È possibile la donazione ai figli in vita? Spesso, l’eredità è il principale causa di conflitti familiari. Colpisce la velocità con cui, a causa dell’eredità, si interrompe bruscamente la quiete familiare. La verità è che, le questioni ereditarie più semplici, possono trasformarsi in un campo di battaglia. Per questo motivo, molti scelgono di donare in vita un bene durante la propria vita per evitare divergenze future.

D’altra parte, bisogna considerare che la donazione ai figli in vita esclude alcuni beneficiari. In una fase successiva, è più facile ricostruire il valore dell’immobile oggetto del trasferimento.  Poi, c’è un altro aspetto che guarda la tracciabilità del denaro. Infatti, se la donazione di denaro ai figli avviene nel corso degli anni in forma “anonima”, senza trasferimenti tracciabili come bonifici o assegni, sarà più difficile ricostruire i movimenti di entrata e uscita del patrimonio. Analizziamo insieme diversi aspetti della donazione ai figli in vita.

Donazione ai figli in vita

L’eredità legittima spetta al coniuge, figli e genitori del defunto, se non ci sono figli. Non è possibile chiudere la partita sul patrimonio liberamente assegnando quote a chiunque, a meno che non ci sia il testamento del de cuius.

È importante notare che la quota del patrimonio va divisa per gli eredi legittimi.

Quanto costa un atto di donazione tra padre e figlio?

Donare un immobile comporta dei costi correlati al pagamento delle imposte. Le spese relativa alla donazione di una casa includono:

  • Imposta di Registro: 200 euro;
  • Imposta di bollo: 230 euro;
  • Imposta Ipotecaria: 200 euro per la prima casa, diversamente, viene applicato il 2% del valore catastale;
  • Imposta Catastale: 200 euro per la prima casa, diversamente viene applicato l’1% del valore catastale.

Come funziona la donazione in vita?

A causa della donazione del patrimonio in vita in favore di uno o più eredi, si riducono le quote disponibili. Ciò significa che alcuni beneficiari potranno godere di una quota più corposa, rispetto ai coeredi che troveranno nell’asse ereditario quote di patrimonio inferiore ridotta delle donazioni ricevuta in vita dai coeredi.

È importante considerare che se la donazione ha un valore che supera la quota legittima, la parte eccedente incide sulla quota futura disponibile. In sostanza, la donazione in vita porta in riduzione la quota disponibile del patrimonio futuro. Ciò significa che il beneficiario che ha ricevuto la donazione in vita riceverà meno rispetto ai coeredi che non hanno ottenuto alcun beneficio.

La donazione ai figli in vita riduce la disponibilità del patrimonio. Se è presente un testamento in cui vengono attribuite le quote disponibili, e alcuni eredi risultano lesi dalla donazione in vita del de cuius, possono agire per via legale per richiedere la riduzione della quota della donazione che ha causato la diminuzione dell’eredità.  

Quanto costa fare una donazione in vita?

Aliquote e franchigie sono determinate dall’Agenzia delle Entrate in base al rapporto di parentela:

  • 4% per il coniuge e i parenti in linea retta, da calcolare sul valore eccedente 1 milione di euro, per ciascun beneficiario;
  • 6% per fratelli e sorelle, da calcolare sul valore eccedente 100mila euro, per ciascun beneficiario;
  • 6% da calcolare sul valore totale (cioè senza alcuna franchigia), per gli altri parenti fino al quarto grado, affini in linea retta, affini in linea collaterale fino al terzo grado;
  • 8% da calcolare sul valore totale (cioè senza alcuna franchigia), per le altre persone.

La normativa cambia quando sono presenti eredi portatori di handicap grave. In questo caso, l’imposta si applica sulla parte del valore della quota che supera 1.500.000 euro, senza tener conto del  grado di parentela tra ibeneficiari.

Quanto può donare un genitore al figlio?

La donazione ai figli in vita è libera, non ci sono limiti. È importante considerare che se il trasferimento di denaro viene fatto nel rispetto della normativa, seguendo le regole legislative di base che portano alla motivazione del trasferimento e l’eventuale registrazione dell’atto di donazione presso l’Agenzia delle Entrate, non si ci saranno problemi con il fisco.

Ciò perché se viene superato il limite del prelievo in denaro contante dal conto corrente di otre 10.000 euro, anche con importi frazionati, la banca applica le regole antiriciclaggio e invia la segnalazione alla Unità di Informazione Finanziaria (UIF).