Il white paper, in italiano libro bianco, rappresenta un altro aspetto molto importante, quando si parla di criptovalute. Il motivo di tale importanza è da collegare al fatto che proprio ad esso spetta il compito di spiegare a cosa serve un determinato progetto e quali obiettivi di fondo si propone.
Il più importante in assoluto è naturalmente quello in cui Satoshi Nakamoto riassunse gli scopi che si prefiggeva Bitcoin all’atto del suo esordio. Ogni criptovaluta ne ha però uno, che dovrebbe essere attentamente letto da coloro che intendono investire il proprio denaro sulla stessa. Proviamo quindi a cercare di capire meglio gli aspetti che sono collegati ai white paper.
White paper: cos’è e in cosa risiede la sua importanza
Il white paper di una criptovaluta rappresenta il documento cui l’azienda proponente affida il compito di spiegare per filo e per segno gli obiettivi che si prefigge un determinato progetto. Naturalmente ognuna di esse lo struttura in modo da privilegiare le informazioni ritenute più importanti. Solitamente, però, i white paper vanno a inglobare al proprio interno una panoramica sugli obiettivi del progetto, le sue peculiarità e una serie di informazioni sul team di sviluppo.
Potrebbero quindi essere interpretati alla stregua di un business plan, con una semplice differenza: sono infatti oggetto di pubblicazione prima del lancio della criptovaluta che cercano di spiegare al grande pubblico. Una caratteristica che, per ovvi motivi, non riguarda i prodotti di uso comune.
In pratica, rappresentano una sorta di biglietto da visita, teso a convincere i mercati sulla bontà della valuta virtuale ad essi collegata. Proprio per questo motivo chi si appresta al lancio di un progetto di finanza decentralizzata riserva particolare attenzione nel corso del processo destinato a sfociare nella pubblicazione. Al tempo stesso sono solitamente molto semplici da consultare, per ovvi motivi.
Quali sono le informazioni contenute al suo interno?
Come abbiamo sin qui ricordato, quindi, i white paper contengono le informazioni ritenute fondamentali dalle società che decidono di lanciare una criptovaluta. Tra le stesse, in particolare, gli obiettivi che il token si propone, ad esempio provando a risolvere un problema molto avvertito da un gran numero di persone.
Inoltre, si prefiggono solitamente il compito di indicare quali aspetti della nostra vita potrebbero essere oggetto di miglioramento utilizzando la criptovaluta che sta per esordire. Queste almeno sono le informazioni di carattere generale che sono contenute al loro interno.
Da un punto di vista strettamente tecnico, invece, generalmente cercano di spiegare il reale funzionamento del progetto. Ad esempio indicando il meccanismo di consenso adottato dalla blockchain, considerato un aspetto molto importante dalle comunità che si raccolgono interno alle varie criptovalute. Da esso, infatti, andrà a dipendere il grado di democrazia interna e la reale possibilità dei partecipanti di incidere realmente sui processi decisionali.
Di solito non mancano poi accenni alla tokenomics, la definizione dei fattori destinati a influire sull’uso e sul valore di un token. In questa particolare categoria vanno a rientrare ad esempio la creazione e la distribuzione, l’offerta e la domanda del token, i meccanismi di incentivazione e i programmi di burn associati.
Infine, non dovrebbe mai mancare il percorso che si intende attuare per condurre a realizzazione il progetto. in particolare un calendario dei lavori che spieghi in maniera esauriente quando il progetto potrebbe fare il suo effettivo ingresso sul mercato di pertinenza.
Il white paper è importante, ma non decisivo
Sinora abbiamo ricordato cosa si intende per white paper di una criptovaluta e il motivo per cui è considerato molto importante. Come fece del resto Satoshi Nakamoto introducendo il suo Bitcoin. In effetti si tratta di un documento in grado non solo di indicare gli obiettivi di un’iniziativa, ma anche di rivelare indizi in grado di farne capire la reale utilità. Senza contare che è possibile trarre indicazioni sull’azienda che lo rilascia e sul gruppo di lavoro cui è affidato il suo sviluppo.
Al tempo stesso, occorre ricordare che il libro bianco non è il token. Addirittura, la sua uscita potrebbe non essere seguita dall’effettivo debutto sul mercato del progetto descritto. A tal proposito, occorre sottolineare che nel corso della cosiddetta bolla delle ICO (Initial Coin Offering) del 2017, un gran numero di proponenti pubblicò il white paper per poi dileguarsi dopo aver raccolto i soldi. Come al solito, quindi, occorre muoversi con prudenza nella consultazione di questo genere di documenti, senza considerarli alla stregua di oro colato.