“A DOMANI – La scomparsa di Giacomo” è il podcast di Niccolò Agliardi prodotto da Vois che da qualche giorno si è piazzato al primo posto della classifica dei podcast più ascoltati su Spotify. Durante le 8 puntate di questo podcast (le prime tre sono già disponibili) si possono ascoltare voci di familiari, amici, giornalisti, magistrati, professionisti che sono entrati in contatto con questa storia e non sono riusciti a non rimanerne profondamente legati.
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Niccolò Agliardi, podcast “A DOMANI – La scomparsa di Giacomo”: intervista
La storia che Niccolò Agliardi ha deciso di raccontare è quella di Giacomo Sartori, 29enne, arrivato a Milano dalla provincia di Belluno la cui sparizione, nel settembre del 2021, è diventata ben presto il caso di cronaca di cui tutti i media parlano, dai giornali ai Tg fino alle trasmissioni televisive principali. Questo podcast è un viaggio attraverso l’affetto smisurato delle persone con cui questo ragazzo è cresciuto, che ne hanno amato le mille sfaccettature del suo mondo per poi lasciarci muti e atterriti davanti alla sua ultima scelta. Tag24 ha contattato telefonicamente Niccolò Agliardi per parlare di questo progetto.
TI conosciamo come cantautore, autore, scrittore, come mai hai deciso di realizzare questo podcast?
Ho deciso di farlo perché era una storia talmente complessa che non poteva essere costretta in pochi minuti di una canzone. Una storia che è come un prisma, ha tante facce da raccontare a cui devi dare la giusta importanza. Non volevo essere l’unico narratore, ma era necessario ascoltare tutte le voci per completare questo puzzle. Soltanto così sapevo che avrei fatto un giusto servizio e avrei reso onore ad un ragazzo che in qualche modo contiene una parte che tutti noi forse nascondiamo. Molti non sanno neanche di averla. Giacomo ha qualcosa di molto simile ad ognuno di noi.
All’inizio del podcast parli di coincidenze, deja vu: oltre al riferimento del pc rubato c’è altro?
La mia coincidenza è una coincidenza di incipit che avviene nel mondo reale, poi c’è un mondo mentale in cui ritrovo qualcosa di Giacomo di molto potente che elaboro con gli strumenti che ho. La sensazione è che gli strumenti che possiedo mi hanno permesso di fare scelte diverse da quelle di Giacomo, ovviamente. Per me Giacomo identifica la nostra parte più fragile.
Sicuramente un lavoro duro per reperire testimonianze e documenti: hai mai pensato di mollare il progetto?
Sì, a novembre dell’anno scorso dopo aver incontrato il magistrato che seguiva le indagini. In quel momento ho avuto la sensazione di essere andato incontro ad una cosa più grande delle mie capacità e del mio essere solo un osservatore, un ascoltatore di questa storia. Però avrei lasciato una cosa a metà di importante. Non mi piace lasciare le cose a metà. Certo, se sto leggendo un libro bruttino non ho problemi a lasciare la lettura. In questo caso percepisco la profonda importanza del progetto e lasciarlo mi avrebbe dato un grande senso di sconfitta.
Ti aspettavi di essere il podcast più ascoltato su Spotify?
Nella maniera più assoluta no. Ho lavorato in una maniera così completa con le persone che hanno fatto parte di questo racconto che sapere che il podcast sta funzionando grazie alla cosa più antica del mondo, ossia il racconto tra le persone che si vogliono bene quindi il passaparola, è fondamentale. A me importa che chi ascolta questa storia consigli l’ascolto alle persone care, perché può fare bene. Il risultato è certamente eclatante e inaspettato, ma quello che è più importante è perché le persone lo stanno ascoltando.
Secondo te c’entra anche un po’ il fatto che i fatti di cronaca, come dici tu stesso, diventano virali, fanno subito notizia?
In realtà è il contrario, perché il fatto di cronaca è avvenuto due anni fa ed è già stato virale. Questo podcast sta funzionando perché c’è esattamente un’altra faccia che è quella dell’indagine sentimentale, una indagine umana. Vince questo, la cronaca è soltanto un pretesto.
Oltre alla tecnologia un altro tema principale è quello della solitudine: che messaggio vuoi dare con questo podcast?
Non credo di essere un portatore di messaggi. Se questo podcast ha un valore, secondo me è un valore di richiesta di dedicare agli altri qualche minuto in più, di essere un po’ gentili, di ascoltare le storie degli altri. Di essere un po’ più empatici.
Pensi di fare altri podcast oppure questo resterà un progetto unico?
Dipende sempre dalla storia che io posso incontrare. Se incontro una storia che sento valga la pesa raccontare e magari vedo qualcosa che si avvicina a me, perché no? Si tratta di un modo che mi ha messo in contatto con delle parti di me che non conoscevo e mi sono ritrovato capace di fare questa cosa.
Come nasce la collaborazione con Vois?
Nasce dal fatto che sono persone a cui ho raccontato questo progetto e hanno fatto poche domande editoriali perché ne hanno compreso il valore umano. Sono persone per bene che antepongono agli esseri umani ai numeri.
Quindi è escluso che la storia di Giacomo possa finire anche in un tuo brano?
Lo escludo.
Ph. Pietro Baroni