Quando parliamo di istruzione ci vengono in mente vecchi maestri elementari, da Alberto Manzi di “Non è mai troppo tardi” a don Lorenzo Milani, il prete che fece la scuola a Barbiana per i figli dei contadini.

Ma ce n’è un altro, che non ha avuto la notorietà di Manzi e Milani ma che merita di essere ricordato per la sua dedizione all’insegnamento. Si chiamava Carlo Ricci, nato a Crema nel 1838 e vissuto fino al 1892 a Campiglia Marittima in provincia di Livorno dove fece il maestro elementare. 

Un pioniere dell’istruzione pubblica nella Toscana dell’Ottocento

Non si occupò soltanto della formazione dei più piccoli ma, per stimolare la lettura negli adulti, pose le basi per la nascita della biblioteca pubblica popolare di Campiglia, della quale fu il primo bibliotecario. Il suo impegno professionale viene ricordato in un libro pubblicato dalla loggia massonica 4 novembre: “Si adoperò per la creazione di un asilo infantile, in quanto i genitori occupati nei lavori nelle campagne lasciavano la custodia dei piccoli ai figli più grandi, non permettendogli così di frequentare la scuola”. 

Nella sua battaglia contro l’analfabetismo, controllava le assenze degli scolari e nel caso, si recava dalle famiglie per valutare motivi e condizioni; lo si incontrava per le vie del paese, con una “libreria popolare circolante” fatta di testi donati dalle famiglie più abbienti, recarsi per dare lezioni gratuite agli adulti dopo il lavoro. Luminosa la sua affermazione: “se si vuole un popolo che non fallisca la via del vero, egli ha bisogno di un maestro continuo e questo maestro è il libro”. Parola di Carlo Ricci, educatore di altri tempi.

Stefano Bisi