Una forte scossa di terremoto è stata registrata nelle acque dell’arcipelago delle isole Izu. La magnitudo è stata di 6.0 e al momento le autorità competenti hanno rilasciato l’allerta per un possibile tsunami. Incrociando i dati messi a disposizione dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia italiano (Ingv) e il servizio di monitoraggio geologico degli Stati Uniti (Usgs), l’ipocentro del sisma sarebbe a sudovest di Torishima, a 15 chilometri di profondità.
Terremoto in Giappone: allerta tsunami
L’allarme per la possibile onda anomala arriva direttamente dall’Agenzia metereologica giapponese (Jma). Le isole Izu potrebbero essere colpite da un’onda di circa un metro. Il rischio, inoltre, riguarda anche una possibile variazione dei livelli del mare per tutto il Giappone meridionale. L’arcipelago delle Izu dista ad alcune centinaia di km da Tokyo e si trovano al largo dell’Oceano Pacifico. Le autorità hanno invitato la popolazione a cercare riparo nelle prossime ore in prossimità delle alture e soprattutto di evitare la riva.
Terremoto in Giappone: i precedenti ad alta intensità
L’intera area giapponese rientra in un’area definita “earthquake epidemic zone”, che si traduce in zona ad alto rischio sismico. Una percentuale pari a circa il 10% dei terremoti che colpiscono l’area sono di intensità uguale o superiore a 6.00 sulla scala Richter.
Questo elevato rischio è dovuto alla posizione del Giappone, in prossimità dei confini delle placche tettoniche maggiori: in media l’intera isola è scossa poco meno di 5000 volte l’anno. La gran parte di questi hanno una magnitudo compresa tra 3.0 e 3.9 mentre una parte inferiore tra il 4.0 e il 4.9.
Risale all’anno scorso uno dei più violenti e registrato nella regione di Tohoku, con magnitudo 7.3 ed epicentro a circa 60 chilometri da Fukushima. Anche in quel frangente fu diramato l’allerta tsunami: nessuna vittima segnalata ma circa due milioni di abitazioni rimasero senza elettricità.
Anche il suolo italiano è scosso da diversi sismi di recente, anche se di minor intensità. È il caso della zona dei Campi Flegrei, con diversi terremoti di magnitudo 4.0 (o inferiori) che si sono susseguiti nell’arco dell’ultimo mese, costringendo le autorità a rimettere mano al già previsto piano di evacuazione, da attuare in caso di estrema necessità.