Cos’è il granchio crocifisso? Si tratta di una specie aliena di grandi dimensioni ritrovata nel mar Ligure davanti alle coste di Genova e di recente anche nel mare Adriatico.

Questo tipo di granchio si sta diffondendo nelle zone del Mediterraneo pur non essendo originario di questa area e può essere in grado di modificare il microambiente ed essere una minaccia per le specie autoctone.

Cos’è il granchio crocifisso: le caratteristiche di questo animale

Il granchio crocifisso è un crostaceo grandi dimensioni: il maschio di questa specie può arrivare ad un chilogrammo di peso e superare i 20 cm di larghezza. La forma del corpo è a ventaglio mentre il carapace risulta completamente liscio di colore marrone se non in alcune linee trasversali più chiare. Proprio a questo suo strano disegno sul guscio deve il suo nome. Sembra infatti che al centro del carapace sia ritratta una croce bianca su sfondo scuro.

L’origine della specie si perde nella leggenda. La tradizione infatti vuole che il sacerdote gesuita Francesco Saverio perse il suo crocifisso nel tentativo di calmare il mare in tempesta in Indonesia. All’indomani, notò emergere dalla riva uno strano granchio che teneva tra le chele proprio il suo crocifisso. Il sacerdote lo benedisse e da quel momento sul carapace apparve indelebile il marchio religioso.

Il granchio crocifisso, il cui nome scientifico è Charybdis feriatus, è diffuso nella regione tropicale e subtropicale dell’oceano indiano e anche di quello Pacifico dove è commercializzato come prodotto alimentare. Può spingersi fino all’Australia o al Giappone ma appare strano trovarlo nei nostri mari, nonostante sia capace di nuotare per lunghe distanze e spingersi anche a 400 metri di profondità.

Gli avvistamenti

Già dal 2004 alcuni esemplari di granchio crocifisso sono stati avvistati nel Mar Mediterraneo. In primo luogo al largo delle coste di Barcellona e poi anche in Italia come a Livorno nel 2015 e Genova nel 2022.

In quest’ultimo caso alcuni pescatori lo hanno rinvenuto nelle reti da pesca di aragoste gettate ad una profondità di 50 metri. L’animale era di sesso femminile ed ancora in vita è stato segnalato al Laboratorio di Biologia della Pesca DISTAV dell’Università di Genova che lo ha trasportato al dipartimento Mediterraneo dell’Acquario di Genova per studiarne il comportamento e le caratteristiche.

Finora tuttavia non era mai stato trovato nelle acque dell’Adriatico e ha quindi fatto scalpore il ritrovamento lungo le coste marchigiane e più precisamente nelle acque territoriali di Senigallia, in provincia di Ancona.

Pur essendo un ottimo nuotatore, gli esperti ritengono che l’animale abbia sfruttato le navi cargo per spostarsi in quella zona di mar Mediterraneo. Sembra però che l’innalzamento della temperatura del mar Mediterraneo stia favorendo la proliferazione di questa nuova specie alinea.

Ecco allora che dopo il granchio blu un’altra tipologia di crostaceo potrebbe presto stanziarsi nel nostro ambiente. I ricercatori sono quindi alle prese con un costante controllo della diffusione di questa specie.

I potenziali rischi

Il numero di esemplari avvistati è ancora limitato e perciò non si può parlare di una vera invasione. La specie però potrebbe avere trovato un’ambiente consono alle proprie necessità e potrebbe dunque stanziarsi in maniera permanente sul nostro territorio. Esattamente come è avvenuto di recente per il granchio blu, il rischio maggiore riguarda la convivenza con le specie locali.

Questo crostaceo potrebbe infatti modificare la flora e la fauna locale e addirittura sterminare alcuni animali ittici locali.

Al momento però le condizioni climatiche non sarebbero tali da replicare l’habitat usuale dell’Oceano Indiano. Tuttavia il costante innalzamento della temperatura del Mar Mediterraneo potrebbe favorire la proliferazione anche nel mar Adriatico e rendere questa specie altamente invasiva e pericolosa per l’equilibrio ambientale locale.