L’operazione “lockdown” ha visto la luce all’alba con l’esecuzione da parte della polizia di Stato delle ordinanze di custodia cautelare: 10 arresti e 15 indagati. Agli indagati è rivolta l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa verso lo stato in merito ai finanziamenti erogati per l’emergenza covid. Dei 10 citati, solo cinque al momento si trovano in carcere, altrettanti sono gli ordini presentazione di fronte alla polizia giudiziaria e obbligo di dimora. Inoltre, è stato comminato dal gip anche il sequestro di beni per una somma di 380mila euro.

Catania, operazione “lockdown”: in manette anche un esponente di spicco del clan del posto

I cinque finiti in carcere sono Paolo Marragony, Alessandro Mirabella, Andrea Pappalardo, Michele Adolfo Valerio Pilato e Gabriele Santapaola, quest’ultimo il più giovane ed esponente di spicco del clan del luogo, l’associazione mafiosa Santapaola-Ercolano. Oltre all’associazione per delinquere finalizzata alla truffa verso lo stato, l’accusa è anche di falso in scrittura privata e falso ideologico in atti pubblici. 

Gli indagati avrebbero sfruttato la semplificazione procedurale indotta dal momento di emergenza che ha permesso a imprese, lavoratori autonomi e titolari di partita iva di accedere a fondi speciali. Il funzionamento della truffa era molto semplice perché prevedeva soltanto l’elaborazione di una documentazione reddituale falsa per ottenere il contributo previsto.

Catania, operazione “lockdown”: le indagini risalgono al marzo 2021

Il provvedimento comminato dal gip di Catania è arrivato a conclusione di una complessa rete di indagine condotta da marzo a novembre del 2021. Una figura chiave all’interno di questo procedimento è quella di Andrea Pappalardo, direttore generale della Co.Fi.San. Consorzio Fidi.

A lui il ruolo di dirigere le istanze fasulle verso collaboratori compiacenti come Mirabella, finito agli arresti. Quest’ultimo avrebbe a sua volta affidato la pratica ad altri funzionari a conoscenza della truffa all’interno di diversi istituti bancari. Al momento le difformità rilevate riguardano almeno 13 differenzi istanze, che hanno ottenuto fondi statali per un totale di 380mila euro.

Non si tratta dell’unica operazione di confisca messa in atto in Sicilia negli ultimi tempi. Un sequestro di 18 milioni, questa volta predisposto dalla Dia, la Direzione Investigativa Antimafia, ha anticipato l’operazione messa in atto dalla Guardia di Finanza, sempre nello stesso centro urbano.