiché si rifà all’espressione del cinismo all’interno dell’economia liberale ed è coerente con la logica del tardo capitalismo che tende a sfruttare immagini controculturali.

I Simpson guadagnano su tutto e tutti: sulla destra, sulla sinistra e sul centro.

Tutti conoscono I Simpson, in molti li guardano, tanti li amano e altrettanti li odiano.

È questo il punto di forza: la libertà di esprimere il proprio giudizio in un marasma di opinioni differenti.