La Open Arms è sbarcata a Marina di Carrara per mettere in salvo i 176 naufraghi soccorsi nella giornata di sabato all’interno delle acque internazionali. Dopo l’attracco, il capitano della nave e la capo missione sono stati sottoposti ad un interrogatorio di 6 ore per ricostruire quanto accaduto nella missione. Al termine del colloquio è stato predisposto il fermo amministrativo per 20 giorni e una multa, l’importo ancora non è reso noto ma compreso tra i 3 e i 10mila euro.
Migranti, in stato di fermo la Open Arms: “Inaccettabile per aver fatto il nostro dovere”
I membri dell’equipaggio e il capitano della missione di Open Arms ribadiscono di aver correttamente agito. Oltre ad aver tratto in salvo i migranti su due imbarcazioni (rispettivamente con 33 e 36 persone a bordo), la nave ha poi risposto ad un secondo allarme lanciato da Seabird per una barca “sovraffollata e in pericolo”.
Sul posto sono state salvate 109 persone, 94 delle quali minori non accompagnati. Una volta concluso il procedimento, l’Open Arms si era inizialmente diretta a Genova perché questo era il porto assegnatole in prima istanza e solo in seguito modificato in Marina di Carrara.
“Abbiamo sempre informato in tempo reale le autorità italiane che non hanno mai fornito una risposta a nessuna delle mail inviate.”
Migranti, in stato di fermo la Open Arms: “Inaccettabile, abbiamo fatto il nostro dovere”
La notifica del provvedimento amministrativo ha suscitato una dura reazione da parte di Open Arms, definendolo inaccettabile e sottolineando come l’omissione di soccorso sia reato. La nave non è nuova a diatribe con l’Italia, si pensi al processo con Matteo Salvini dove è intervenuto anche Richard Gere.
“Riteniamo davvero inaccettabile dover subire un secondo fermo per aver fatto il nostro dovere, per aver cioè rispettato le convenzioni internazionali e il diritto del mare. Ricordiamo che è dovere del capitano di qualunque imbarcazione prestare soccorso a naufraghi in pericolo di vita e che l’omissione di soccorso è quella sì un reato grave punibile dalla legge.
Tutte le persone soccorse erano in condizioni di estrema vulnerabilità, provate fisicamente e psicologicamente. Tantissimi i ragazzi tra i 14 e i 16 anni soli, molto provati dal viaggio, dalle violenze subite e dal fatto di essere lontani dalle proprie famiglie.”